Roma:
crisi di governo in un municipio
Lottiamo
contro le alleanze col centro liberale anche in ambito locale
di
Tiziano Latini
"(…)
ha prevalso la logica delle privatizzazioni, delle liberalizzazioni, del
progressivo deperimento del ruolo redistributivo dello Stato, della subalternità
ai grandi potentati economici (...)”. Questa frase compare nella tesi 30 del
documento congressuale di maggioranza dell’ultimo congresso del Partito della
Rifondazione Comunista (aprile 2002) riferendosi al centrosinistra. Sembra
strano che questa analisi, un po’ semplicistica ma condivisibile, sia stata
proposta solo due anni fa da quella maggioranza del partito che ha poi fatto,
sta facendo e farà patti ed alleanze col centrosinistra per le elezioni
amministrative e politiche.
La
presunta (e teorizzata nel partito) esistenza di due piani politici separati -il
piano nazionale e quello locale- porta spesso il Prc a buttarsi alla cieca in
fronti elettorali e di governo di ogni sorta, spesso popolati da loschi figuri.
Ci troviamo in situazioni in cui, per conquistare un paio di consiglieri, si
fanno pericolosi accordi interclassisti con forze politiche caratterizzate da
rivendicazioni e ideali estranei o addirittura contrapposti ai nostri
(privatizzazioni, clientelismo, ecc.). Noi siamo convinti viceversa che
un’organizzazione comunista, che miri a rappresentare la classe lavoratrice,
deve assolutamente conquistare la fiducia dei cittadini e deve avere un
programma chiaro e coerente: a partire dalle lotte portate avanti nelle campagne
e nelle periferie. Deve diventare un polo autonomo immediatamente riconoscibile
e con posizioni facilmente individuabili rispetto al resto del panorama
politico.
In
questo senso i concetti generali del marxismo possono e devono essere applicati
con successo in un ambito locale: qui infatti il rapporto con la cittadinanza è
ancora più stretto ed è molto più difficile giustificare compromessi spesso
molto…compromettenti! La realtà dei municipi a Roma è molto importante. Essi
rappresentano un comune nel comune con larga autonomia e grandi poteri. Proprio
in uno di questi municipi, precisamente il IV (che amministra un territorio con
più di trecentomila abitanti), è stata riportata una prima vittoria nella
nostra lotta contro le alleanze.
Da
quando fu eletto il consiglio municipale infatti, circa tre anni fa, le
divergenze tra i consiglieri e gli assessori di Rifondazione e quelli del resto
della maggioranza (Verdi, Ds, lista per Veltroni, ex-Popolari/margherita) sono
state enormi. Tutti, purtroppo, hanno creduto in un’alleanza proficua per il
partito e la cittadinanza, il tutto cementato dalla paura dell’elezione di un
fascista molto pericoloso come quello che era presentato dal centrodestra; così
è bastato un accordo programmatico preelettorale per stringere l’alleanza,
nonostante il governo precedente a cui avevamo partecipato con le stesse forze
si fosse rivelato un fiasco. Inoltre il presidente (Margherita) è stato messo
al suo posto per un puro conteggio delle poltrone, fatto all’interno di una più
vasta operazione di spartizione elettorale compiuta a livello cittadino, ed a
cui, purtroppo, il nostro partito ormai partecipa abitualmente, fagocitato
sempre più da una logica partitico-parlamentare e bipolare.
Una
volta conquistata la maggioranza e formato il governo (con due nostri
consiglieri ed un nostro assessore) ci sono voluti quasi due anni perché tutti
i compagni cominciassero ad accorgersi delle nefaste conseguenze di
quest’amministrazione. Quando ci si è resi conto che gli accordi con gli
alleati non erano stati soddisfatti, ma anzi si perpetravano speculazioni e
malagestione che ricadevano sulla cittadinanza, si sono aperte contraddizioni
sufficientemente consistenti da permettere ai compagni di Progetto Comunista di
farvi cuneo. E’ quasi due anni fa che il nostro nucleo, presente nelle tre
sezioni di Rifondazione di questo Municipio, comincia a muoversi: presenta,
durante un attivo unificato, il primo documento di uscita dalla maggioranza, che
raccogliendo i malumori di alcuni iscritti e di un consigliere, mira ad aprire
una crisi di governo in cui il nostro partito fosse costretto a denunciare
l’agire politico degli alleati ed uscire dalla maggioranza. Ma il momento era
ancora prematuro.
Comunque
viene decisa una data di "verifica definitiva" nel marzo 2003. In
questa attivo di verifica non si è potuto nascondere che le divergenze in seno
alla maggioranza si erano inasprite. Cresce la coscienza che le contrapposizioni
non nascono da problemi relativi al singolo personale politico, ma sono veri è
propri scontri tra interessi diversi: da una parte le rivendicazioni di
Rifondazione, appoggiate da comitati di cittadini, associazioni ambientaliste,
associazioni culturali, centri sociali, dall’altra il blocco Ds-Margherita che
si occupa di tutelare gli interessi di commercianti, grandi cooperative, e lobby
sportive, che in questi anni hanno cercato di distruggere l’ambiente, mettere
le mani su appalti facili, escludere i cittadini dalla partecipazione attiva
all’amministrazione. Ed è proprio su questo punto che si è soffermata
l’azione dei compagni della sinistra del partito: cercare di rendere evidenti
il carattere classista delle nostre divergenze col centrosinistra. E non è
stato difficile, perché è evidente che operazioni come lo smantellamento delle
corsie preferenziali in zone popolari che si muovono per lo più con i mezzi
pubblici, l’aumento della speculazione edilizia e della cubatura di
cementificazione della zona, la svendita di spazi verdi pubblici a privati senza
scrupoli e tanto altro, sono riconducibili allo scontro tra le classi che
avviene anche all’interno dei singoli quartieri. Inoltre è servito a far sì
che stavolta (in questo attivo di verifica) il fronte per l’uscita dalla
maggioranza fosse molto più grande:i compagni di Progetto hanno sottoscritto un
documento stilato da un compagno di circolo che pone l’accento su una dura
critica di classe al centrosinistra e su una critica alla maggioranza del
Partito che continua a stringere alleanze con esso, non accettazione della tesi
che un governo locale è così diverso da uno nazionale. Il documento è stato
il più votato, ed è stata quindi approvata l’uscita dal governo. Ma a questo
punto è arrivato l’ostruzionismo della federazione che, pressata da una parte
dalla popolazione e dai militanti dall’altra dal gioco delle parti tra partiti
istituzionali, si è fatta sentire ritardando la crisi (che comunque è stata
recentemente ufficializzata).