Vendola:
tra mito e realtà
di Michele Rizzi
“Vendola ha sconfitto Boccia alle primarie, e Fitto alle
elezioni regionali, un altro mondo è possibile. La Puglia è il nuovo
laboratorio politico dell’alternativa”. Così, un noto dirigente regionale
bertinottiano, all’indomani dell’esito del voto pugliese.
Fin qui il mito.
Infatti il forte vento della
cosiddetta “primavera pugliese” aveva innescato una mobilitazione militante
di settori sindacali, di sinistra Ds, di pacifismo, di ambientalismo, di quella
sinistra antagonista, tante volte evocata, che voleva la sconfitta del candidato
del centro liberale dell’Unione, Francesco Boccia e degli interessi della
borghesia pugliese, che quest’ultimo avrebbe rappresentato, in direzione di
un’alternativa di sistema, vera e non presunta.
E proprio nel momento in cui
Boccia, replicando a Mantovano, che accusava il centrosinistra pugliese di voler
abolire la proprietà privata e di non avere in animo la difesa della famiglia,
dichiarava alla Gazzetta del Mezzogiorno
che Marx non aveva capito, bontà sua, che il capitalismo è riformabile, magari
da D’Alema e Prodi, e che “il centrosinistra è contrario al riconoscimento
delle coppie gay e che quindi crede fermamente nella tutela della famiglia una e
indivisibile fondata sul matrimonio”.
Le primarie, seppur criticate
aspramente da Progetto comunista in Puglia, hanno comunque decretato il
sentimento di rottura della sinistra militante, con quegli stessi apparati di
potere capitalista e quindi avrebbero dovuto indirizzare il Prc verso la ricerca
di un’altra strada percorribile, ossia la costruzione di una vera sinistra di
“alternativa” ai poteri forti regionali, rappresentati da Fitto e dal duo
Boccia-Divella, con tutti i movimenti di lotta antagonista, che hanno animato
negli ultimi anni lo scenario pugliese, per un governo dei lavoratori e degli
sfruttati.
I fatti ci dicono che il Prc ha
scelto, inopinatamente, un’altra strada: quella della subordinazione al centro
liberale dell’Ulivo.
La maggioranza del Prc, ha
venduto la cosiddetta “primavera pugliese”, che ha spazzato i vari governi
locali di destra, come la rappresentazione, in salsa unionista,
dell’alternativa reale su cui fondare la concretizzazione di quel sentimento
di cambiamento della gente pugliese.
Questo, appunto, è il mito. La
realtà è un’altra e passa attraverso la Giunta Emiliano a Bari, il cui
assessore all’economia è proprio Boccia, che finanzia la scuola privata
(700.000 euro), si appresta a vendere gli immobili di proprietà comunale, anche
quelli di valore storico e a cementificare la città , con la presenza del Prc
al governo e l’appoggio “critico” dei compagni dell’Ernesto e di Erre.
Vi è un elemento di
discontinuità con la precedente gestione di destra ?
E alla Provincia di Bari, dove
il Prc è presente con due assessori, il Presidente Enzo Divella, attraverso
l’accordo con le Autorità montenegrine, per favorire la delocalizzazione
delle aziende pugliesi sull’altra sponda dell’Adriatico, non si pone in
continuità con i governi precedenti ?
D’altronde, credere che il
maggior imprenditore pugliese, possa decidere di colpo, di abbandonare la
salvaguardia degli interessi della borghesia locale, è un duro esercizio di
mistificazione della realtà.
Non è un caso, che lo stesso
Divella abbia convinto vari politici locali della Cdl, come l’ex segretario
regionale dell’Udc, a saltare il fosso e passare nell’altro schieramento, a
sostegno dell’Unione e di Vendola, assicurandoli che il centrosinistra è una
rappresentanza, magari più efficiente di quella berlusconiana, degli interessi
del capitalismo locale, e che quindi è possibile ed auspicabile “il cambio di
cavallo”.
E’ ancora un caso che lo
stesso Divella, in prossimità dell’inizio della campagna elettorale
regionale, girasse con lo stesso Vendola, dal Salento al foggiano, a cercare
consensi nel mondo imprenditoriale?
E questi consensi ricevuti, non
si stanno tramutando nella riesumazione del “Corridoio 8”, la cui attuazione
è stato uno dei motivi per i quali il governo D’Alema bombardava la ex
Jugoslavia?
Vendola aveva promesso
l’abolizione del Piano di riordino ospedaliero di Fitto, disastro sanitario
che aveva cancellato interi reparti ospedalieri.
Ma le dichiarazioni del nuovo
assessore regionale alla sanità, il socialista Tedesco, sulla necessità di un
nuovo taglio di 2500 posti letto, non vanno chiaramente verso un’altra
direzione, ossia verso il completamento del Piano sanitario del governo della
Casa della Libertà?
Le reazioni alle dichiarazioni
di Tedesco, creano ironia in Fitto, per cui: “Tedesco sembra proprio un
assessore della mia giunta” e sconcerto in sindacalisti ed esponenti della
società civile, sostenitori di Vendola, come la Azzolini del Comitato pro
ospedale di Terlizzi che afferma,
perentoriamente: “ Sui tagli ai posti letto esprimo un giudizio negativo. Ad
ogni modo, mi sento garantita dal governatore Vendola. Ma sia chiaro: sul
ritorno di ginecologia a Terlizzi non si arretra. E’ il simbolo della nostra
battaglia per la sanità. Che se non fosse condivisa dal governo regionale ci
indurrebbe a contestare Nichi così come abbiamo contestato Fitto.”
Che Vendola non prendesse le
distanze dalle dichiarazioni di Tedesco, ma anzi ne chiarisse il senso, ne è
testimone l’intervista sulla Gazzetta
del Mezzogiorno del 15 maggio: “Il rispetto dei parametri non è un
obiettivo astratto. Io i parametri li posso rispettare a una condizione: che per
ogni posto letto che verrà tagliato, c’è un corrispettivo di servizio
socio-sanitario sul territorio. Il limite del mio predecessore è stato questo:
non era sbagliata la filosofia, era sbagliata la realizzazione di quella
filosofia.”
Quindi, tagli sì, ma con
raziocinio e concertazione.
Ma la gente pugliese non
chiedeva un taglio sì, ma con i poteri forti che sostengono alternativamente
Cdl e Ulivo?
Mi sa tanto che l’agognata
“primavera pugliese”, si stia trasformando rapidamente ed irrimediabilmente
in un gelido e non previsto “inverno di passione pugliese”.