VI CONGRESSO PRC: INTERVENTI NELLA TRIBUNA; ALCUNE PRIME INFORMAZIONI SULL'ANDAMENTO DEI CONGRESSI

 

Potete leggere qui sotto i più recenti interventi pubblicati nella tribuna congressuale di Liberazione a sostegno della mozione 3 ("Per un progetto comunista").

 
Molti compagni ci hanno scritto per conoscere i primi risultati dei congressi di circolo. In realtà è ancora troppo presto per iniziare a fare delle valutazioni in quanto i dati disponibili si riferiscono a un paio di migliaia di votanti nei congressi di circolo e concentrati in alcune zone; quindi è preferibile aspettare ancora qualche giorno prima di iniziare a fare valutazioni.
 D'altra parte non possiamo nascondere che questi primi dati sono davvero incoraggianti: sia in termini quantitativi che qualitativi. Sui numeri ragioneremo nei prossimi giorni, sulla qualità possiamo già dire: basti leggere qui sotto l'intervento del segretario del circolo della Fiat di Melfi che dichiara il sostegno al nostro documento; basti dire che nel circolo di fabbrica della Fincantieri di Genova il documento Bertinotti prende 1 voto, il nostro 15 e le altre mozioni 0.
 
Stiamo riuscendo positivamente a presentare la nostra mozione in tutti i circoli: e anche dove non avevamo precedentemente sostenitori, raccogliamo l'adesione e il voto di nuovi compagni: a conferma del fatto che la battaglia che stiamo facendo dà i suoi frutti. Talvolta riusciamo a convincere non solo compagni incerti o provenienti da altre aree ma persino compagni che si erano già decisamente schierati a sostegno di altri documenti: fino al caso di Cagliari, dove il rappresentante nella commissione congressuale per il documento di Falcemartello nonché firmatario nazionale della V mozione, il compagno Andrea Sanna (anche a partire da una riflessione sulla campagna di piccole calunnie contro di noi, che quest'area privilegia a un confronto politico e che sta facendo in molte zone d'Italia nella speranza di essere notata da qualcuno) ha scritto un testo con cui spiega i motivi che lo spingono addirittura a dimettersi dalla commissione per sostenere la nostra mozione.
 
Nei prossimi giorni vi daremo nuovi aggiornamenti sull'andamento dei congressi e le prime cifre e una prima valutazione politica sul dibattito nei congressi. Per adesso ringraziamo tutti i compagni e le compagne che non stanno risparmiando le loro energie in questa importante battaglia politica. Gli argomenti contro la scelta governista della maggioranza bertinottiana non mancano certo e ci vengono forniti anche quotidianamente dalla lettura dei giornali (si pensi alle recenti dichiarazioni di Fassino e Prodi che rivendicano l'uso di pace... delle guerre; o le dichiarazioni di Rutelli contro "l'egualitarismo").
 
Al di là della sproporzione di mezzi e funzionari che la maggioranza e la mozione II (l'Ernesto) hanno messo in campo, alcuni fatti... hanno la testa dura e, perlomeno nei congressi in cui non ci si limita alla conta dei voti ma si dibatte, abbiamo argomenti da far valere: tanto contro la maggioranza quanto contro le teorie delle sue varianti "critiche" (l'Ernesto ed Erre).
 
Dunque, avanti così!
 
 
Francesco Ricci
 

 

O alternativa coi lavoratori o alternanza con Prodi-Montezemolo

 

L’entrata nella GAD e la prospettiva di un accordo programmatico con ministri in un futuro governo Prodi sarebbe per il PRC l’accettazione di un orizzonte di riforma in senso antiliberista della società capitalistica, come unica possibile scelta “realistica” per l’oggi. Il secondo ed il quarto documento pur contrapponendosi “criticamente” alle tesi del segretario, mi sembra si pongano con diverse sfaccettature sulla stessa prospettiva, sempre nel nome di un sano realismo.

Immaginare una soluzione riformistica complessiva, che sia ad un tempo compatibile col capitalismo e di carattere progressivo, significa nelle condizioni di oggi perseguire un’utopia. Le esperienze concrete dei governi Prodi I, Jospin, e oggi Lula hanno dimostrato che quel programma di riforme possibili si è capovolto in una politica controriformatrice e in una pesante corresponsabilizzazione dei comunisti alle politiche liberiste del capitale.

L'impostazione programmatica dell'intervento di classe va allora esattamente rovesciata. Il PRC non può assumere come proprio orizzonte i cosiddetti obiettivi "tangibili e possibili", deve invece costruire la propria politica nella consapevolezza che nessun obiettivo di progresso sociale può essere raggiunto e consolidato senza mettere in discussione i rapporti di proprietà e di potere.

Ciò non significa rinunciare alle rivendicazioni immediate ed elementari, si tratta piuttosto di spiegare, sulla base dell'esperienza pratica dei lavoratori e dei movimenti, che ogni riforma, ogni eventuale conquista parziale, ogni eventuale difesa di vecchie conquiste può realizzarsi solo come sottoprodotto di uno scontro generale con la società capitalistica, le sue leggi di proprietà, i suoi governi di centrodestra o di centrosinistra. E che solo la rottura dei rapporti capitalistici, solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro forza organizzata, può dischiudere una reale alternativa di società.

E' necessario individuare su ogni terreno un sistema di rivendicazioni e proposte (un programma transitorio) che da un lato si raccordi alla specifica concretezza dello scontro di classe e sul quale possano mobilitarsi i lavoratori; e dall'altro prefiguri la necessità di uno sbocco anticapitalistico complessivo, fuori da ogni illusione riformistica. Che è cosa ben diversa da “paletti” da conficcare in un programma ulivista (come propongono L’Ernesto ed Erre).

Si deve proporre al movimento operaio e a tutti i movimenti di lotta, di mobilitarsi intorno ad una piattaforma che contempli cancellazione delle controriforme del governo Berlusconi insieme a quelle varate dai precedenti governi di centrosinistra, che richieda una forte dislocazione di risorse sul versante della spesa sociale a fronte della compressione dei salari e dei servizi, l’aumento di salari e pensioni, la garanzia di un vero salario sociale ai disoccupati, il rifinanziamento dei servizi pubblici in primo luogo scuola e sanità, attraverso la tassazione dei profitti e delle rendite, il taglio degli aiuti pubblici alle imprese, a scuola e sanità private. Allo stesso modo è centrale porre la questione della proprietà privata con la rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio e popolare dei servizi privatizzati, delle aziende che licenziano e/o delocalizzano, che inquinano o che producono armi (per una loro riconversione), che speculano e truffano i consumatori.

Un programma per l’alternativa o è anticapitalistico o non è, e deve quindi essere incompatibile con qualsiasi compromesso di governo con la borghesia e con il suo blocco sociale di riferimento. Può rappresentare lo strumento di unificazione per costruire un fronte anticapitalistico del movimento operaio e di tutti i movimenti, in piena autonomia dalla borghesia, capace di liberare il potenziale di lotta manifestato in questi anni per cacciare oggi il governo Berlusconi e per costruire all’opposizione di qualsiasi governo borghese, una vera alternativa di società e di potere.

 

Maria Pia Gigli

(Comitato Politico Nazionale)

 

 


Altro che “paletti programmatici”: il centrosinistra rappresenta il programma di un’altra classe

 

 

Oggetto vero del nostro dibattito è senza dubbio la questione del governo e delle alleanze.

Interventi precedenti in questa tribuna hanno evidenziato le ragioni che, a partire da un bilancio critico, dovrebbero condurre il partito ad una scelta diametralmente opposta a quella della collaborazione col centrosinistra, che conduca piuttosto a una ricollocazione forte centrata sull’opposizione di classe anticapitalistica in Italia e in Europa. Se qualcuno, tuttavia, considera il bilancio cosa vecchia, perché il mondo sarebbe cambiato e i movimenti avrebbero "pervaso" il centrosinistra modificandolo, allora bisogna proprio guardare nell’attualità per scovare che tutto ciò non è vero.

Prendiamo il caso della regione Sardegna e del suo Presidente, il signor Soru. Uomo tra i più ricchi in Europa, ha incarnato nella sua persona la migliore interpretazione dello sfruttamento regalatogli dalla Legge 30, e il miglior servizio antisindacale degli ultimi tempi nella organizzazione dei suoi Call Center. Non a caso proprio in questi giorni la Cgil ha dichiarato lo stato di agitazione a Tiscali con minaccia di sciopero per l’impossibilità di avviare un dialogo con Soru sulla "umanizzazione" dei turni di lavoro. Soru ha deciso, guarda caso, di entrare in politica all’indomani della perdita di più del 40% del suo pacchetto azionario. Soru fu eletto col sostegno di tutto il centrosinistra, del sindacalismo confederale, di settori di movimento e anche del Prc (che lo salutò come "candidato di svolta") sotto il vessillo della "sconfitta del centrodestra". Adesso, a pochi mesi dalla sua vittoria, il peso della rappresentanza di classe del signor Tiscali e dei partiti del centrosinistra si fa molto evidente. Scrivo questo contributo all’indomani del voto contrario al rifinanziamento del Piano straordinario per il Lavoro, Legge voluta e scritta dal Prc nel passato. Un no venuto con un voto unanime in Giunta, dove siede un assessore, quello al lavoro, del nostro partito... Un no con un voto a maggioranza in Consiglio regionale che ha visto l’unità di tutte le forze del centrosinistra contro il rifinanziamento del Piano.

Avevamo detto nel passato che avremmo fatto i conti nel futuro sulla scelta del sostegno del capo della borghesia sarda, e ora ne abbiamo ampia dimostrazione. A partire dal DPEF regionale, in cui sono stati previsti i maggiori tagli agli assessorati degli ultimi dieci anni -compresi i settori più importanti di garanzia per i più deboli. Tra l’altro con un documento in larga parte copiato dal precedente presentato dal centrodestra: comprensivo di una relazione finale identica. Che dire poi della vittoria ai bandi istituiti per l’ammodernamento dei portali informatici della Regione vinti proprio da Tiscali, con piccoli appalti, ma che conducono a grandi cifre finali?; o della scelta di procedere al "risparmio" che conduce l’assessore alla Sanità a chiudere i piccoli nosocomi locali in favore delle grandi strutture e nello stesso tempo a chiamare a dirigere le Asl sarde i suoi amici venuti dalle altre regioni?

Le dinamiche politiche che hanno accompagnato l’attuale giunta sarda non sono riferibili ai limiti caratteriali o a particolari attitudini personali, ma all’insieme degli interessi di classe della borghesia sarda che ora convergono, perché maggiormente garanti, nell’appoggio incondizionato del centrosinistra sardo (come succede, sul piano nazionale, con Romano Prodi).

Non si tratta dunque, a differenza di quanto sostiene l'area dell'Ernesto -i cui dirigenti sostennero con entusiasmo l'alleanza con Soru- di una questione di paletti programmatici. E' una questione di interessi di classe che si rappresentano. Noi e il centrosinistra: noi dovremmo rappresentare il proletariato, il Movimento Operaio; loro la borghesia. Per questo lo scopo di questo congresso dovrebbe essere quello di elaborare un programma per intervenire nelle lotte e costruire dall'opposizione ai governi dell'alternanza i rapporti di forza per una alternativa di società, quella vera.

 

Luca Belà

 

 


 

Per l’alternativa anticapitalistica e rivoluzionaria

 

“Un’offensiva sul fronte delle liberalizzazioni” e “una maggiore apertura del mercato”: questo è il biglietto da visita che la Gad esibisce a Montezemolo e alla borghesia italiana in vista della prossima legislatura. Nessun cambio di rotta è percepibile nelle politiche dell’Ulivo e la cosa non ci stupisce: maggioranza Ds e Margherita si confermano rappresentanti privilegiati del grande capitale italiano, col progetto, neanche tanto velato, di contribuire -nel quadro del rilancio di un polo imperialista europeo- alla ripresa su larga scala delle politiche concertative.

Lo stesso leitmotiv ritroviamo negli ambiti che più da vicino riguardano l’intervento dei Giovani Comunisti, come la scuola: Rutelli si lancia in sperticati elogi alla scuola privata di stampo confessionale e rivendica per essa “maggiori finanziamenti pubblici”; Bersani (Ds) ricorda che nel sistema dell’istruzione pubblica “il privato può e deve dare il suo apporto”; D’Alema ci spiega che un futuro governo di centrosinistra non metterà in discussione gli assi portanti della controriforma Moratti. Sono parole che ci dicono con chiarezza che il centrosinistra si pone in continuità con le politiche del passato.

Sono stati proprio i governi di centrosinistra ad avviare i processi di smantellamento, disarticolazione e aziendalizzazione dell’istruzione che oggi la Moratti sta portando a compimento. Per fare un solo esempio, nel ’99, in pieno governo D’Alema, la scuola pubblica ha conosciuto uno dei momenti più bui, con le leggi di Parità e Autonomia Scolastica che hanno dato il via ai finanziamenti pubblici alle scuole private e all’ingerenza delle imprese nella gestione dei programmi didattici. Non solo: a livello locale, come nella regione Emilia Romagna e in molti comuni e province, il centrosinistra si fa promotore di leggi che ricalcano i principi cardine della controriforma Moratti.

Lo stesso si può dire in relazione alla precarizzazione del lavoro, che riguarda da vicino la vita di tanti giovani. Non solo sono stati proprio i precedenti governi di centrosinistra, col famigerato Pacchetto Treu (votato anche dal Prc), a introdurre il lavoro precario e interinale, ma soprattutto anche qui non è percepibile alcun ripensamento da parte dei liberali dell’Ulivo: nessuno parla di abolizione della Legge 30, al massimo si propone qualche “accorgimento”.

Come Giovani Comunisti/e impegnati/e nelle lotte studentesche e nelle mobilitazioni che hanno visto scendere in piazza le nuove generazioni crediamo sia necessario opporsi con nettezza alla prospettiva -devastante per le sorti delle nostre lotte e della nostra struttura giovanile- dell’entrata in un nuovo governo Prodi. Per questo sosterremo il 3° documento, che consideriamo l’unico realmente alternativo alla linea di maggioranza, consapevoli del fatto che maggioranza Ds e Margherita rappresentano la controparte delle nostre lotte. Un nuovo governo di centrosinistra sarebbe il governo della 7° potenza imperialista del mondo: affermare che in quell’esecutivo è possibile entrare “ponendo qualche paletto” (come sostengono i compagni del 2° doc) o proporre di appoggiarlo per “abrogare la riforma Moratti” (come dicono i compagni del 4° doc) significa mistificare la realtà della natura di classe di quello stesso governo. Per contrastare l'annunciata dissoluzione del Prc come forza di opposizione, per impedire che i Gc e il Prc diventino i complici degli attacchi padronali alla scuola pubblica e ai giovani lavoratori, occorre lavorare per una reale alternativa. Che o è rivoluzionaria e anticapitalista, o non è.

 

ROBERTO CIVINELLI (coord.re GC Cesena), NICOLA IOZZO (coord.re Vibo V.), LEREC LIVERANI (coord.re Forlì), ALESSANDRO MAZZOLINI (coord.re Cremona), WILLIAM SANNA (coord.re Cagliari), FRANCESCA TRIVERI (coord.ce Imperia), ALBERTO FACCINI (coord. reg. Abruzzo), NICOLA FILANNINO (coord. reg. Puglia), DAVIDE PERSICO (coord. reg. Lazio), TIZIANO LATINI (coll. Univer. Roma), VITTORIO SACCO (Circ. Univer. Cosenza).

Seguono 194 firme di Giovani/e Comunisti/e

Per sottoscrivere l’appello scrivere a giovani@progettocomunista.it

 

 


 

Melfi: o con gli operai, o con i padroni amici di Prodi

 

In un momento in cui la situazione richiede chiare scelte di classe il nostro partito si muove in un’orizzonte governista. La grande alleanza democratica, la deriva moderata del PRC, la costante ricerca dell’unità di governo a tutti i costi (vedi gli accordi in tutte le regioni) rischia di lasciare il paese privo di un’opposizione politica di classe sottraendo alla classe operaia un riferimento certo e liquidando un patrimonio di attese che verso di noi si è rivolto negli ultimi anni.

Nelle lotte che abbiamo condotto in Basilicata da Scanzano a Melfi, soprattutto durante i 21 giorni davanti ai cancelli della Fiat, il nostro partito è stato a fianco degli operai, conquistando simpatie e aspettative che adesso non possiamo deludere. Proprio queste lotte ci hanno convinto una volta di più della necessità di un’opposizione comunista in Italia. La domanda che ci poniamo è molto semplice: per quali ragioni il nostro partito dovrebbe entrare in un governo Prodi? Per quali ragioni noi lavoratori dovremmo da un lato lottare contro Montezemolo e poi sostenere lo stesso governo che lui sostiene? Noi crediamo che questa alleanza col centro dell’Ulivo sia un’alleanza innaturale tra rappresentanze del mondo del lavoro e rappresentanze del blocco dominante.

Come possono i comunisti da un lato sostenere l’opposizione sociale alla Confindustria e dall’altro accordarsi con uno schieramento che è espressione della stessa? E’ davvero paradossale invocare la costruzione di un nuovo movimento operaio e poi stringere accordi di governo con i bersagli diretti dei lavoratori.

Compagni, la demagogia e l’agitazione fine a se stessa non fanno bene a un partito che voglia dirsi comunista e che intende radicarsi nella coscienza delle grandi masse. Entrare organicamente nel governo Prodi-Montezemolo (o sostenerlo dall’esterno come propongono il 2° e il 4° documento), sarebbe un colpo durissimo al movimento di massa sviluppatosi in Italia negli ultimi anni, un movimento che ha espresso potenzialità radicali che non vanno disperse.

Torniamo alla lotta di Melfi. Quella lotta ha dimostrato che si può vincere la rassegnazione e la sfiducia. Che è possibile superare la tradizione degli scioperi simbolici e frammentati che non portano risultati e affrontare invece una mobilitazione prolungata, una vera prova di forza, capace di sconfiggere la resistenza del padrone. Se questo è stato possibile in una fabbrica con una classe operaia giovane e priva di esperienza dove tutti lo ritenevano impossibile, perché non pensare ad uno sciopero generale prolungato di tutto il mondo del lavoro, su una piattaforma unitaria di lotta, che punti davvero a piegare il padronato e cacciare Berlusconi? Ma non si può avanzare questa proposta di opposizione vera e di massa che rompa la concertazione se parallelamente puntiamo a un governo con Prodi basato sulla concertazione.

Compagni, gli orientamenti e le scelte del PRC non riguardano solo il partito ma l’intero movimento operaio di questo paese. In concreto o si lavora per un progetto anticapitalista che miri strategicamente a un’alternativa di potere dei lavoratori, oppure si lavora per candidarsi a gestire la modernizzazione capitalista del centrosinistra.

Per questo consideriamo la Terza mozione (Per un progetto comunista) l’unica mozione chiara e coerente.

 

Tonino D’Andrea (Segretario PRC Circolo Sata Fiat Melfi)

Biagio Stabile (CPF Potenza)