Fiat, una sola soluzione: l'occupazione

 

 

di Luigi Sorge

dirigente S.in.Cobas FIAT di Cassino

e Antonio D'Andrea

RSU FIOM - SATA (FIAT) di Melfi

 

 

Gli Agnelli e i loro manager titolari di liquidazioni di milioni di euro, dopo aver succhiato miliardi dalle casse dello Stato e sfruttato i lavoratori, arricchendosi sempre più mentre i salari perdevano sempre più potere d'acquisto, pretendono, con l'arroganza che li ha sempre contraddistinti, di attuare un piano criminale che butterà migliaia di lavoratori, sia FIAT che "indotto", in mezzo alla strada. Usano i lavoratori prima, poi li gettano come se fossero merce avariata e inservibile.

Le lotte in corso hanno dimostrato l'esistenza di un grande potenziale, hanno risvegliato quelle coscienze che per anni sono rimaste in letargo per le politiche concertative dei sindacati confederali e a causa delle connivenze con i governi di centrosinistra.

Ogni strategia riformista si rivela oggi più che mai inadeguata e finora non ha spostato di un millimetro il criminoso progetto dei padroni FIAT, chiunque essi siano (GM, Mediobanca, Colanino...).

Oggi il potenziale delle lotte può crescere e ci può essere un maggiore sviluppo della coscienza di classe all'interno di tutto il movimento, bisogna però dotarsi di strumenti più adeguati. La risposta dei lavoratori deve essere chiara e netta, senza tentennamenti: non ci può essere un altro 1980.

A chi (CISL, UIL, CGIL, DS) sostiene che la FIAT "deve fare la propria parte" noi rispondiamo che purtroppo l'ha sempre fatta! Ora tocca a noi lavoratori prendere quello che ci appartiene: cioè la FIAT. Bisogna alzare il livello di scontro e mettere in crisi i padroni, bloccare la produzione e occupare tutte le fabbriche del gruppo, dalla Sicilia al Piemonte.

La FIAT ha intenzione di esportare il "modello Melfi" ad altre aziende (Termini Imerese e Cassino), come condizione per la loro sopravvivenza noi dobbiamo dire in modo chiaro e netto che il "modello Melfi" non è da esportare ma da condannare e abbattere. Gabbia salariale, carichi di lavoro sovraumani, turni impossibili, repressione interna fanno della SATA (FIAT) di Melfi non un prato verde come amano definire i padroni della FIAT ma una fabbrica dove all'interno ci sono dei lavoratori che si possono tranquillamente definire i nuovi schiavi del terzo millennio.

I movimenti devono allora costruire uno sciopero generale che unisca alla crisi FIAT le vertenze per il rinnovo dei contratti, per cancellare la legislazione sui lavori precari ("Pacchetto Treu"), per il salario sociale ai disoccupati e per una vertenza salariale generalizzata.

La questione FIAT riguarda tutti i lavoratori: o vinciamo insieme o perdiamo tutti.

L'occupazione delle fabbriche è lo strumento per vincere questa battaglia: se vogliamo che nessun lavoratore (della FIAT o dell'"indotto") sia licenziato, direttamente o attraverso gli ammortizzatori sociali (CIG, mobilità), dobbiamo rivendicare senza tentennamenti la nazionalizzazione della FIAT senza indennizzo e sotto il controllo operaio.

Tutta la questione non è solo sindacale ma anche politica: il governo deve prendersi le proprie responsabilità e dimettersi, ma non per essere sostituito da uno di centrosinistra, magari con la benedizione dei padroni. No! C'è bisogno di un governo operaio, l'unico che può fare gli interessi dei lavoratori. Oggi in Italia ci sono tutte le condizioni per avviare un processo anticapitalistico, bisogna scegliere se farlo avanzare alzando il livello dello scontro e accelerando lo sviluppo delle coscienze liberando così tutte le potenzialità del movimento, esercitare una vera egemonia all'interno di esso per una vera rottura con la borghesia e con le forze che la fiancheggiano, oppure mantenere il movimento su posizioni riformiste, come se esistesse un capitalismo dal volto umano e riformabile. Il capitalismo è ciò che l'umanità vive tutti i giorni: è barbarie. L'unica vera alternativa è la rivoluzione socialista internazionale.