BARLETTA: NO AI LICENZIAMENTI

 
 
Trovate qui sotto un articolo di Pasquale Gorgoglione (dei Giovani Comunisti di Barletta, coordinatore locale di Progetto Comunista) pubblicato sulla Gazzetta del mezzogiorno del 27 aprile. Si riferisce all'annunciato licenziamento di 241 operai di una grande fabbrica calzaturiera di Barletta, di livello internazionale, la COFRA, il cui proprietario vorrebbe delocalizzare l'apparato produttivo nell'Estremo Oriente.

Fabiana Stefanoni

 

 

Nella Cofra c’è un solo esubero: il padrone

 

Il trasferimento della Cofra è un atto gravissimo con il quale il padrone lascia senza un futuro centinaia di famiglie di lavoratori per garantirsi egli stesso un futuro ancora più roseo del presente, seguendo l’unica logica di aumentare il profitto personale. Non solo. Lo smantellamento dello stabilimento è anche un vero e proprio furto ai danni della collettività, che impoverisce il territorio del nord barese dei propri mezzi di produzione. Credo che lo stabilimento Cofra sia ormai da considerare come parte di un patrimonio collettivo, proprio perché frutto di una azione corale che dura da anni da parte della comunità di questo territorio. Infatti, quanti miliardi sono serviti per la creazione e lo sviluppo di questa fabbrica? Di quali e quanti incentivi, sgravi fiscali, “aiuti per la competitività”, agevolazioni e regali a vario titolo si è nutrita per anni la Cofra? E poi, quanti lavoratori hanno contribuito con il proprio lavoro a riempire le tasche del padrone? Adesso non si può permettere che quello per cui tutti i cittadini hanno già contribuito svanisca da un momento all’altro per un capriccio del padrone.

 

D’altra parte trovo del tutto incoerenti e illusorie le proposte finora messe in campo dai due schieramenti politici. Siamo in un mondo globalizzato in cui regna il liberismo economico e dopo che per anni ci hanno insegnato che nell’era dell’economia globale vince il più dinamico, il più flessibile, il più competitivo, oggi, per reggere la concorrenza delle tigri asiatiche, i maggiori teorici del libero mercato propongono più Stato e misure protettive, in un regime economico dove la libera concorrenza è sacra. La realtà è che non ci sono risposte vere. In un sistema liberista chi perde soccombe. Non si può sostenere le meraviglie del libero mercato a Bruxelles e poi demagogicamente promettere o invocare a Barletta, in maniera ipocrita, più protezione da parte dello Stato. Se rimangono queste le premesse, credo che siamo destinati ad assistere impotenti alla chiusura non solo della Cofra ma anche di altre aziende del tessile-abbigliamento-calzaturiero fino allo smantellamento di tutto il nostro tessuto produttivo, perché il padronato è per sua natura alla ricerca costante di nuovo guadagno.

 

Tuttavia non mi rassegno all’idea della rovina. Penso che l’unica alternativa percorribile in questo momento sia la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo degli operai delle aziende che licenziano, il che significa dare il giusto riconoscimento ai sacrifici e alle aspettative di una intera comunità locale, uscire dalla logica del profitto per uno solo, garantire a tutti i lavoratori un salario dignitoso, investire i guadagni in ricerca e innovazione. I lavoratori chiedano l’apertura dei libri contabili e scopriranno che è possibile continuare a lavorare effettuando un unico taglio alle spese: il guadagno del padrone. A chi pensi che sia la solita utopia, ricordo che questa è stata la via d’uscita dalla pesantissima crisi in Argentina, dove migliaia di lavoratori si sono garantiti un futuro con la forza della lotta al grido “que se vayan todos”, “se ne vadano tutti”. Nel paese sudamericano che è passato dalla sera alla mattina dai luccichii di un economia di mercato tutta basata sulla speculazione finanziaria alla dura realtà dei morti per fame, centinaia di fabbriche sono passate sotto il controllo operaio e sostengono oggi con successo una produzione basata non sullo sfruttamento dei lavoratori ma sulla consapevolezza dell’appartenenza ad un destino comune.

 

Invitiamo i lavoratori a mobilitarsi uniti per la difesa della fabbrica e a cercare il sostegno della città per cambiare il proprio futuro e quello di questo territorio, perché con la chiusura della Cofra saremo tutti più poveri.

 

Pasquale Gorgoglione

Coord. reg. Giovani Comunisti

Coordinatore A. M. R. Progetto Comunista - Barletta