Il
capitalismo fa male alla salute
di Antonino Marceca
L'epidemia[i]
di SARS, ossia di "sindrome respiratoria acuta severa", una polmonite
atipica, manifestatasi a partire del mese di febbraio 2003 in Viet Nam quindi
diffusasi in Cina e in Canada, il cui agente infettivo[ii]
sembra sia un coronavirus della famiglia dei Paramixovyridae, famiglia che
comprende diversi virus (Parotite, Parainfluenze, morbillo e altri), ha posto
all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale la questione del controllo e
della prevenzione delle malattie infettive e diffusive.
Forme morbose più gravi della
SARS si sono verificate in questi ultimi anni, pensiamo alle "febbri
emorragiche virali" (Ebola, Marburg, ecc) che a differenza della SARS non
hanno determinato nell'opinione pubblica una simile attenzione generalizzata
proprio perché l'epidemia è rimasta circoscritta in singole regioni, spesso ai
margini del mercato capitalistico e quindi scarsamente attraversate dai flussi
di merci e persone, come dire una quarantena economica prolungata ha impedito la
diffusione dell'epidemia. Ma la Cina non è il Congo ed infatti il governo
cinese, al fine di preservare il proprio inserimento nel mercato capitalistico e
le proprie esportazioni ha messo in atto misure draconiane, colpevolizzando e
punendo "con sentenze che possono andare dai dieci anni di prigione,
all'ergastolo, alla pena di morte", chi "mette in pericolo la
sicurezza pubblica e causa gravi danni personali o la morte e danneggia la
proprietà pubblica e privata" e con pene dai tre ai sette anni chi rifiuta
di farsi curare o si sottrae alla quarantena[iii].
A parte l'impossibilità di provare che un contagio sia intenzionale in una
malattia che presenta un periodo di incubazione di 2 - 10 giorni, modalità di
trasmissione aerea, con manifestazioni cliniche che variano da forme subcliniche,
a modeste alterazioni febbrili, fino a forme gravi (10%-20%), è chiaro che tali
misure repressive, giustificate da necessità igienico sanitarie, hanno una
duplice finalità, rassicurare il capitale internazionale e controllare una
situazione sociale di sempre maggiore malessere a seguito del processo
restaurazionista capitalistico portato avanti dalla burocrazia stalinista
cinese. Infatti, oltre allo smantellamento del sistema sanitario pubblico, il
proletariato cinese ha visto in questi anni peggiorare le proprie condizioni di
vita e di lavoro.
Un eventuale calo delle
esportazioni a seguito della diffusione dell'epidemia determinerebbe la crisi
del settore economico privato che si sommerebbe alla disoccupazione che già
oggi investe il settore statale, a seguito dei processi di privatizzazione e
ristrutturazione, settore in cui le avanguardie operaie pur con enormi difficoltà,
data la mancanza della più elementare libertà di organizzazione politica e
sindacale, di parola e di stampa, organizzano la resistenza della classe e
subiscono la repressione statale, come nel caso dei due dirigenti operai Yao
Fuxin e Xiao Yunliang che organizzarono la lotta operaia nel Liaoyang nel marzo
del 2002, pensiamo quale moltiplicazione di forza sarebbe un fronte di classe
che comprendesse gli operai del settore statale e del settore privato congiunto
all'enorme proletariato delle campagne cinesi.
L'epidemia di SARS, tra l'altro,
ci permette di riflettere sulla questione più generale del controllo e della
prevenzione delle malattie infettive e diffusive.
La comparsa delle malattie
infettive e diffusive è riconducibile ai seguenti tre fattori: l'agente
infettivo, l'ospite e l'ambiente, il cosiddetto "triangolo
epidemiologico".
Senza l'agente infettivo non si
ha la malattia infettiva, mentre le condizioni di vita e di lavoro dell'ospite,
il suo comportamento, associate alle condizioni ambientali sono responsabili
della frequenza e della gravità con cui la malattia si manifesta.
La penetrazione dell'agente
infettivo nell'ospite non necessariamente provoca la malattia, per il
manifestarsi di questa in forma lieve, grave o letale deve comparire una
sintomatologia (febbre, malessere, ecc).
Gli agenti delle malattie
infettive (virus, batteri, protozoi) e delle infestazioni (elminti e artropodi),
ci sono sempre stati, come dire sono nati prima e dopo l'uomo, nel tempo
subiscono variazioni in grado di acquisire infettività[iv],
proprietà questa strettamente correlata alla carica microbica, patogenicità[v],
virulenza[vi],
possono causare malattie infettive contagiose se eliminati dall'ospite
attraverso le vie aeree, l'urina, le feci, lo sperma, le secrezioni vaginali o
malattie infettive non contagiose se non vengono eliminate attraverso le
suddette vie (es. la malaria).
Altro elemento del triangolo
epidemiologico è l'ospite, l'uomo nel nostro caso, questo può avere un'alta o bassa resistenza aspecifica, data
dalle condizioni di nutrizione, la presenza o meno di altre patologie,
condizioni di stress, e di resistenza specifica a quel determinato agente
infettivo, date da condizioni di immunità innate o ereditarie, di immunità
acquisita, naturale (infezione o malattia superata) o artificiale (mediante
vaccinazione).
Infine l'ambiente, sia in senso
fisico che sociale. L'ambiente fisico è dato dal clima, dal suolo (terreni
paludosi con clima adatto favoriscono la diffusione delle zanzare, vettori della
malaria e della febbre gialla), terreni permeabili favoriscono l'inquinamento
delle falde acquifere e conseguentemente la diffusione di malattie a
trasmissione oro-fecale (Epatite A ed Epatite E, ecc); l'ambiente sociale è
dato dalla pianificazione urbana, dalla presenza di rete fognaria e idrica, di
depuratori, dalla presenza di strutture cimiteriali, dallo smaltimento dei
rifiuti, dalle condizioni delle abitazioni, il sovraffollamento delle abitazioni
e delle strutture collettive, la povertà, le condizioni di lavoro, la
disoccupazione.
Moltissime città della
periferia capitalistica sono circondate da enormi baraccopoli, variamente
chiamate: barriadas in Perù, favelas
in Brasile, callampas in Cile, kampong
a Giacarta, bidonvilles, ecc, mancano
di case, di acqua potabile, di elettricità, di sistemi fognari, di servizi
sociali (scuole, mezzi di trasporto, ambulatori), in cui la gente vive in
baracche malsane, costruite con materiali di fortuna (plastica, cartone,
lamiere), anche le metropoli dei centri imperialistici la notte si popolano di
emarginati che cercano posti di fortuna per dormire, mentre i migranti vivono in
condizioni abitative sovraffollate, precarie e antigieniche. Non c'è dubbio che
l'infanzia delle bidonvilles è quella maggiormente colpita dalle infezioni e
dalle infestazioni, cosi come le donne, in particolare in gravidanza, con la
conseguente altissima letalità.
Se dopo la fine della seconda
guerra mondiale, almeno fino ai primi anni '70 del secolo scorso, in una fase
ascendente del ciclo capitalistico, in pieno processo di decolonizzazione
politica guidata dalle borghesie nazionali nei paesi dipendenti, sembrava che la
scienza e la tecnica avessero in mano tutte le carte se non per sconfiggere
almeno per controllare le malattie infettive e diffusive, dalla seconda metà
degli anni '70 del secolo scorso, con l'inizio della crisi economica di
sovrapproduzione, inizia anche il disincanto.
Nei centri imperialistici
inizia, accentuandosi sempre di più, un processo di smantellamento e
privatizzazione dei sistemi di tutela sociale e sanitaria, frutto queste ultime
delle lotte operaie degli anni '60 e '70 ma anche dei margini di manovra
economici dei governi capitalistici dell'epoca.
L'ottantanove segna l'inizio
della restaurazione capitalistica negli stati operai degenerati e deformati ad
opera della burocrazia stalinista determinando il rapido azzeramento delle
conquiste della Rivoluzione d'Ottobre, tra cui un sistema sanitario di copertura
universale, le conseguenze sul piano sanitario in questi paesi saranno la
ricomparsa di malattie prevenibili come l'epidemia di difterite e la diffusione
della poliomielite, malattie che colpiscono prevalentemente l'infanzia.
Nei paesi dipendenti della
periferia capitalistica l'aspirazione all'indipendenza nazionale e allo sviluppo
autocentrato si infrangeva di fronte ad una borghesia nazionale subalterna
all'imperialismo e vincolata alle stesse leggi che regolano l'economia
capitalistica, i movimenti nazionalistici entravano in crisi, dal peronismo al
nazionalismo arabo, mentre iniziavano le politiche di aggiustamento strutturale
che tra le prime vittime prevedeva lo smantellamento e la privatizzazione di
quel poco che c'era di servizio sanitario pubblico.
Mentre emergono nuove pestilenze
(AIDS, febbri emorragiche virali, SARS) persistono e si accentuano le storiche
endemie (malaria, febbre gialla, colera, lebbra, epatiti virali, schistosomiasi,
turbercolosi, malattia del sonno, filariosi, tripanosomiasi), per non parlare
delle diarree che fanno stragi di bambini nei paesi del capitalismo dipendente.
Un efficace intervento di
controllo e di prevenzione delle malattie infettive e diffusive presuppone un
efficiente sistema informativo sanitario, necessariamente pubblico, un
osservatorio epidemiologico, in grado di permettere la verifica della frequenza,
della distribuzione territoriale e dell'andamento nel tempo delle malattie,
senza il quale non è possibile valutare sia la necessita di intervento che
l'efficacia dell'intervento stesso. Questo sistema è mancato nei primi mesi
dell'epidemia di SARS in Cina, la burocrazia cinese negò l'esistenza
dell'epidemia, tipico comportamento delle burocrazie staliniste, facendo perdere
tempo prezioso ai fini del controllo della diffusione del virus.
L'intervento, necessariamente
complesso, deve agire su tutte e tre i punti del "triangolo
epidemiologico", l'agente, l'ospite e l'ambiente.
Nei confronti dell'agente
infettivo i meccanismi di attacco comprendono: mezzi fisici e chimici in grado
di eliminare l'agente o ridurne la moltiplicazione nell'ambiente, sull'uomo
(farmaci) o sulla fonte di infezione[vii],
pensiamo al controllo delle derrate alimentari, dell'acqua potabile, ma anche la
lotta contro i vettori (mosche, zanzare, zecche, acari).
Nei confronti dell'ospite in
mancanza di farmaci di sicura efficacia, come nel caso della SARS, malattia
virale contagiosa a trasmissione aerea, è necessario l'isolamento dei malati e
la quarantena dei contatti[viii]
per il periodo di incubazione, per prevenire altri contatti e la diffusione
della malattia, provvedimenti questi che per essere efficaci devono prevedere
l'accettazione cosciente da parte della popolazione e quindi la necessaria
elevazione della coscienza sanitaria della stessa, condizioni queste estensibili
ad altre malattie (per esempio alle malattie a trasmissione sessuale dove la
modifica dei comportamenti e l'uso di mezzi protettivi, come il preservativo, è
centrale nel controllo della diffusione della malattie, l'azione dei missionari
cattolici contrari all'uso per motivi religiosi di tali mezzi è semplicemente
criminale).
Nell'ospite deve essere
rafforzata sia la resistenza aspecifica (alimentazione sana e sufficiente, cura
delle malattie, benessere psicofisico) che la resistenza specifica
(immunizzazione attiva) mediante campagne di vaccinazioni di massa, nel caso
siano disponibili vaccini sicuri ed efficaci, quindi la cura dei malati con
farmaci efficaci; settore critico quello farmaceutico, oggi l'85% degli
investimenti nella ricerca farmaceutica sono indirizzati a patologie che
colpiscono chi può pagare, cioè le popolazioni dei paesi imperialisti o la
borghesia dei paesi dipendenti, ma il quadro epidemiologico dei paesi
imperialisti è notevolmente diverso da quello dei paesi dipendenti, per non
parlare del sistema dei brevetti che taglia fuori da ogni possibilità di cura
milioni di proletari e di piccola borghesia nei paesi del capitalismo
periferico. Solo il controllo operaio delle industrie farmaceutiche, il
controllo degli indirizzi della ricerca
scientifica, finalizzata ai bisogni collettivi, porrà fine a questa barbarie.
Nei confronti dell'ambiente,
presupposto ad una seria politica di prevenzione è il risanamento del
territorio, il risanamento e la pianificazione urbana, le condizioni di vita
(abitazioni) e di lavoro nei diversi settori produttivi (agricoltura,
fabbriche, pesca, miniere).
Da quanto schematicamente
esposto sopra si evince che il controllo e la prevenzione delle malattie
infettive e diffusive è una questione sistemica, solo in parte riconducibile ad
un intervento sanitario.
Solo la dittatura del
proletariato, il controllo cosciente del proletariato sull'economia del paese,
sulla localizzazione delle risorse, sugli indirizzi della ricerca scientifica può
porre su basi corrette la soluzione di tali problemi.
La borghesia nazionale dei paesi
dipendenti non solo non ha risolto le questioni democratiche, dalla riforma
agraria all'indipendenza nazionale, ma non ha garantito né poteva garantire
l'abbozzo di uno stato sociale tra cui l'assistenza sanitaria pubblica; è
cronica politica di questi giorni l'inizio della delusione nella classe operaia
brasiliana per le speranze suscitate dal governo di collaborazione di classe di
Lula in Brasile, come prima si era
verificato per il governo ugualmente di collaborazione di classe nel Sudafrica
di Mandela.
Mentre la burocrazia stalinista
in URSS ha portato a termine la restaurazione capitalistica erodendo ciò che
rimaneva delle conquiste rivoluzionarie dell'Ottobre, tra cui la copertura
sanitaria pubblica, la burocrazia stalinista cinese pur seguendo lo stesso
indirizzo e pur non avendolo ancora portato a termine ha già abbondantemente
disarticolato e privatizzato il servizio sanitario con risultati evidenti (il
panico e la più bieca repressione per controllare l'epidemia di SARS).
Nei centri imperialistici, i
partiti riformisti, socialdemocratici o di origine stalinista, collaborano con
la borghesia nello smantellamento e nella privatizzazione della sanità
pubblica, dei servizi sociali, scolastici, assistenziali e previdenziali mentre
aumenta lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro salariato. Solo la
classe operaia, essendo portatrice di interessi universali, a condizione di
salvaguardare l'indipendenza politica ed organizzativa del proprio Partito dalle
forze borghesi, nel quadro di un processo rivoluzionario permanente, può porre
su basi avanzati tali questioni, solo una prospettiva socialista mondiale, se
certamente non garantisce, ma nessuno può garantire, la sconfitta definitiva
degli agenti patogeni, certamente può porre su una base cosciente e
partecipata, più avanzata il controllo e la prevenzione delle malattie
infettive e parassitarie.
[i] Il manifestarsi, in una popolazione o in una regione, di casi di malattia chiaramente in eccesso rispetto al numero atteso.
[ii] Un organismo (virus, rickettsia, batterio, fungo, protozoo ed elminti) che è in grado di produrre un'infezione o una malattia infettiva.
[iii] La restrizione delle attività di persone sane che sono stati esposti a casi affetti da una malattia contagiosa durante il periodo di incubazione della malattia, onde prevenire la trasmissione della malattia durante tale periodo nel caso in cui si manifestasse l'infezione.
[iv] Capacità di penetrazione e moltiplicazione nell'ospite umano o animale
[v] Capacità di causare una malattia
[vi] il grado di patogenicità
[vii] la persona, l'animale, l'oggetto o la sostanza da cui l'agente infettivo passa ad un ospite
[viii] persone sane che sono state esposte a persone malate in fase infettiva