Progetto Comunista all’Università di Firenze

Contro le politiche universitarie di centrodestra e centrosinistra

 

 

di Giacomo Petrini

 

Nel periodo in cui la riforma dell’università era ancora nel laboratorio del centrosinistra, nei collettivi studenteschi dell’ateneo fiorentino si discuteva del futuro del sistema universitario italiano: la prospettiva che si delineava era quella di una università di élite tout court, sul modello dei primi decenni della storia repubblicana, liquidando semplicisticamente la questione senza penetrarne l’intera complessità. Mancavano allora, come mancano oggi gli strumenti di analisi necessari per una realtà complessa come quella del sistema universitario di una metropoli imperialista in una fase internazionale di crisi del capitale. In questo scarto tra analisi e realtà non rimaneva che ricercare nel passato della storia italiana un modello universitario che nella mitologia storiografica di una certa a-sinistra sarebbe stato abbattuto in un sol colpo dal movimento studentesco del ’68; non rimaneva che esprimere una serie patetica di giudizi meramente etici sulle riforme ed affrontarle con un’improvvisata propaganda di astratti principi democraticisti e interclassisti, che non potevano e non possono mobilitare gli studenti della classe lavoratrice colpiti effettivamente ed estesamente dalle riforme.

 

La politica universitaria dei due poli della borghesia

Se dopo il maggio francese la riforma dell’università di stampo efficientista del generale De Gaulle attaccava un forte movimento studentesco contribuendo alla sua sconfitta, l’odierna politica universitaria dei due poli della borghesia italiana non sta facendo altro che accelerare un processo già in corso di indebolimento dei collettivi studenteschi: un processo di sradicamento di cui una tappa importante è stata l’incapacità di affrontare adeguatamente la riforma sul nascere, nel momento dell’elaborazione analitica e della prima risposta pratica. Il disorientamento dei collettivi, addobbato con le correnti ideologie post/pseudo-marxiste, ha impedito di orientare e dirigere gli studenti verso obiettivi concreti di difesa dalle riforme.

Gli effetti delle riforme nell’ateneo fiorentino, come nella maggior parte delle università italiane, non ha prodotto l’espulsione dalle facoltà della massa degli studenti conservando una sola ristretta élite di rampolli della borghesia italiana, e nessun fattore indica che un simile processo sia in fieri: l’imperialismo, nella fase di crisi mondiale di sovraproduzione, necessita di un ampio strato di salariati ben qualificati per occupare i posti di lavoro prodotti dalla putrescenza e dal parassitismo capitalistico; e ha ancora più bisogno di allargare la componente fluttuante del proletariato per innalzarne lo sfruttamento e in tal maniera contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Le politiche del centrodestra e del centrosinistra hanno risposto positivamente a queste esigenze vitali dell’imperialismo italiano nella sua fase di estremo aggrovigliamento.

Lo straordinario aumento delle tasse universitarie a Firenze, unito al sistema degli stage/tirocini, ha incrementato il numero di studenti lavoratori, ovvero ha aumentato l’offerta di forza lavoro mediamente qualificata a condizioni precarie e di ipersfruttamento, come necessita il comparto toscano della Terza Italia. Questo fenomeno qualitativamente comune agli altri atenei italiani si è presentato a Firenze con una sensibile differenza quantitativa per rispondere alla peculiarità del sistema toscano di piccole e medie imprese la cui unica condizione di vita è il progressivo aumento della precarizzazione e flessibilizzazione del rapporto di lavoro subordinato qualificato. Inoltre la situazione dell’Università di Firenze dimostra una volta di più l’organicità del centrosinistra toscano ai poteri forti locali, padroni e speculatori. Le amministrazioni locali controllate da una vera e propria massoneria diessina regionale hanno avallato una lunga serie di piani speculativi intorno alla costruzione dei nuovi poli scientifici nell’esclusivo interesse dei potentati locali e nazionali che rappresentano e facendo aumentare l’esposizione debitoria dell’ateneo, coperta da più tasse e meno servizi.

 

La lotta di Progetto Comunista nell’ateneo fiorentino

E mentre i governi dell’imperialismo italiano attuavano sistematicamente il rimodellamento del sistema universitario all’interno di una politica generale di sostegno alla classe capitalistica, i collettivi studenteschi fiorentini si rifugiavano nel particolare, non coglievano i nessi tra l’elemento università e gli altri elementi della società borghese; ed oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti: indebolimento dei soggetti studenteschi critici, incapaci di rompere la passività prevalente e rafforzamento delle associazioni studentesche che sono emanazioni dirette dei partiti di centrodestra e di centrosinistra. E’ quindi necessaria un’opera di chiarificazione e organizzazione tra gli studenti della classe lavoratrice che solo la sinistra rivoluzionaria può fare.

Soltanto all’inizio dello scorso anno si è costituito a Firenze un primo nucleo di giovani di Progetto Comunista ed ha iniziato un’attività di propaganda nelle Facoltà del centro storico, con una costante diffusione del nostro foglio nazionale, dei nostri volantini e dell’organo di stampa locale, per avvicinare e instaurare rapporti con gli studenti della classe lavoratrice, affinché, in una logica transitoria, si possa elevare la loro coscienza alla prospettiva anticapitalistica che è la sola soluzione realistica per tutti i problemi posti dal capitalismo e dalla sua crisi. La costante presenza della diffusione di Progetto Comunista nelle Facoltà e un primo ampliamento del nostro nucleo iniziale indicano una potenzialità di sviluppo dell’intervento rivoluzionario nell’Università di Firenze, così come è stato un segnale rilevante la promozione da parte del Collettivo di Scienze Politiche di una conferenza sull’America Latina con relatore Jorge Altamira, dirigente del Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, a conferma che dove Progetto Comunista è presente può ottenere risultati. Ma siamo ancora all’inizio dell’organizzazione di una propaganda capillare e di un intervento sistematico nei principali collettivi studenteschi. Il quotidiano lavoro di studio, propaganda e organizzazione sarà capace di tradurre queste potenzialità in una feconda realtà per l’alternativa rivoluzionaria.