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… al diavolo il movimento!

 

Quando il movimentismo si scontra col governismo: Genova e il processo dei 26

 

di Marco Veruggio

 

29/01/04: la Giunta comunale di Genova approva una delibera che stabilisce la costituzione del Comune come parte civile nel processo contro 26 manifestanti arrestati durante le manifestazioni del luglio 2001. I due assessori del Prc votano a favore. Uno dei due in seguito dichiarerà che “non si era accorto” della gravità del provvedimento.

Quasi due settimane dopo la notizia diventa pubblica e viene appresa anche dagli iscritti al Partito. Nel Prc è lo scandalo: il processo di beatificazione del movimento dei movimenti avviato da Fausto Bertinotti nel 2001 si infrange prevedibilmente contro lo scoglio degli interessi politico-istituzionali di Rifondazione. E’ la fine di un amore? La segreteria di federazione cerca di tamponare le falle chiedendo agli assessori di autosospendersi dopo aver ritirato il sostegno alla delibera. Dopo l’invasione del consiglio comunale da parte di qualche decina di disobbedienti che protestano contro la decisione della Giunta anche i consiglieri comunali del Prc abbandonano i lavori del consiglio in segno di protesta.

 

Si apre lo psicodramma della crisi Ulivo-Prc. Il passo falso rappresentato dal voto favorevole richiede una drammatizzazione dello scontro con Pericu per poter salvare la faccia. Ci si straccia le vesti, si denuncia un “cambiamento di pelle” del Sindaco, si chiede con fermezza il ritiro della delibera minacciando sfracelli in caso contrario. Una girandola di posizioni diverse e contraddittorie non riesce a nascondere una verità evidente: il Prc non vuole tagliare i ponti con Pericu, ma allo stesso tempo cerca di recuperare il rapporto col movimento.

 

Tali posizioni si susseguono vorticosamente nel corso di riunioni e sulle pagine dei giornali:

1)       chiediamo il ritiro della delibera senza se e senza ma; se poi qualcuno propone mediazioni vedremo (Patrizia Sentinelli e il segretario provinciale Pastorino nel corso del Cpf)

2)       chiediamo il ritiro della delibera, ma è necessaria una politica di compromesso: ad esempio il Comune potrebbe costituirsi parte lesa invece che parte civile oppure potrebbe costituirsi in tutti i processi relativi al G8, compresi quelli in cui saranno imputate le forze dell’ordine (Bertinotti, intervista su Il Secolo XIX)

3)       gli avvocati del Comune possono svolgere un ruolo “di garanzia” nei confronti degli imputati, chiedendo l’assoluzione degli imputati; bisogna attuare una politica di compromesso, come sostenuto dal Segretario nazionale (Giordano Bruschi ex segretario provinciale e area dell’Ernesto)

Il segretario provinciale, Bruno Pastorino, confeziona poi un vero e proprio capolavoro nell’arco di pochi giorni: prima dichiara in varie interviste che se la delibera non verrà ritirata il Prc abbandonerà giunta e maggioranza; poi, di fronte al mantenimento della delibera, che il Prc esce dalla giunta ma rimane in maggioranza a fare la “sentinella del programma” (in effetti negli anni precedenti il livello di vigilanza era stato assai basso!). Infine di fronte alle bizze della Margherita che chiede a Pericu di tenere fuori il Prc fino a che questo non abbia espiato i suoi peccati, Pastorino e la consigliera Patrizia Poselli rilasciano una serie di dichiarazioni che il titolista del Corriere Mercantile riassume così: “Non siamo noi a voler rompere a tutti i costi!” (traduzione: “Pericu, per favore, difendici tu!”)

 

Ricordo che all’epoca del governo Prodi i compagni di maggioranza ci invitavano a misurare la portata delle vittorie riportate dal Prc verificando l’asprezza dei toni con cui Il Sole 24 Ore e gli altri quotidiani padronali si riferivano alle iniziative del Partito. Vediamo allora come commenta la vicenda la pagina locale de Il Giornale. Dopo aver condannato varie volte l’estremismo di “Veruggio, Manganaro e altri sei tra i più rossi” che hanno chiesto al Cpf la rottura definitiva con Pericu, l’uscita dalla Giunta, dalla maggioranza in comune e nelle circoscrizioni, dalla presidenza delle comissioni e dai consigli di amministrazione, la voce dei bottegai genovesi pubblica un editoriale il cui titolo è già tutto un programma: “I segreti dei cortei senza incidenti. Il ruolo decisivo di Prc e del prefetto”: “Il Giornale non è sospettabile di inciuci con i no global, ma sinceramente – da osservatori esterni – preferiamo seguire con attenzione il tentativo di guardare al futuro e l’a-comunismo dei bertinottiano, piuttosto che le tristi nostalgie di chi contesta Pastorino: Anche perché il corteo di martedì ha dimostrato che la violenza si può evitare: da un lato istituzionalizzando il movimento, come fa Rifondazione. Dall’altro gestendo l’ordine pubblico con fermezza e dialogo, con forza e buonsenso, come hanno fatto benissimo il prefetto Romano e il ministro Pisanu. Dal 2001 qualcosa è cambiato.” E’ cambiato eccome. Il tentativo di cooptazione e di neutralizzazione del movimento iniziato nel 2002 (Pericu fece parte della delegazione italiana a Porto Alegre) dall’Ulivo è andato avanti; le dissociazioni dei settori cattolici più moderati (Rete Liliput, Acli), l’operazione Occhetto-Di Pietro sono solo due esempi di quanto questo disegno abbia funzionato. L’incapacità da parte di Rifondazione di porre delle discriminanti politico-programmatiche chiare ha oliato gli ingranaggi di questo meccanismo lasciando Cobas e centri sociali come unico riferimento per i settori più radicali del movimento. E ancora una volta a Genova, dopo anni di subalternità totale a Pericu, la “finta” della rottura lascia l’amaro in bocca a chi ne capisce il significato esclusivamente tattico e provoca l’uscita (un assessore e il capogruppo in Comune più altri iscritti) o il rafforzamento all’interno dei settori più moderati del Partito. L’uscita dei settori più moderati nel momento in cui il Prc ha raggiunto l’apice della sua parabola moderata è la misura della traiettoria involutiva (e deflagrante per il Partito) segnata dal rilancio di un accordo di governo col centro liberale dell’Ulivo.