Alcune riflessioni sulle recenti decisioni del Comune di Genova

 

La recente vicenda della costituzione del Comune di Genova come parte civile al processo contro i 26 manifestanti no global che inizierà il 2 marzo induce una seria riflessione in tutta la sinistra italiana. Mi riferisco in particolare a quella sinistra che tende con sempre maggiore evidenza a cercare di accreditarsi nei suoi rapporti coi “poteri forti” come “sinistra di governo affidabile” a scapito degli interessi sociali che essa dovrebbe rappresentare. Nei giorni scorsi Indymedia ha pubblicato una lettera redatta su carta intestata del sindaco Pericu e indirizzata al Procuratore della Repubblica di Genova Francesco Lalla, regista delle inchieste sui fatti del 2001, in cui lo invitava a partecipare a un incontro tra “professionisti e imprenditori” di orientamento”liberale e riformista” per discutere del futuro di Genova. L’autenticità della lettera è stata smentita sia da Pericu che da Lalla, ma è indubbio che, se qualcuno ha “inventato”, lo ha fatto a partire dall’osservazione di uno scenario che è reale e con grande verosimiglianza.

 

E’ del tutto evidente che la scelta del sindaco non rappresenta una mera decisione tecnico-giuridica, dal momento che non vi era alcuna obbligatorietà di arrivare a quell’atto (tant’è che – come sottolineato dal mio Partito – l’amministrazione provinciale, pur versando in una situazione analoga, non ha creduto di dover fare altrettanto), un atto che pertanto si manifesta come una presa di posizione politica ed un segnale mandato ai “poteri forti” (magistratura, forze dell’ordine, banche) nonché a settori consistenti di elettorato di Pericu (ad es. i commercianti del centro di Genova), il quale, non dimentichiamolo, alle ultime elezioni amministrative ha raccolto migliaia di preferenze da cittadini che nel proporzionale avevano votato partiti del centrodestra. Del resto lo stesso Pericu nei giorni immediatamente successivi alla repressione del luglio 2001, aveva accusato il GSF di “non essere stato all’altezza dei suoi compiti” e aveva manifestato il suo “voler bene alle forze dell’ordine”. E’ vero che contestualmente il sindaco rivendicava l’accoglienza fornita dal Comune ai manifestanti contro gli attacchi del Centrodestra e a fronte di alcune affermazioni poco felici provenienti dalla sua stessa maggioranza, ma lo è altrettanto che a sinistra si è voluto giudicare quell’abile atteggiamento sulla base dei propri desideri piuttosto che della realtà. E siccome la realtà materiale e quella politica hanno seguito un’evoluzione, che  ha portato, tra l’altro, alla costituzione di un blocco della sinistra “riformista” il quale fa della fedeltà all’ordine costituito e ai “poteri forti” uno dei suoi pilastri, è evidente che il buon Pericu, che in quell’operazione politica ha il suo referente naturale, non sia rimasto indifferente ai risvolti che essa esercitava in relazione anche alla vicenda genovese. Un “mutamento di pelle” o semplicemente una svolta tattica nel quadro di una inalterata continuità politica di fondo?

 

Me lo chiedo perché anche nel mio Partito mi sembra che nelle scelte maturate a Genova si mescolino da una parte ingenuità nella comprensione degli avvenimenti dall’altra un machiavellismo che tende a considerare ogni accaduto sullo sfondo di quell’accordo di governo col centrosinistra per il 2006 che rischia di diventare l’obiettivo in nome del quale tutto è sacrificabile. Soltanto in questo senso posso interpretare l’atteggiamento del mio Partito, Rifondazione Comunista, e la sua decisione di ritirare i propri assessori dalla Giunta comunale, mantenendo il proprio sostegno a quella stessa giunta e alle politiche che essa porterà avanti nei prossimi mesi, e nel cui ambito, oltre alla costituzione come parte civile il 2 marzo, troveremo privatizzazioni, tagli alla spesa sociale, aumenti dell’Ici, ecc.

Personalmente mi sono già espresso nel Partito dicendo che trovo l’obiettivo dell’accordo di governo inconciliabile con una politica che ponga al centro la difesa dei lavoratori e delle classi subalterne e la stessa lotta contro la globalizzazione capitalistica, ma penso che anche molti dei compagni che, a differenza di me, hanno sostenuto la necessità di un’alleanza con l’Ulivo, pensassero a questa alleanza come uno strumento per contrastare la politica delle destre non come un fine per perseguire il quale si possa mantenere il proprio sostegno al Centrosinistra anche quando esso, come nel caso di Genova, fa proprie e difende le richieste avanzate in Consiglio comunale proprio dai partiti del Polo.

In politica vi sono momenti nei quali bisogna scegliere. Questo è – a mio parere – uno di quelli: o si sta integralmente con le ragioni di quanti hanno manifestato nel luglio 2001 o si sta con quanti di costoro fanno il bersaglio di una campagna intimidatoria contro ogni movimento di lotta, da quello sindacale a quello pacifista. Ogni posizionamento “intermedio” costituisce, aldilà di ogni migliore intenzione, una breccia aperta ai promotori di quella campagna e – aspetto da non sottovalutare – un esempio negativo di una politica che vive di mediazioni spesso incomprensibili per coloro che aspirano a un “nuovo mondo possibile” e magari allo stesso tempo a una “nuova politica possibile”, fatta di scelte chiare e comprensibili ai più.

 

Marco Veruggio

Coordinatore regionale ligure Ass. Progetto Comunista – Sinistra Prc

Segreteria Prc Liguria