Il
dibattito nel Prc su religione e "oppio dei popoli"
Cosa
ne direbbe Marx
di
Franco Grisolia
Sul
quotidiano del Prc si è aperto un dibattito sulla questione della religione in
cui i portavoce "ufficiali" delle posizioni di Fausto Bertinotti (e
Bertinotti stesso) hanno sottolineato l'importanza, a loro dire, delle posizioni
della Chiesa cattolica e del Papa su varie questioni, in particolare a carattere
sociale, rivendicando il rifiuto di un atteggiamento da "atei e
comunisti" rispetto alla questione religiosa.
Nei
fatti si è trattato di una valorizzazione di quella che è la "dottrina
sociale" del cristianesimo e della Chiesa.
Ovviamente
tutto si tiene e se non è la prima volta che Bertinotti sottolinea la sua
ammirazione per la Chiesa cattolica e addirittura il suo dispiacere per
l'impossibilità in quanto laico di non poter aspirare al... soglio pontificio
(si veda il suo libro Tutti i colori del rosso) l'attuale accentuazione sulla questione si
collega alla svolta governista. In rapporto a ciò, pacifismo assoluto,
abbandono di ogni riferimento formale al comunismo (a parte il solo nome) e
sottolineature della positività del ruolo della Chiesa cattolica costituiscono
elementi di una presentazione del Prc e di Fausto Bertinotti come persone
"moderate", "ragionevoli", "responsabili" e quindi
utili e accettabili per la borghesia.
Per
quanto ci riguarda consideriamo utile portare a conoscenza dei nostri lettori
l'opinione che nel lontano 1847 i "comunisti atei" Karl Marx e
Friedrich Engels espressero sulla Deutsche Bruxelles Zeitung sulla dottrina sociale del cristianesimo.
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I
principi sociali del cristianesimo hanno ormai avuto il tempo di svilupparsi per
milleottocento anni, e non hanno bisogno di nessuno sviluppo ulteriore ad opera
di consiglieri concistoriali prussiani. I principi sociali del cristianesimo
hanno giustificato la schiavitù antica, magnificato la servitù della gleba
medievale, e in caso di necessità sanno anche difendere l'oppressione del
proletariato, sia pure con qualche smorfia di compassione. I principi sociali
del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una
classe oppressa, e per quest'ultima non hanno altro che il pio desiderio che
l'altra sia benefica. I principi sociali del cristianesimo pongono in cielo il
concistoriale compenso per tutte le infamie, e giustificano così la
prosecuzione di queste infamie sulla terra. I principi sociali del cristianesimo
spiegano tutte le indegnità perpetrate dagli oppressori contro gli oppressi o
come la giusta punizione per il peccato originale e per i peccati di ciascuno, o
come prove a cui il Signore, secondo la sua sapienza, condanna gli eletti. I
principi sociali del cristianesimo predicano la vigliaccheria, il disprezzo di sé
stessi, l'avvilimento, la sottomissione, l'umiltà, insomma tutte le
caratteristiche della canaglia, e il proletariato, che non vuole lasciarsi
trattare da canaglia, ha bisogno del suo coraggio, del suo orgoglio, della sua
consapevolezza e della sua indipendenza, ancor più che del suo pane. I principi
sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.
Karl
Marx, Friedrich Engels