Nota sulla Direzione nazionale del PRC del 21 settembre

 

 

 

di Marco Ferrando 

 

 

La riunione di Direzione Nazionale del 21 settembre ha registrato un esito tanto clamoroso quanto significativo.

 

Dopo un’estate in cui Fausto Bertinotti si è profuso in un’impressionante accelerazione della svolta di governo (primarie, “vincolo di maggioranza”, “coalizione democratica”, incontro “umanitario” con Berlusconi a rimorchio dell’Ulivo…); dopo che tutto questo è avvenuto fuori da qualsiasi verifica democratica negli stessi organismi dirigenti del partito (segreteria inclusa); dopo che questa accelerazione ha moltiplicato il disorientamento interno al partito e le fratture coi movimenti, col plauso entusiastico di tutta la stampa borghese e di Romano Prodi… Claudio Grassi, a nome dell’Ernesto, ha sottoscritto la mozione di Bertinotti. Mentre i dirigenti di Erre (Turigliatto e Malabarba), pur “critici”, hanno rinunciato a presentare una propria mozione; hanno votato contro la mozione della segreteria e contro la nostra mozione alternativa (in singolare equidistanza tra la prospettiva di governo con Prodi e la proposta dell’indipendenza di classe); hanno annunciato un proprio contributo di Tesi, a favore di “un confronto programmatico aperto” con l’Ulivo, “senza conclusioni precluse”.

Non ancora soddisfatti, sia i dirigenti dell’Ernesto, sia i dirigenti di Erre hanno votato a favore della proposta di Bertinotti di un futuro direttore di Liberazione esterno al nostro partito e militante dei Ds., contro ogni piu’ elementare criterio politico di difesa dell’indipendenza del Prc e a rimorchio di una scelta tutta interna alla ricomposizione tra Bertinotti e sinistra Ds.

 

Il risultato di questo capolavoro è che la stampa puo’ parlare di “riconquista” del partito da parte di Bertinotti, dell’effetto “magnetico” dell’incontro Prodi-Bertinotti alla Festa nazionale di Liberazione, di un Segretario più forte all’apertura all’Ulivo.

Ed in effetti, grazie a questa capitolazione e/o paralisi delle aree “critiche” di maggioranza, Bertinotti esce obiettivamente rafforzato, all’interno e all’esterno, da questa prova.

 

Ø      Le responsabilita’ di Ernesto ed Erre

 

Questa esperienza conferma purtroppo una volta di piu’ la totale inaffidabilita’ e l’opportunismo politico dei gruppi dirigenti dell’Ernesto e di Erre. Ed anche le loro grandi responsabilita’.

Non si tratta di “errori” o timidezze”. Si tratta di una logica politica.

Non basandosi sul concetto dell’indipendenza di classe dai governi borghesi come questione di principio; riducendo la propria “critica” alla lamentazione di una “insufficiente” determinazione negoziale col Centro liberale dell’Ulivo (l’Ernesto) o ad un “insufficiente” investimento nei movimenti (Erre), i gruppi dirigenti di queste aree si condannano percio’ stesso ad una pura logica di “pressione” su Bertinotti, tanto subalterna quanto sterile.

La loro principale speranza, ad oggi, è che Bertinotti conceda loro l’occasione di un ritorno all’ovile attaverso l’offerta di un documento a tesi emendabile: in questo caso non esiterebbero ad “emendare” la prospettiva di governo con la borghesia italiana. Viceversa, se Bertinotti si rivelasse indisponibile all’offerta, si troverebbero costretti a malincuore a mozioni congressuali alternative. Nell’intento di conservare la propria nicchia di componente e di ottenere la forza negoziale sufficiente per restare nella Segreteria nazionale o per entrarvi; per conservare una presenza istrituzionale; per restare negli assetti di Liberazione, ecc…

 

Ø      Per un documento alternativo unitario e coerente

 

Noi seguiamo e seguiremo un’altra logica. Quella di una battaglia politica chiara e coerente alla luce del sole, su una reale proposta alternativa. Tanto piu’ in questo VI Congresso non è in gioco l’ “interesse” di questa o quell’altra componente, ma la stessa ragione sociale del Prc e, con essa, il futuro del partito.

Per questo ribadiamo la nostra proposta: tutti i compagni e le compagne che vogliono impedire la deriva del Prc verso un governo liberale con l’Ulivo, che vogliono battersi per un polo autonomo di classe anticapitalistico, che considerano irrinunciabile un’opposizione comunista in Italia hanno l’occasione e la necessita’ di unire le proprie forze, superare vecchi steccati, concentrare tutte le loro energie in una battaglia comune attorno ad un unico testo congressuale alternative.

Il dissenso nel corpo del partito è molto grande, travalica vecchi confini di mozione, preoccupa lo stesso Segretario. Perche’ non lavorare a dargli un’espressione unitaria e coerente?

 

Non demorderemo da questa proposta elementare, che già abbiamo formalizzato in Direzione nei termini piu’ chiari. Ed anzi, a fronte della resa o dell’eterno pendolarismo di altri dirigenti “critici”, crediamo che questa ricomposizione unitaria possa e debba svilupparsi dal basso, nelle federazioni, nei circoli, attraverso un confronto aperto e libero.

 

Per questo ci sentiamo impegnati da subito a presentare in tutta Italia il nostro appello congressuale per un documento alternativo coerente: con la più ampia disponibilità di confronto, senza alcuna pregiudiziale, con tutti i compagni che si riconoscono nella necessità imprescindibile di un'opposizione comunista ai governi della borghesia italiana.

 


Dichiarazione di voto contrario di Franco Grisolia

sull’OdG relativo alla sostituzione della Direzione di Liberazione

 

Dichiaro il mio voto contrario all’Odg presentato e all’ipotesi di sostituzione dell’attuale direzione di Liberazione lì indicata. Come ho già chiarito nel recentissimo incontro tra la segreteria del partito, l’attuale direzione del giornale e il suo consiglio d’amministrazione di cui faccio parte, la mia opinione contraria non esprime in alcun modo un giudizio negativo sulla persona di Piero Sansonetti o sulle sue capacità professionali. Solo trovo inconcepibile che il Prc non possa individuare al suo interno le qualità al contempo di direzione politica e professionalità giornalistica per la direzione di quello che resta l’organo del nostro partito e non un giornale “fiancheggiatore”. E’ chiaro che esiste qui una differenza essenziale con tutte le anime della maggioranza congressuale del PRC (“maggioranza della maggioranza”; area dell’Ernesto; Erre) – unite nel voto favorevole all’Odg- sulla concezione del partito e del suo rapporto con i propri organi di stampa. Una concezione, quella che difendo, che è stata propria di tutta la tradizione del movimento operaio e che non capisco perché si debba oggi modificare, se non alla luce di concezioni strategiche che, pur nella loro parziale diversità, mettono tutte in definitiva in questione quei concetti di “organizzatore collettivo” e di “egemonia” su cui i partiti comunisti si sono  costruiti. Da qui il mio voto contrario.