La
rivoluzione argentina e il ruolo dei trotskisti
Intervista di Franco Grisolia al dirigente del Partido
Obrero Jorge Altamira
Grisolia: Puoi sintetizzare per i lettori del nostro
giornale l'attuale situazione generale, politica e sociale, in Argentina?
Altamira: Il processo politico argentino si trova di nuovo
a un punto di svolta. Questo si manifesta in forme diverse, ma principalmente
nella crisi del progetto elettorale lanciato dal governo nello scorso giugno,
nell’aggravarsi della crisi economica e in una nuova rottura delle
negoziazioni col FMI, nel contagio della crisi finanziaria a Uruguay, Paraguay e
Brasile e, soprattutto, nella sostenuta crescita delle lotte popolari nelle
diverse forme: la crescita delle occupazioni di fabbriche, l’inizio delle
lotte studentesche e, naturalmente, un forte sviluppo delle organizzazioni
piquetere e delle assemblee popolari.
La crisi del progetto elettorale è assolutamente
rilevante perché questo progetto ha cercato di sviare la mobilitazione di massa
da un lato, e di contenere la disintegrazione del peronismo dall’altro. Si
fissavano due tappe: elezioni primarie a fine novembre ed elezione di un nuovo
presidente a fine marzo, per formare il governo nel maggio del 2003. Quanto
questo proposito fosse artificiale lo si poteva subito vedere dalla sua
incostituzionalità, sia la Costituzione che le leggi non ammettono la
possibilità di anticipare le elezioni e il cambio di governo, che si potrebbero
realizzare solo rispettivamente in settembre e dicembre 2003. Le primarie
avevano come solo scopo quello di unificare il peronismo, che attualmente ha
sette candidati, con intenzioni di voto che nella maggior parte dei casi non
superano il 5%. Dato il crollo totale della Unione Civica Radicale e
l’inconsistenza del centrosinistra e della destra, l’unificazione elettorale
del peronismo è considerata dalla borghesia come l’unica via d’uscita
possibile alla crisi politica. Tuttavia negli ultimi giorni l’annullamento
delle primarie è un fatto appurato, cosa che condurrebbe il peronismo a
partecipare alle elezioni in una situazione di dispersione.
Il motivo per cui sono state annullate le primarie è
l’evidenza che nessuno ne rispetterebbe il risultato, a causa dei numerosi
sospetti di frode. Non è necessario dire che se questo quadro non si modifica
le elezioni non si faranno, perché né il peronismo, né l’imperialismo,
accetterebbero un altro governo che non esca dal partito ufficiale.
E’ stato precisamente quando si stava mettendo a nudo
questa crisi del processo elettorale che i partiti e la burocrazia sindacale di
centro sinistra e l’ex trotskista Zamora, si uniscono per ‘’sospendere’’
le loro campagne elettorali, esigendo il rinnovamento delle cariche elettive.
Anche Izquierda Unida sospende la sua campagna elettorale, che stava conducendo
con la parola d’ordine: ‘’Per un candidato unico della sinistra’’. Il
centro sinistra e la sinistra democraticheggiante si sono visti obbligati a
improvvisare: il primo chiede elezioni generali e il rinnovamento anticipato dei
mandati legislativi. Siccome questa richiesta esige una previa riforma della
Costituzione, questo blocco lancia la parola d’ordine di un’Assemblea
Costituente. E’ evidente che il centro sinistra mette tra parentesi la
campagna elettorale per il semplice motivo che ha perso sostanza e che il suo
obiettivo di elezioni per tutte le cariche persegue un riscatto del regime
politico a partire dell’impresentabilità del peronismo, senza cessare di
essere per questo una piattaforma elettorale nel caso in cui le elezioni di
marzo abbiano luogo comunque. Izquierda Unida propone una Costituente con un
programma riformista più ampio, che però coesisterebbe con l’attuale regime.
Ancora oggi la deputata nazionalista Alicia Castro, che appartiene allo ‘’spazio’’
di Izquierda Unida, prosegue la campagna elettorale.
La base economica della crisi politica in corso è il
fallimento del governo nel tentativo di superare la catastrofe sociale e
finanziaria o, per lo meno, di attenuarla. La disoccupazione reale ha raggiunto
il livello assolutamente eccezionale del 55%; i fallimenti di imprese sono i più
elevati di tutta la storia, il salario reale è calato in 7 mesi del 25%; non
esiste in assoluto il credito in nessuna forma, nonostante una svalutazione
mostruosa del peso le esportazioni sono bloccate. Quel che è peggio è che le
principali misure di risanamento capitalistico non sono ancora state prese: per
esempio l'aumento delle tariffe di luce, telefono, acqua e gas, o la
rinegoziazione del debito esterno, che è paralizzata. Per questo motivo non
procedono le negoziazioni col FMI. I grandi capitali non vogliono che il governo
ottenga prestiti per la stabilizzazione perché vogliono approfittare della
crisi economica per svalorizzare propri debiti locali a spese della finanza
pubblica.
Un potente fattore della crisi attuale, per quanto non
ancora quello decisivo (che continua a essere il crollo capitalistico e la
straordinaria divisione della borghesia), è stato la lotta delle masse, in
particolar modo del movimento piquetero. E’ necessario ricordare che il
massacro di solo due mesi fa contro i piqueteros (26 giugno) ha avuto
l’obiettivo premeditato di stabilire un regime forte che potesse gestire la
crisi economica e politica. Il governo non aveva previsto in quel momento una
convocazione elettorale. Quando il movimento piquetero reagì al massacro con
una mobilitazione che trascinò anche i sindacati e le assemblee popolari, che
si estese dal 27 giugno fino al 9 luglio, il governo non ebbe altra alternativa
che fare marcia indietro: incarcerò i poliziotti responsabili degli assassinii
e convocò le elezioni, perché era l’unico modo per impedire la sua caduta.
A partire da questo momento si sono succedute varie
vittorie popolari: l’estensione del sussidio ai disoccupati comprendendo fino
a 2 milioni di persone, l’espropriazione di varie imprese occupate, diversi
aumenti salariali, la riduzione della giornata lavorativa nel sottosuolo senza
riduzione di salario, ma, oltre a ciò, si sono fermati degli attacchi
importanti, come lo sgombero di case occupate.
Il momento attuale vede la fine del piano
politico-elettorale che solo 60 giorni fa era stato confezionato per impedire la
caduta del governo. Chiaramente siamo alla vigilia di una nuova svolta. Le
alternative sono: un’anticipazione ulteriore delle elezioni, per esempio in
dicembre o la caduta di Duhalde (diversi governatori di province e comuni sono
già caduti e altri cadranno nelle prossime settimane). La questione che cresce
in questi giorni è chi si farebbe carico del governo. L’impressione che il
governo sia decapitato si è accentuata in conseguenza di una tremenda ondata di
crimini e di sequestri che vede come principale protagonista la stessa polizia.
L’eccezionale decomposizione dello stato si accompagna con la certezza che ci
sarebbe una cospirazione politica dietro l’ondata criminale per sviluppare un
processo di militarizzazione.
Grisolia: Quali sono il ruolo e le proposte del Partido
Obrero, anche in relazione alle posizioni delle altre forze di sinistra?
Altamira: Fra i principali partiti del paese (e anche tra
quelli che non lo sono in assoluto), il Partido Obrero è stato l’unico ad
attaccare la convocazione elettorale. Fin dal principio invitò a distruggerla e
prospettò la necessità di completare il lavoro della ribellione del 19 e del
20 del dicembre scorso, cacciando il governo per fare convocare un’Assemblea
Costituente dalle organizzazioni in lotta. Dall’1 luglio al 3 agosto il
Partido Obrero ha intrapreso una campagna nazionale con queste posizioni,
culminata con un’iniziativa con 500 partecipanti, per un 80% militanti operai
e piqueteros. E’ a partire dalla prima settimana di agosto che inizia la
svolta del centro sinistra, di Zamora e di IU verso una ‘’sospensione’’
della campagna elettorale. Delle diverse vittorie del Partido Obrero negli
ultimi due anni, quest’ultima è probabilmente la più spettacolare, perché
ha provocato una forte impressione tra i lavoratori che hanno valutato le
diverse posizioni che si confrontavano.
Grisolia: Qual'è ad oggi l'organizzazione e l'azione del
movimento piquetero,delle assemblee popolari e degli altri movimenti di massa?
Altamira: Il Movimento Piquetero rivoluzionario (Bloque
Piquetero) ha conquistato un enorme seguito, autorità e capacità di
reclutamento negli ultimi mesi, e anche proiezione politica. E’ stato nel
centro della crisi col massacro del 26 giugno e le lotte successive. Ha
spiazzato il settore collaborazionista (CCC-CTA). Raggruppa le imprese occupate
e diversi sindacati, il suo profilo di organizzazione operaia si accentua di
giorno in giorno. In un recente incontro di imprese occupate vari delegati hanno
sostenuto la necessità che il Bloque Piquetero si ponga alla testa di una
campagna per lo sciopero generale. Prevede di occupare le imprese che licenziano
o sospendano, e anche riaprire e occupare quelle che hanno già chiuso per
metterle a produrre sotto il controllo operaio. Non c’è il minore dubbio che
la forza più numerosa, organizzata, militante e in crescita sia il Polo Obrero,
che è fomentato dal Partido Obrero. Il Polo Obrero organizza circa 8.000
aderenti. Circa un centinaio di Assemblee Popolari della Gran Buenos Aires
lavorano già in modo organizzato col Bloque Piquetero; lo stesso accade
nell’interno del paese. Anche a Córdoba, Rosario, Neuquen, Salta, Tucumán y
Resistencia, il Polo Obrero è un’organizzazione di massa. E’ significativo
che l’unica forza politica importante presente nel Bloque Piquetero sia il
Partido Obrero (il MAS e Fuerza Socialista sono piccoli gruppi), mentre il
Partito Comunista lo fa attraverso una frazione importante, il Movimiento
Territorial de Liberación, che però ha forti divergenze con la direzione del
PC.
Grisolia: Qual'è la posizione del Partido Obrero rispetto
alle elezioni presidenziali convocate per il prossimo marzo?
Altamira: Le caratteristiche estreme a cui è giunta la
crisi politica invalidano il piano del governo, ed è molto probabile che esso
debba anticipare ulteriormente le elezioni. Lo scopo è che un nuovo
ravvicinamento delle elezioni possa aiutare a prevenire un sollevamento popolare
e agisca come fattore di integrazione dell’opposizione politica, tanto quella
del centro sinistra che quella presente nel peronismo, così come potrebbe
servire a far concedere da parte dell’imperialismo e del FMI una sorta di
tregua al governo e farli intervenire nel processo elettorale.
Un ravvicinamento, naturalmente, potrebbe anche accelerare
la crisi del peronismo e, pertanto, del processo politico nel suo insieme.
Attraverso un presidente, che dovrebbe scaturire da un ballottaggio, la
borghesia vorrebbe creare un arbitro che controlli un’ulteriore ‘’normalizzazione’’
politica.
Se la borghesia si unificasse per un nuovo ravvicinamento
elettorale sarebbe difficile che le masse che sono in lotta possano evitare di
passare da questa esperienza. Per rafforzare la via elettorale contro i colpi di
nuove crisi è possibile che aggiungano anche la convocazione parallela di
un’Assemblea Costituente con la vaga promessa di riformare il regime politico.
Così come aveva previsto il Partido Obrero dal principio il proposito di mandar
via il governo capitalista attraverso la consegna dell’Assemblea costituente
sovrana è combattuto dalla stessa borghesia con lo slogan di una Costituente
che collabori col potere politico. Questo fatto segna l’enorme progresso della
situazione politica in una direzione rivoluzionaria, perché l’insieme delle
classi sociali deve discutere su due alternative esplicite di potere: una
Costituente ristretta e sottomessa e una Costituente sovrana. Si conferma anche
il fatto che la lotta per la conquista delle masse passa attraverso le
rivendicazioni democratiche: la borghesia, cercando di servirsi di esse per
legare le masse al cadavere decomposto dello stato borghese, i socialisti per
contrapporle allo stato, mostrando che il cammino per una Costituente sovrana
passa per la sua distruzione, cioè usare questa consegna per sviluppare la
transizione verso la dittatura del proletariato
Grisolia: Quale ritieni sia il probabile sviluppo della
situazione argentina nella prossima fase?
Altamira: Un nuovo anticipo delle elezioni, o la loro
cancellazione, presuppongono la vigenza della questione del potere.
Oltre al peronismo
diviso e del centrosinistra inconsistente si sviluppa un altro polo di potere
attorno al Bloque Piquetero, le assemblee popolari che lottano col Bloque, le
imprese occupate e gestite dagli operai, un numero crescente di sindacati in
lotta e il movimento studentesco combattivo. L'Assemblea Costituente sovrana non
può nascere da un'iniziativa parlamentare, dipende completamente da una nuova
insurrezione popolare, che stabilirà quale governo convocherà la Costituente.
Il PO sostiene, in queste condizioni, la realizzazione di un congresso di
piqueteros, assemblee, sindacati, imprese occupate, affinchè, in una nuova
crisi, questo congresso avanzi la sua candidatura al potere e la convocazione di
un’Assemblea Costituente sovrana.
(1 settembre 2002)
(traduzione di Alberto
Airoldi)