Anche
nelle Marche, Confindustria sceglie il centrosinistra
L’Unione
candida Spacca, rappresentante della grande imprenditoria
di Enrica Franco e Davide Margiotta
Centrosinistra e imprenditoria
marchigiana
Il padronato marchigiano, in vista delle elezioni
regionali del prossimo aprile, sceglie ancora una volta il centrosinistra. Il
candidato dell’Unione alla carica di presidente della Regione Marche è Gian
Mario Spacca, della Margherita, attuale vice-presidente della Giunta, nonché
membro del Consiglio direttivo della Fondazione Aristide Merloni e
vice-presidente della Fondazione Gioventù Chiesa e Speranza (!).
Spacca è il rappresentante diretto della famiglia Merloni
in Regione. La Fondazione di cui fa parte “si è costituita nel 1963 per
volontà dell'imprenditore marchigiano Aristide Merloni, con lo scopo di
favorire lo sviluppo di piccole e medie imprese nelle Marche” sul modello del
nord-est. La famiglia Merloni ha un’influenza decisiva nella nostra regione:
Maria Paola Merloni, figlia di Vittorio, è presidente di Confindustria Marche.
Il gruppo Merloni è una multinazionale degli
elettrodomestici di notevoli proporzioni, con una quota di mercato in Europa
oltre il 15% , nel cui consiglio di amministrazione siede lo stesso Montezemolo.
Tra i suoi marchi figurano Indesit e Ariston, e le sue filiali sono sparse in
tutto il mondo: Europa, Asia, Australia e America. I Merloni hanno sempre
sostenuto apertamente il centrosinistra, gestendo di comune accordo gli affari
regionali. Prodi è considerato “un amico di famiglia”e la stessa presidente
di Confindustria Marche ha rifiutato l’invito di Berlusconi a candidarsi per
il centrodestra dichiarando che “non tradirebbe mai l’amico Montezemolo”!
In queste settimane Spacca sta promuovendo il suo
programma fatto di “impresa, finanza, internazionalizzazione e sostegno alla
produzione” in tutte le aziende marchigiane.
Le responsabilità del Prc,
tra passato e presente
Il nostro partito, senza differenze tra bertinottiani e
grassiani, ha deciso di appoggiare questo candidato senza alcun dibattito
interno, visto che la decisione è stata presa a livello nazionale. Le due aree
fuoriuscite dalla maggioranza al VI Congresso (L’Ernesto ed Erre) si sono
dimostrate prontissime a rientrare nei ranghi in questa fase post-congressuale:
Erre si appresta a gestire il Partito insieme ai bertinottiani, mentre
L’Ernesto sembra aver accantonato il proprio imperativo “prima i programmi,
poi le alleanze”. L’assessore regionale uscente, dell’area Grassi, sarà
infatti il capolista nella circoscrizione di Ancona e, salvo sorprese
dell’ultima ora, riconfermato assessore. La candidatura di Spacca ha destato
però grande sconcerto tra i compagni di base, al di là delle mozioni di
provenienza, tanto da sfociare in un diffuso disimpegno nella campagna
elettorale e addirittura in dichiarazioni di astensionismo!
In verità anche nelle passate legislature la giunta
marchigiana di centrosinistra non si è certo distinta per le proprie politiche
filo-operaie. Il Gruppo Merloni e le lobbies dei cavatori l’hanno sempre fatta
da padroni, mentre la giunta si è adoperata in un gettito costante di fondi
pubblici destinati alle imprese private. Lo scorso luglio la Regione Marche ha
stanziato oltre 26 milioni di euro per il Fondo unico per le imprese
dichiarando, tramite l’attuale vice-presidente Spacca, che il Fondo agevola i
processi di internazionalizzazione dei distretti industriali marchigiani, in
particolare verso la Russia. A fare da contorno a questo menù filo-padronale,
è arrivato nei mesi scorsi un cospicuo condono edilizio. Anche la politica
sanitaria non è stata da meno. La riforma sanitaria varata nel 2003 prevede un
fortissimo accentramento del Servizio sanitario regionale con la creazione
dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, in un’ottica aziendalistica e di
risparmio sulla spesa sanitaria. I risultati sono stati una forte penalizzazione
per gli ospedali dell’entroterra e una diminuzione ingente di posti letto. Si
è sfiorata la privatizzazione della sanità regionale, bloccata grazie alle
forti proteste, ma ancora all’ordine del giorno dopo la riforma, visto, tra
l’altro, che le aziende del Servizio sanitario regionale “sono dotate di
personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale”.
L’attuale giunta regionale
di centrosinistra: tra privatizzazioni e precarizzazione del lavoro
La giunta regionale ha addirittura cercato con insistenza
di privatizzare l’Istituto Autonomo Case Popolari, privatizzazione per ora
evitata grazie all’opposizione dell’Unione inquilini.
Infine, proprio a fine legislatura, è arrivata la
ciliegina sulla torta: la nuova “Legge regionale per l’occupazione”. Si
tratta della prima legge regionale d’Italia sul lavoro dopo l’attuazione
della Legge 30 ed è una legge che nella sostanza non ne mette in discussione
nessuno dei pilastri fondanti. Vengono ribaditi i concetti di formazione
professionale attraverso stages e tirocini nelle aziende private, di
parificazione tra centro per l’impiego e agenzie per il lavoro (cioè le
“agenzie interinali”), mentre, neanche a dirlo, non viene messo in
discussione in alcun modo il concetto di lavoro precario. Anzi, come scritto
nero su bianco all’art. 24, “al fine di promuovere e di incentivare forme di
articolazione della prestazione lavorativa volta a conciliare tempi di vita e di
lavoro, la Regione promuove e sostiene progetti sperimentali, proposti da enti
pubblici, imprese e gruppi di imprese, che applichino o stipulino accordi
contrattuali che prevedano azioni positive per la flessibilità”!!! Dulcis in
fundo, altri finanziamenti sono previsti per i nuovi imprenditori che creeranno
aziende con “sede operativa” nel territorio della Regione.
Tutto
questo mentre la nostra regione sta vivendo una crisi gravissima, le fabbriche
licenziano in massa per seguire i “progetti di internazionalizzazione” verso
l’Est e ovviamente non si trovano fondi per far fronte al problema della
disoccupazione e della casa che flagella migliaia di cittadini. Anche nelle
Marche il centrosinistra, con l’appoggio incondizionato di Rifondazione
comunista, rappresenta da anni gli interessi del padronato; mentre i lavoratori
hanno bisogno, oggi più che mai, di una propria rappresentanza politica
indipendente dai due poli della borghesia, centrodestra e centrosinistra.