CONTRO
I PARASSITI DELLA PARMALAT
CON
I LAVORATORI AUTOFERROTRANVIERI IN LOTTA
Il
gruppo multinazionale Parmalat ha accumulato un debito di oltre 25 mila milioni
di euro, l'equivalente di una stangata finanziaria. La stessa stampa borghese ci
riferisce che la proprietà e la dirigenza oltre a sfruttare i 36.000 lavoratori
del gruppo e quelli dell'indotto puntavano a moltiplicare i profitti con le
speculazioni finanziarie e la borsa, profitti che poi venivano nascosti in conti
personali. I padroni e la dirigenza di Parmalat si sono avvalsi di coperture nel
mondo politico, delle associazioni imprenditoriali, delle istituzioni statali e
degli "organi di controllo". In questo quadro le banche hanno svolto
un ruolo centrale nel drenare risorse dai piccoli risparmiatori, piazzando nel
mercato le obbligazioni e presentando positivamente il gruppo. Sono le stesse
banche che pretendono di completare lo smantellamento della previdenza generale
e utilizzare a proprio profitto i fondi pensione e il trattamento di fine
rapporto (TFR) dei lavoratori, con il rischio di rimanere senza pensione, come i
falegnami dell'Alaska che hanno visto sparire i propri contributi pensionistici
nelle obbligazioni del gruppo Parmalat.
Il
centrosinistra sostiene la Banca d'Italia e di conseguenza i banchieri.
Il
centrodestra, dopo aver legalizzato il falso in bilancio, si candida a cavalcare
gli interessi della piccola borghesia contro i lavoratori.
La
vicenda Parmalat, di Cirio, della Fiat, della francese Vivendi, delle americane
Worldcom ed Enron esprimono la natura parassitaria ed antioperaia del sistema
capitalistico, che per il profitto non esclude nemmeno la guerra, come in Iraq.
E
tutti questi signori gridano allo scandalo per lo sciopero ad oltranza dei
lavoratori dei trasporti urbani. Ma il vero scandalo sta: nel mancato
adeguamento salariale, contrattato e dovuto da due anni, da parte delle aziende
dei trasporti; nella firma apposta dai burocrati sindacali di Cgil, Cisl, Uil,
Cisal e Ugl a un contratto bidone taglia salari, in nome degli interessi di
aziende spesso governati da burocrati di provenienza sindacale e privatizzate da
giunte anche di centrosinistra e Prc; nella
mancata consultazione dei lavoratori; nell'isolamento dei metalmeccanici e della
Fiom-Cgil nella lotta per il contratto.
Progetto comunista chiede: alla Filt-Cgil di ritirare la firma e
rompere con una pratica sindacale, nazionale e locale, concertativa; sostiene:
l'autorganizzazione antiburocratica degli autoferrotranvieri, l'elezione dei
delegati e il loro coordinamento.
I
fatti dimostrano la necessità, anche per conquiste parziali, dello sciopero ad
oltranza, ma anche l'urgenza di unificare le vertenze, dei diversi comparti del
lavoro salariato, in una vertenza generale unificante, sostenuta dallo sciopero
generale prolungato.
La
necessità di avanzare la richiesta, nel corso della lotta, dell'apertura dei
libri contabili, della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo
operaio di aziende come la Parmalat.
Via
il governo dei padroni!
Per
un governo dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati!