Per
la difesa e il rilancio dell’opposizione di classe
Per
il rilancio della rifondazione comunista
Manifesto
- Appello
Declina Berlusconi, anche grazie
alle lotte. Ma avanza l’alternanza liberale contro le lotte, con il
coinvolgimento sempre più subalterno della maggioranza del Prc e dell’intera
sinistra italiana.
Progetto Comunista - sinistra
del Prc rivolge un appello ai militanti del proprio partito e a tutte le
avanguardie di lotta e di movimento di questi anni per costruire insieme un
argine a questa deriva. Per la difesa, irrinunciabile, di un’opposizione
comunista e di classe in Italia. Per il rilancio su basi chiare di
un’autentica rifondazione comunista.
Rafforzare l’Associazione
marxista rivoluzionaria Progetto Comunista, raccogliersi attorno alla sua
battaglia, significa rafforzare questa prospettiva generale, in un passaggio
decisivo del suo sviluppo.
Il berlusconismo è finalmente
al tramonto, per via della crisi del suo blocco sociale e di una lunga stagione
di lotte. La sua parabola discendente appare irreversibile. Ma la prospettiva
politica che da quella crisi si dispiega ha poco a che vedere con le ragioni dei
lavoratori e dei movimenti.
L’intera situazione politica
italiana va infatti precipitando verso un nuovo governo d’alternanza
Prodi-Monti, all’insegna del “risanamento finanziario del Paese” e di una
nuova stagione di sacrifici. I poteri forti, a partire dalla grande industria e
dalle banche, puntano apertamente su questa soluzione, chiedendo alle sinistre e
alla Cgil di predisporsi, ancora una volta, alla concertazione delle politiche
padronali e di garantire la pace sociale.
Al Prc, in particolare, si
chiede un pieno coinvolgimento nel governo per coprire a sinistra il ritorno
alla concertazione e privare le lotte e i movimenti di un punto di riferimento
politico. Per questo la svolta governativa di Bertinotti celebrata dal VI
Congresso del Prc - ma penalizzata dal voto delle regionali - è stata salutata
con entusiasmo da tutta la grande stampa liberale.
Questa prospettiva è
inaccettabile.
Le lotte e i movimenti di questi
anni contro il governo Berlusconi non possono fare da sgabello all’ennesimo
ritorno di un governo liberale indirizzato contro le loro ragioni. I comunisti
in particolare non possono prestarsi in alcun modo a sostenere un governo
padronale, per di più retto da quello stesso personale politico che negli anni
Novanta fece pagare alle grandi masse il prezzo di Maastricht e delle politiche
di guerra ("pacchetto Treu", privatizzazioni, finanziarie di lacrime e
sangue, campi di detenzione per gli immigrati, bombardamenti in Kosovo…),
spianando così la strada a Berlusconi.
Contro questa prospettiva è
necessario raccogliere tutte le forze disponibili, ovunque collocate. E’
necessario battersi in ogni luogo di lavoro, in tutti i movimenti, in tutte le
organizzazioni di massa per affermare l’autonomia del mondo del lavoro dal
centro liberale dell’Ulivo e dai poteri forti che lo sostengono: chiamando
tutti i protagonisti di una stagione di lotta, tutti i movimenti, tutte le loro
rappresentanze politiche, sindacali, associative, a unire le proprie forze
attorno a un programma indipendente, per una propria alternativa a Berlusconi e
alle classi dominanti del Paese. Per cacciare Berlusconi dal versante delle
lotte, non alla coda dei liberali e della concertazione contro le lotte.
E’
l’ora della chiarezza
E’ necessario, in particolare,
che i comunisti si assumano, sino in fondo, le proprie responsabilità.
Nel VI Congresso del Prc,
ventimila militanti e iscritti del partito - pur collocati su mozioni diverse e
tra loro alternative - hanno espresso la propria ostilità alla svolta
governativa del Segretario. Non si era mai verificato un dissenso tanto grande
nella storia del partito rispetto alla linea della sua maggioranza dirigente.
Ora è necessario unire dal
basso le fila del dissenso interno attorno ad un impegno comune e inderogabile:
battersi sino all’ultimo all’interno del partito per impedire il suo
ingresso nel governo Prodi-Monti e ogni forma di sostegno ad esso; battersi nei
movimenti e nelle lotte per rivendicare la rottura col centro liberale e i
poteri forti; battersi nel partito e nei movimenti per salvaguardare e
rilanciare un’opposizione comunista e di classe in Italia: che è una necessità
irrinunciabile non solo per i comunisti ma per tutti i movimenti di lotta.
In ogni caso Progetto Comunista
- sinistra del Prc andrà sino in fondo in questa battaglia. In piena coerenza
col proprio percorso politico.
Non abbiamo mai nutrito
illusioni in Bertinotti, né le abbiamo alimentate. Per anni, controcorrente,
quando altri avallavano la cosiddetta “svolta a sinistra” del Prc,
affermavamo che la rottura con Prodi e il movimentismo erano solo una parentesi,
finalizzata a riconquistare forza negoziale per un nuovo accordo di governo. Ci
accusarono di pregiudizio. Ora parlano i fatti.
Ancora durante il VI Congresso,
mentre altri “critici” sostenevano una prospettiva di condizionamento di
Bertinotti e dello stesso centrosinistra - o attraverso “condizioni”
negoziali, o attraverso la pressione di movimento - affermavamo che la svolta
governista del Segretario è irreversibile; che il centro liberale è una
rappresentanza organica del capitalismo italiano, come tale impermeabile alle
ragioni dei lavoratori; che ogni forma di sostegno, fosse pure esterno, al
governo borghese dell’Unione ci corresponsabilizzerebbe agli interessi di
un’altra classe e al suo programma antipopolare. Ci hanno accusato di
“rigidità ideologica”. Ora parlano le conclusioni del Congresso, il
programma di Monti, il “Welcome Bush” di Fassino e D’Alema.
La verità è che ogni illusione
va definitivamente superata. Che la vecchia pratica dei minuetti diplomatici,
delle calibrature tatticistiche, degli eterni rinvii ed attesismi, tanto cari
alle “sinistre critiche”, va definitivamente archiviata. E’ l’ora della
massima chiarezza della prospettiva: o si sta dalla parte dei lavoratori e dei
movimenti in piena autonomia dai liberali, o si sta a braccetto con i liberali
contro i lavoratori e i movimenti. O di qua, o di là: non vi sono, né vi
saranno, “terze vie”.
In questo senso Progetto
Comunista intende assumersi pienamente le responsabilità della coerenza. Come
abbiamo detto: “nessun governo della borghesia italiana, di centrodestra o di
centrosinistra, potrà essere privato di un’opposizione di classe e
comunista”.
Chiediamo all’insieme dei
comunisti del Prc, al di là di ogni steccato di mozione, un impegno comune su
questo terreno. Per salvare il Prc dalla stessa distruzione delle sue ragioni.
Unita’
dei lavoratori e delle lotte
Questa nostra battaglia per
l’autonomia dei comunisti dal liberalismo è parte di una più ampia battaglia
per l’autonomia del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta.
In questi anni più è avanzata
la coalizione delle sinistre con i liberali, più i movimenti sono stati
subordinati alle compatibilità di quella coalizione. Lo dicono i fatti.
Le potenzialità delle lotte
operaie - rivelate dalla splendida lotta di Melfi - sono state sacrificate alla
ripresa della concertazione con la Confindustria di Montezemolo e per questo
private di una proposta unificante e di uno sbocco.
Il movimento contro la guerra e
per il ritiro immediato delle truppe ha subito gli effetti smobilitanti del
compromesso con Prodi attorno al rilancio di una “soluzione multilaterale”
in Irak targata Onu.
La stessa battaglia elementare
contro le riforme costituzionali di Berlusconi è stata paralizzata dalla
subordinazione alla bozza Amato e al suo “premierato dolce”. Per non parlare
del balbettio ossequioso e subalterno delle sinistre di fronte alle gerarchie
ecclesiastiche e alle loro tendenze più reazionarie (da Woityla a Ratzinger).
La verità è che su ogni
terreno il blocco col centro liberale (e cattolico) lega le mani
all’opposizione di massa, a vantaggio o di Berlusconi o dell’alternanza
Prodi. Solo una rottura col centro può liberare una prospettiva nuova di
unificazione e rilancio dei movimenti in direzione di una alternativa vera.
Non è un caso che Progetto
Comunista - l’unica tendenza della sinistra italiana che ha basato e basa la
propria politica sulla rottura col liberalismo - sia anche l’unica tendenza
che ha avanzato, in questi anni, nei movimenti, una proposta di lotta
alternativa, in direzione di una piattaforma d’azione unificante e di uno
sciopero generale prolungato: solo una politica di indipendenza di classe può
liberare una proposta di lotta all’altezza delle necessità dello scontro. E
peraltro le uniche forme di lotta ad aver vinto in questi anni - a Melfi, a
Scanzano, in Fincantieri - sono esattamente quelle forme di lotta radicali e a
oltranza che Progetto Comunista, controcorrente, aveva proposto e che tutte le
direzioni della sinistra politica e sindacale avevano ritenuto impossibili o
perdenti.
Continueremo ora, a maggior
ragione, la nostra battaglia nei movimenti per la loro autonomia e la loro unità,
in funzione di un’autentica esplosione sociale, concentrata e radicale: la
sola che possa ribaltare i rapporti di forza tra le classi, scompaginare la tela
dell’alternanza liberale, aprire il varco di un’alternativa vera.
Una giovane generazione di
avanguardie si è riaffacciata nelle fabbriche, nelle scuole, nei movimenti
contro la guerra e l’occupazione dell’Irak. Progetto Comunista e i suoi
militanti sono parte di questa realtà, avendo moltiplicato in questi anni i
propri legami con l’avanguardia di lotta: alla Fiat di Melfi come in
Fincantieri a Genova; presso i lavoratori Alitalia di Roma come nelle lotte
degli autoferrotranvieri di Torino; nelle lotte del lavoro precario a Bologna,
Genova, Pescara come nelle lotte studentesche alle Università di Cosenza e di
Cagliari; nelle mobilitazioni contro i Cpt in Sicilia come nella lotta contro la
privatizzazione dell’acqua a Napoli; nelle iniziative del Forum Palestina come
nel movimento più generale per il ritiro delle truppe dall’Irak… Ora ci
proponiamo di estendere e radicare questo patrimonio di esperienze, in stretta
connessione con la nostra battaglia alternativa nel Prc.
Ma soprattutto, ancora una
volta, ci proponiamo di impedire che questa nuova avanguardia, che abbiamo
incontrato nelle lotte di questi anni, sia privata di un riferimento politico di
opposizione. Quando affermiamo che l’opposizione comunista è irrinunciabile
vogliamo dire anche questo. Che è irrinunciabile l’esigenza di offrire alla
nuova generazione e alla sua domanda di svolta una prospettiva anticapitalista e
un’organizzazione di partito che la persegue: senza la quale, come
l’esperienza insegna, anche i movimenti più ampi e generosi finiscono con
l’essere dispersi o assorbiti nella logica dell’alternanza.
Per
la difesa irrinunciabile di un’opposizione comunista
Al tempo stesso la salvaguardia
e il rilancio di un’opposizione comunista è inseparabile dalla chiarezza di
una base politica e programmatica. L’esperienza insegna che in mancanza di una
chiara base di principio si costruisce sull’argilla e alla fine si frana.
Il marxismo rivoluzionario è
stato sempre accusato, nella storia, di un eccessivo attaccamento ai principi;
così nella stessa storia del Prc il gruppo dirigente del partito - e, alla
coda, tanti dirigenti “critici” - hanno accusato Progetto Comunista di
“ideologismo” a scapito della “concretezza”. E’ vero l’opposto. I
principi del marxismo non hanno nulla di “ideologico” e di astratto:
riflettono proprio l’esperienza concreta della lotta di classe, nel succedersi
delle generazioni. Il vero pregiudizio ideologico sta nel rimuovere questo
patrimonio di esperienza: magari per avere le mani libere per le politiche di
accomodamento con i liberali e le classi dominanti (o verso le politiche del
riformismo).
Proprio la parabola del Prc lo
dimostra. La furia ideologica con cui, nel corso degli anni, si è promossa la
rottura col cosiddetto “comunismo novecentesco”, col tema stesso della
conquista del potere e della rottura rivoluzionaria - sino alla scoperta
identitaria della non violenza e alle lodi al papato - è stata solo
apparentemente un fatto “culturale”: in realtà ha accompagnato la ricerca
di un profilo accomodante, compatibile, rassicurante agli occhi del liberalismo,
dei suoi intellettuali, della sua stampa, dei suoi partiti, dei suoi governi.
Come sempre è stata la deriva
politica governista a trascinare con sé la deriva “identitaria”.
Proprio per questo il rilancio
dell’opposizione comunista richiede un’autentica rifondazione
rivoluzionaria. Il recupero e l’attualizzazione dei principi programmatici del
comunismo - dell’opposizione ai governi borghesi, della conquista del potere
da parte dei lavoratori, di un programma di transizione che colleghi le lotte
immediate ad una prospettiva socialista - è la condizione necessaria non solo
di un’alternativa di società ma della stessa opposizione strategica alle
classi dominanti. Senza quella radice si viene risucchiati, prima o poi, nel
governo di questa società. E così si smarrisce non solo il socialismo, ma lo
stesso antagonismo: tanto più nell’epoca storica della crisi del capitalismo,
in cui corresponsabilizzarsi ai governi borghesi significa cogestire le
controriforme e la distruzione di vecchie conquiste, sotto la guida dei Prodi,
dei Jospin, dei Lula.
Tanto più oggi, solo una
prospettiva socialista, in ogni Paese e su scala mondiale, può liberare
l’umanità dall’imbarbarimento progressivo delle condizioni di lavoro e di
vita, dal ritorno prepotente delle guerre e del colonialismo imperialista,
dall’acuirsi progressivo dell’oppressione delle donne e della devastazione
dell’ambiente.
E solo una lotta di opposizione
radicale per una prospettiva socialista può consentire, come suo sottoprodotto,
la difesa di vecchie conquiste e la conquista di riforme parziali.
Rafforzare
l’Associazione Progetto Comunista.
Su queste basi e con questo
impegno, ci proponiamo di rilanciare quella rifondazione comunista che il Prc ha
sinora mancato e che il suo attuale gruppo dirigente tende oggi a liquidare
definitivamente. Per questo ci rivolgiamo, prioritariamente, ai comunisti del
nostro partito; a quanti l’hanno col tempo abbandonato non riconoscendosi più
nel suo indirizzo; a quanti fuori dal partito, nei movimenti, hanno cercato e
cercano un progetto generale di rivoluzione cui ricondurre le proprie energie e
il proprio impegno quotidiano di lotta.
Ma rilanciare la rifondazione
comunista non è solo battaglia di idee. Richiede lo sviluppo di
un’organizzazione di militanti e di quadri che si batta per quelle idee.
Richiede lo sviluppo, attorno a questa organizzazione, di un’area
riconoscibile di sostegno.
Rafforzare oggi l’Associazione
Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista con la propria adesione, col proprio
contributo significa rafforzare questo progetto, in un passaggio decisivo del
suo sviluppo.
A differenza di altri soggetti,
non consideriamo la nostra Associazione come il fine di sé stessa in una logica
autocentrata e settaria : la consideriamo uno strumento di lotta, oggi decisivo,
per un più largo raggruppamento rivoluzionario d’avanguardia, aperto alla
confluenza di tutti coloro che indipendentemente dalla loro provenienza ne
condividono i principi di fondo e gli orientamenti generali; impegnato a
sviluppare una direzione politica alternativa del movimento operaio e dei
movimenti di lotta. Una direzione che sappia da che parte stare perché animata
da una reale prospettiva socialista e rivoluzionaria. Una direzione capace di
esprimere in ogni lotta parziale il profilo di un progetto generale. Una
direzione, finalmente, che non tradisca e non si venda. Questa è, per noi, la
rifondazione comunista.