Foggia: la lotta al Consorzio di bonifica

Il ruolo di sindacati, Prc e di Progetto comunista

 

di Beppe Ruberto (*)

 

Il 16 marzo scorso, il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato all’unanimità l’art. 16 della Legge Regionale di Bilancio che prevede il taglio del 30% dei fondi destinati ai Consorzi di Bonifica e l’annullamento delle cartelle esattoriali sull’acqua che avrebbero dovuto pagare gli agricoltori, relative al periodo 2000-2002, in cui la Puglia e la Provincia di Foggia in particolare, sono state colpite da una grave siccità che ha impedito l’erogazione dell’acqua delle dighe per l’irrigazione ed il razionamento dell’acqua potabile.

 

Chi pensa alla Puglia, pensa ad una terra assolata e con poca acqua e non sbaglia. Infatti la "sitibonda" Puglia dei latini ha da sempre cercato di sopperire ad una cronica carenza di risorse idriche attraverso il Consorzio per la bonifica della Capitanata che gestisce complessivamente tre dighe, tra cui quella di Occhito, che contiene un massimo di circa 240 milioni di metri cubi di acqua. Le condotte partono dalle dighe e raggiungono quasi ogni angolo di una delle province più estese d’Italia, facendo del Consorzio di bonifica della capitanata una realtà importante anche dal punto di vista occupazionale, visto che vi lavorano circa 550 persone, di cui 160 stagionali.

In una realtà territoriale dove il lavoro scarseggia più dell’acqua, il lavoro a tempo determinato (6-7 mesi l’anno) al Consorzio è per molti lavoratori che non hanno alternative soprattutto la speranza che si trasformi in tempo indeterminato. Così, spesso, i lavoratori stagionali del Consorzio ingoiano ogni anno il rospo del licenziamento e della riassunzione, nella speranza che sia l’anno buono per diventare forza lavoro con lavoro stabile. E con questa speranza passano (come nel mio caso) dai sette ai dieci anni. Il provvedimento regionale si abbatte su questa realtà in un anno in cui piogge abbondanti, anzi praticamente alluvioni, hanno riempito le dighe, e in cui proprio per questo, le speranze dei lavoratori stagionali erano diventate più forti. Quindi il rifiuto da parte nostra di questo "improvviso" decreto è fortissimo e a ciò si unisce la rabbia per l’aver scoperto che in Consiglio regionale il provvedimento è passato con un voto all’unanimità, quindi anche con il voto dei due consiglieri del Prc. Qui si apre il primo fronte di discussione.

 

I compagni dell’A.M.R. Progetto comunista di Foggia chiedono a gran voce un confronto con i consiglieri regionali e chiedono che tutto il partito si esprima su una vicenda così importante che mette a repentaglio posti di lavoro per i minor introiti, che esprime la volontà del Consiglio regionale di mettere le mani sulle dighe e sulla gestione dell’acqua per aprire la strada alla privatizzazione e che fa un regalo ai proprietari terrieri, "condonando" le cartelle esattoriali.

 

A maggio a Foggia si è votato per le elezioni provinciali (per la cronaca ha vinto la coalizione di Ulivo e Prc) e vi è stata la "caccia" ai voti a 360 gradi, tanto che alla manifestazione nazionale della Confagricoltura, tenutasi non a caso a Foggia, era presente anche il nostro assessore provinciale all’agricoltura, tentando di non pestare i piedi a nessuno soprattutto al padronato agricolo, tant’è che tutti i partiti del centrosinistra, Ds in testa, attaccano il cosiddetto "carrozzone democristiano-clientelare", ossia il Consorzio, avallando il taglio del 30% dei fondi al medesimo, scordandosi che subirne le conseguenze dirette sarebbero i lavoratori più deboli: gli stagionali.

 

E qui si apre il secondo fronte.

Il sindacato all’interno del Consorzio è quasi inesistente, poiché tanti anni di pratica concertativa lo hanno screditato. Gli stagionali, poi, sebbene siano quasi un terzo dell’intera forza lavoro, non hanno un loro rappresentante nel sindacato.

La lotta parte, come sempre, dai lavoratori che più degli altri sentono sulla propria pelle, il peso della precarietà, della minaccia della espulsione dal lavoro. Gli stagionali, quindi, hanno guidato la mobilitazione, con un ruolo di primo piano dei compagni dell’Associazione Progetto comunista, e si sono spesso scontrati con le burocrazie sindacali, che hanno rifiutato che un rappresentante degli stagionali entrasse tra i delegati, perché avrebbero corso il rischio concreto di non poter "gestire" in maniera "moderata" una lotta che assume ormai i connotati di una lotta per la sopravvivenza e di classe, che si scontra con il ruolo delle burocrazie sindacali di controllore e moderatore delle lotte, fino quasi alla delazione verso i compagni che dirigono le lotte del comitato di lotta dei lavoratori stagionali del consorzio, nato spontaneamente nel fuoco della lotta.

 

In fondo a Foggia non è accaduto granché di strano, se non un’ulteriore dimostrazione che il sindacato e il partito si stanno dimostrando fortemente inadeguati nell’organizzazione e nella presenza militante per la radicalità che i livelli di scontro stanno ponendo in essere.

L’arroganza quotidiana del governo Berlusconi nella continua disarticolazione anche delle più banali pratiche democratiche ha spazzato via ogni ipotesi "riformista", non c’è nessuna conquista sociale del movimento dei lavoratori capace di reggere all’attacco: non ultima, la legge Biagi, ha stravolto il concetto stesso di diritto al lavoro, rendendolo ancor più asservito alle esigenze sempre più mutevoli del capitale. Di fronte al prossimo attacco (domani sarà la volta delle pensioni e poi delle assistenze statali) il Prc localmente rincorre spesso il mito dell’assessorato o del consigliere comunale, per essere a tutti costi presente nelle istituzioni o dentro l’unione delle opposizioni dove non governa l'Ulivo.

Viceversa la strada maestra la indicano, come sempre, tutti i giorni i lavoratori con le lotte sempre più autonome dalle vecchie pratiche sindacali concertative, tese ad ottenere piccole vittorie magari, ma incapaci di sbarrare il passo al progetto capitalista di distruzione dei diritti dei lavoratori anche i più elementari.

 

Noi, lavoratori precari del Consorzio di bonifica della Capitanata, continueremo la nostra battaglia per i nostri diritti di lavoratori, per i diritti dei cittadini più deboli, contro la privatizzazione dell’Acquedotto pugliese e la mercificazione del diritto all’acqua, per l’autorganizzazione dei lavoratori in lotta.

 

(*) rappresentante del Comitato di lotta del consorzio