Elezioni amministrative

L'esperienza fallimentare della giunta di collaborazione di classe di Venezia

 

di Antonino Marceca

 

Nella base del partito, nel senso comune largo della sinistra, l'esperienza della partecipazione del Prc al governo del Comune di Venezia è generalmente considerata come sostanzialmente positiva, grazie anche alla reticente informazione data dalla stampa di sinistra, Il Manifesto e Liberazione.

La giunta di Venezia costituisce un esempio tra i primi nel nostro Paese di sperimentazione a livello locale della sinistra alternativa, questa, in alleanza con la sinistra riformista e con il centro borghese, esprime il sindaco Costa, ex ministro nel Governo Prodi ed esponente della Margherita. Con questo intento alle elezioni amministrative della primavera del 2000 nasceva a Venezia il "polo rosso-verde",  una lista elettorale che comprendeva i Verdi (centri sociali del nord est), i cattolici progressisti e il Prc.

Il "polo rosso-verde veneziano", fin dalla sua costituzione, è stato pensato, dalla maggioranza dirigente del Prc, nella prospettiva della costruzione della "sinistra alternativa", in alternativa alla costruzione di un polo di classe e comunista. Politica sostenuta dallo stesso segretario Bertinotti in interventi pubblici, nel Partito come sulla stampa, sottolineando, di volta in volta, la "capacità di interloquire con le forze della sinistra critica", la "capacita di condizionamento delle scelte della maggioranza di governo locale", l'"efficacia della contaminazione tra partito e movimenti".

Nel corso dell'esperienza amministrativa non è mancata anche una certa ricorrente teatralità da partito "di lotta e di governo" con minacce, puntualmente mai realizzate, rivolte al sindaco di ritirare la fiducia, in particolare nei momenti di serio imbarazzo di fronte all'opinione pubblica per le scelte fatte dall'Amministrazione comunale.

Per parte nostra rileviamo che "momenti imbarazzanti" c'è ne sono stati parecchi nella legislatura in corso. Ma prima di esporre sinteticamente le vicende di giunta è bene sapere che Venezia è una delle città d'Italia che riceve una notevole quantità di finanziamenti regionali, statali e dalla Unione Europea, finanziamenti legati alla particolare condizione storico urbanistica della città. 

Il primo maggio del 2000, mentre i lavoratori festeggiavano un giorno di lotta contro il lavoro salariato, il sindaco Costa entrava nel Palazzo del Comune per iniziare a "lavorare" sotto il segno della "continuità e innovazione" rispetto alla precedente giunta Cacciari.

Il sindaco sceglie come primo elemento di innovazione la "collegialità di giunta" per ripartire le responsabilità tra i partiti della maggioranza (Prc, Verdi, Pdci, Ds, Margherita, Sdi) e soprattutto rispettare il programma concordato.

Tra i primi atti la nomina dei "consulenti", lo staff del sindaco, più di venti membri rappresentativi di tutte le "sensibilità" della maggioranza e pagati profumatamente dentro un quadro che vede aumentata l'incidenza del personale precario tra i dipendenti comunali come conseguenza dell'assunzione di lavoratori a contratto, a tempo determinato e a collaborazione continuativa e coordinata (Co.Co.Co), mentre si assiste ad una riduzione assoluta del numero di dipendenti comunali sia per mancato turn over sia per il passaggio ad altre aziende  come conseguenza della privatizzazione/esternalizzazione dei servizi, in parte appaltati anche a cooperative nel segno del massimo ribasso delle condizioni salariali e dei diritti dei lavoratori. Una situazione che rende precario il lavoro e conseguentemente i servizi resi ai cittadini.

Nel Comune, in questi anni, il processo di privatizzazione dei servizi, di smantellamento del patrimonio pubblico procede con andatura galoppante, come a smentire nei fatti gli stessi documenti sottoscritti dalla maggioranza del Partito sul "non negoziabile dissenso nei confronti di tutte le forme di privatizzazione" come riferisce Liberazione sulla riunione del 10 e 11 gennaio 2003 tra la segreteria, le segreterie regionali, i segretari regionali e di federazione provinciali.

L'elenco delle nuove società è lungo, necessariamente incompleto e frammentario in quanto i dati li ricaviamo dalla pubblicazioni borghesi non essendo mai stati informati gli organismi dirigenti del partito e ancor meno i militanti delle decisioni che gli assessori e i consiglieri del Prc prendono in sede di Giunta o di Consiglio comunale.

Le principali S.p.A. che investono i servizi pubblici privatizzate sono:

L'Actv, azienda dei trasporti con circa 2874 dipendenti che dovrebbero essere frammentati e divisi in sei Unità di Rete, da collocare sul mercato, come proposto  dalla Provincia (nella cui Giunta è presente anche il Prc), indebolendo il potere contrattuale di uno dei settori più combattivi dei lavoratori dei servizi nel veneziano.

La Vesta, una Holding dei servizi che gestisce l'acquedotto, l'igiene urbana, le fognature, i cimiteri, la distribuzione del gas ed entro il 2005 dovrebbe distribuire anche l'energia elettrica, con circa 1115 dipendenti; una delle prime iniziative del direttore di Vesta per l'anno che si apre è la proposta di aumentare le tariffe di acqua e rifiuti per ripianare il disavanzo di 6 milioni di euro della società (come dire... intanto socializziamo le perdite).

L'Ames, farmacie comunali, con circa 57 dipendenti, nello scorso mese di novembre la Giunta comunale di Venezia ha deciso di vendere ai privati il 40% delle quote azionarie delle Farmacie comunali, con estensione futura al 49%, venendo incontro alle aspettative delle multinazionali farmaceutiche che, tra l'altro, stanno acquisendo pacchetti azionari di farmacie in varie città italiane per imporre la vendita dei loro prodotti in regime di monopolio, tale processo infatti si inserisce nel quadro più generale di privatizzazione della sanità, con il passaggio di molti farmaci a totale carico dei cittadini. Questa privatizzazione colpisce gli interessi dei lavoratori dei servizi privatizzati e delle masse popolari, per il conseguente aumento dei prezzi dei farmaci; i consiglieri del Prc nel Consiglio comunale del 18 novembre scorso sono stati determinanti nella approvazione della delibera sulla privatizzazione delle Farmacie comunali, passata infatti per un voto. In questo le giunte di centrosinistra e Prc non si differenziano da quelle governate dal centrodestra, come nel caso del Comune di Padova, che sta anch'esso privatizzando le Farmacie comunali.

La vicenda di Abitare Venezia S.p.A. ha investito negativamente l'immagine del Prc di fronte alle masse popolari: si tratta di una vicenda che mette in luce il grado di opportunismo che investe il quadro dirigente del Partito nel capoluogo, eccone sommariamente descritti i fatti. Nel mese di giugno del 2001 si verificava la staffetta, per il posto di assessore in quota Prc, tra l'assessore Santillo (alla casa) e il neo assessore Cacciari (ambiente e pace), mentre quest'ultimo si dimetteva da segretario regionale del Prc per assumere l'ambito incarico, l'ex assessore doveva essere consolato con la nomina a direttore generale della suddetta azienda, un'azienda che prevede la privatizzazione del patrimonio abitativo del Comune, transitoriamente l'ex assessore alla casa assumeva l'incarico di presidente della Ma.Gest immobiliare S.p.A., società interessata all'operazione di costituzione di Abitare Venezia S.p.A., un vero e proprio conflitto di interessi, operazione che portava, in quanto in forte dissenso, alle dimissioni di un consigliere comunale del Prc dal gruppo e il conseguente passaggio dello stesso al gruppo misto pur continuando a sostenere la maggioranza di Giunta. Il difficile parto di Abitare Venezia S.p.A. non è ad oggi concluso per scontri nella maggioranza. Infine l'Asm con circa 57 dipendenti.

Oltre alle attività di servizi sono stati privatizzati le seguenti attività produttive e strumentali: Casinò S.p.A., Insula S.p.A., Edilvenezia S.p.A., Arti S.p.A., Venis S.p.A., Venezia Spiagge S.p.A., La immobiliare veneziana S.p.A., Venice Cards S.p.A, Eventi e Congressi S.p.A., Alata S.p.A.

Ad aggravare la responsabilità della maggioranza del Prc nel processo di privatizzazione dei servizi è il combinato disposto della partecipazione di membri del Prc, designati dalla segreteria provinciale, nei consigli di gestione delle Aziende privatizzate. Tale collocazione spesso pone il Partito in diretta contrapposizione sia agli interessi dei lavoratori, per le politiche di precarizzazione e flessibilizzazione decisi dalle direzioni aziendali, che agli interessi delle masse popolari per gli aumenti dei prezzi dei servizi, come nel caso dell'Actv (vedi l'articolo del compagno Bozzato in queste pagine).

Altro nodo dolente è il polo chimico di Marghera; ad oggi nove società chimiche  operano nell'area: Evc, Montefibre, Solexis (ex Ausimont), 3VCPM, Enichem, Petroven, Marghera Butadiene, Polimeri Europa e Dow Poliuretani Italia in conseguenza dello spezzatino del Petrolchimico.

Mentre EniChem, in modo ricorrente, annuncia la "decisione irrevocabile" della chiusura del Caprolattame, le multinazionali, interessati alle quote di mercato, hanno sfruttato e sfruttano come un limone gli impianti senza apportare quelli investimenti che rendano compatibili la produzione con la salute dei lavoratori e la salvaguardia dell'ambiente, a limone ormai esaurito e con gli incidenti che conseguentemente si moltiplicano, le società sono pronti ad abbandonare il sito con la conseguenza che perderebbero il lavoro 3.500 lavoratori direttamente impegnati negli impianti, 5000 lavoratori degli appalti e altri 8000 dell'indotto e il sito abbandonato costituirebbe una bomba chimica la cui messa in sicurezza resterebbe a totale carico della collettività. Mente i partiti del centrodestra e del centrosinistra compreso il polo rosso-verde, con la differenziazione di una parte della sinistra Ds, chiedono la immediata chiusura della chimica la Giunta comunale di Venezia, cosciente che le multinazionali abbandoneranno il sito al suo destino, propone una Società di trasformazione urbana (Stu) attraverso il quale avviare le bonifiche, una S.p.A composta al 51%  da soggetti pubblici (Regione, Provincia, Comune) e per il 49% dalle aziende private proprietarie delle varie aree e se le aziende si rifiutano di bonificare le aree verrebbero espropriate (dice l'assessore alle attività produttive del comune), le aziende interessate alle aree ci sono, si tratta di aziende interessate alla logistica, alle banchine del porto, le aziende del settore del commercio e dei servizi ma aspettano che il pubblico si faccia carico della bonifica e della messa in sicurezza del sito. Una operazione che vede una convergenza di interessi del capitale multinazionale cosi come della medio alta borghesia locale a cui le forze politiche del centrosinistra e del centrodestra in modo trasversale fanno da sponda, è appena il caso di aggiungere che i consiglieri e l'assessore del Prc sono pienamente corresponsabili di tutta l'operazione.

Riteniamo importante sottolineare le gravi responsabilità dei dirigenti sindacali dei chimici di CGIL, CISL e UIL  per il ruolo subalterno assunto nei confronti della direzione Enichem, il cui unico risultato è stata  una strage di lavoratori ed una devastazione dell'ambiente con gravi conseguenze sulla salute della popolazione.

Un ruolo subalterno che non ha salvaguardato né la salute né l'occupazione.

E' necessario che i comunisti sostengano le lotte dei lavoratori per la difesa dei posti di lavoro, per siti produttivi tecnologicamente sicuri per la salute dei lavoratori e per la sicurezza della popolazione, mentre bisogna impedire, con le lotte, alle multinazionali della chimica di svicolare dopo aver spremuto il limone, proponendo nel corso delle lotte stesse la nazionalizzazione sotto controllo operaio di tutta la chimica nel nostro paese a partire dal sito di Marghera.

Infine, ma non per importanza, deve essere segnalato il comportamento antidemocratico manifestato dalla Giunta veneziana a seguito delle aggressioni, verificatisi nel maggio del 2002, a danno dei venditori ambulanti immigrati da parte della piccola borghesia della città (commercianti, gondolieri, ambulanti), in quel caso venivano spinti i vigili urbani armati di manganelli all'inseguimento degli immigrati, mentre richiamandosi alla sicurezza si chiedeva l'intervento del Ministro dell'interno, tale comportamento ha una precisa base di classe costituendo la piccola borghesia una delle basi sociali ed elettorali della maggioranza di governo della città. 

Mentre la Giunta approva in questi giorni l'atto di indirizzo sul bilancio all'insegna dei tagli alle spese sociali (assegni di cura per gli anziani, gli interventi per la regolamentazione delle badanti, ecc), un bilancio sulla partecipazione del Prc alle giunte di collaborazione di classe si pone con estrema urgenza, ne vale della stessa immagine del Partito come partito dei lavoratori.

Un bilancio essenzialmente negativo, per le masse operaie e popolari del veneziano, della partecipazione del Prc alle  giunte di collaborazione di classe con partiti borghesi nel Comune e nella Provincia, così come nel sottogoverno.

In vista delle prossime amministrative, che interesseranno in Veneto centri e città importanti, come Vicenza, in cui pare che verrà proposto come candidato sindaco l'ex ministro Treu, la segreteria regionale del Prc, espressione della ritrovata alleanza tra la componente che fa riferimento all'Ernesto (area Grassi) e la componente che fa riferimento al compagno Bertinotti, ha deciso la partecipazione ad alleanze di centrosinistra in tutta la Regione.

Ritengo, anche sulla base dell'esperienza veneziana, che il Prc debba salvaguardare gli interessi dei lavoratori mediante l'indipendenza del partito da qualsiasi blocco borghese, pena la sottomissione agli interessi dell'avversario di classe. 

Come militanti della sinistra marxista rivoluzionaria del partito ci batteremo perché il Prc partecipi con proprie liste e indipendente da ogni blocco con partiti borghesi alle prossime elezioni amministrative e perché i suoi militanti e i suoi rappresentanti presenti nei Consigli comunali e provinciali sviluppino una campagna contro i processi di privatizzazione dei servizi e per la municipalizzazione degli stessi sotto il controllo dei lavoratori, mentre come segno inequivocabile di svolta politica ritiri i propri assessori dalle giunte che portano avanti tali politiche e i propri membri da ogni direzione aziendale.