I
mozione (Bertinotti)
Al
governo nel capitalismo: senza se e senza ma
di
Francesco Ricci
Proviamo
a enucleare le parti salienti della prima mozione.
Belle
premesse e grandi promesse...
Fin
dal titolo ("L'alternativa di società") la prima mozione sembra
indicare un orizzonte nobile. Anche nel testo le dichiarazioni roboanti non sono
risparmiate: "(...) uscire a sinistra (...) dal fallimento e dall'impotenza
strategica del riformismo" (Premessa); "(...) è attuale il tema della
trasformazione della società capitalistica", che ripropone
"l'alternativa 'socialismo o barbarie'" (tesi 1).
Così
pure (in implicita difesa dalla critica "movimentista" di Erre) si
ribadisce l'enunciato del V congresso: "(...) situare il baricentro (...)
nel conflitto sociale e nei movimenti anziché nelle istituzioni" (tesi 9).
...
ma poi arriva Prodi
D'altra
parte, come insegnava qualcuno, le "frasi scarlatte" non si pagano a
peso e non è quindi il caso di fare economia; anche se un briciolo di coerenza
non guasterebbe.
E'
possibile parlare di "impotenza strategica del riformismo" e poi
proporre "una grande riforma" -fatta peraltro con gli artefici delle
controriforme degli anni Novanta?
Si
può parlare di "baricentro nei movimenti anziché nelle istituzioni" proprio
quando ci si prepara a lasciare i movimenti per entrare con qualche ministro
e sottosegretario a Palazzo Chigi?
E
che senso ha rilanciare lo slogan "socialismo o barbarie" -utilizzato
specialmente da Rosa Luxemburg per sostenere l'opposizione inconciliabile dei
comunisti a ogni governo nella società borghese (inclusi governi "di
sinistra" come quello che la fece assassinare nel 1918)- proprio quando
si vuole sostenere la necessità di una partecipazione del Prc al prossimo
governo Prodi, cioè a un governo imperialista, cioè a un governo della
"barbarie" capitalista?
No
al potere dei lavoratori... Sì al potere della borghesia
"(...)
il governo non è una scelta di valore ma una variabile dipendente della fase.
Il governo, cioè, non è l'obiettivo o lo sbocco della politica di alternativa
ma può essere un passaggio necessario."
L'asserzione
mira a relativizzare l'ingresso al governo, a rassicurare i militanti sul fatto
che alla fin fine si tratta solo di un "passaggio necessario" -che
preparerà un giorno l'alternativa vera e propria: uno sciroppo maleodorante che
però fa bene ai bronchi.
Alcune
frasi nelle tesi precedenti, con pochi sapienti tratti di matita definiscono il
paesaggio stilizzato in cui verrà calato all'improvviso il governo. Si tratta
una manciata di vocaboli che danno per assodata la revisione del marxismo
tracciata superficialmente in alcuni dibattiti estivi e nelle note interviste
agostane del Segretario.
Alla
tesi 6, con l'aria di prendersela con lo stalinismo, si liquida la prospettiva
del potere operaio, ridotta al "nucleo duro che ha determinato
quell'esito" [lo stalinismo, n.d.r.]. Il riferimento implicito è alla
"conquista del potere" per via rivoluzionaria (cioè alla violenta
espropriazione degli espropriatori) che è stato posto alle fondamenta dei
partiti comunisti del Novecento da quei dirigenti (Lenin, ecc.) dichiarati morti
"e non solo fisicamente" nella nota intervista al Manifesto del
Segretario.
La
prospettiva del potere operaio è già stata rimpiazzata nella tesi 10 da quella
della "democrazia": o senza aggettivi o "partecipata". Così
quando si arriva alla tesi 11, avendo già rimosso il senso marxista della
"alternativa" (l'unico senso possibile: quello di alternativa al
potere e alla società borghese) si può facilmente infilare una "necessità
di dare vita a una alternativa programmatica di governo", da concordare
nella Gad, con Prodi, Amato e Mastella (se quest'ultimo non sarà passato nel
frattempo a Berlusconi).
Riformare
il capitalismo (irriformabile) insieme ai liberali (controriformatori)
La
sedicente "alternativa" di governo con i liberali si baserebbe (tesi
12) su "riforme di rottura col ciclo neoliberista". Cosicché, bastano
un paio di giri di frase (potenza della sintassi!) per ritrovarsi insieme a
Prodi e alla sua corte di banchieri ad aprire "la strada ad un'innovazione
del modello generale di organizzazione della società" (sperando che i
banchieri non facciano confusione con... le società per azioni, le uniche di
cui tradizionalmente si occupano).
Le
coordinate del programma restano -inevitabilmente- abbastanza vaghe:
"valorizzazione del lavoro", "redistribuzione del reddito",
"diritti individuali e collettivi" e non ci si spinge oltre
l'invocazione di "un nuovo intervento pubblico" (che dovrebbe essere
operato da Romano Prodi, già artefice delle più grandi privatizzazioni europee
degli ultimi vent'anni...).
Le
parole al potere
Nella
tesi
Che
altro aggiungere a proposito di questa mozione? Si tratta di un buon testo, che
ha il pregio di essere sintetico e ben scritto. Se le cose di questo mondo
fossero governate dalle parole, agli autori andrebbe riconosciuto di diritto il
ruolo di governatori del mondo (non solo qualche spelacchiata poltrona tra D'Alema
e Treu).