L’intervento degli USA per rovesciare Allende

La strategia della “destabilizzazione”

 

di Tiziano Bagarolo

 

Non vedo perché dobbiamo starcene qui a vedere come un Paese diventa comunista per colpa dell’irresponsabilità del suo popolo”. Sono parole di Henry Kissinger, segretario di Stato del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon; pronunciate il 27 giugno 1970, vale a dire quasi due mesi e mezzo prima della vittoria elettorale di Salvador Allende nelle elezioni presidenziali del Cile, in una riunione del Comitato 40 del Consiglio nazionale per la sicurezza. In effetti la guerra di Washington contro Allende era già in atto da tempo.

L’allarme era scattato addirittura nel 1958, quando Allende era stato sconfitto alle presidenziali per soli 3 punti percentuali dal conservatore Jorge Alessandri. E così nel 1964 gli Stati Uniti avevano generosamente sostenuto la campagna elettorale del democristiano Eduardo Frei con 20 milioni di dollari. L’interferenza statunitense nella vita politica cilena era stata “sfacciata e quasi oscena” osservò un agente della CIA che vi aveva partecipato.

Nel 1970 l’intervento si rinnovò, ma questa volta senza un eguale successo. La CIA si impegnò a promuovere una campagna allarmistica presentando l’eventuale vittoria di Allende come l’equivalente dell’inizio del caos e della repressione stalinista, cercando inoltre di provocare divisioni fra le componenti dell’Unidad Popular. Dopo la vittoria di Allende il 4 settembre, l’obiettivo divenne quello di impedire la ratifica parlamentare. Così si espresse il 15 settembre il presidente Nixon, incontrando Kissinger, il capo della CIA Richard Helms e il procuratore generale John Mitchell: “Anche se esiste una possibilità del 10%, bisogna salvare il Cile! ... non mi interessano i rischi che questo implica... ci sono 10 milioni di dollari, ma se fosse necessario... si deve destabilizzare l’economia” (da un appunto dello stesso Helms, che oggi si può leggere sul sito www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB8/nsaebb8i.htm). Inizialmente gli USA cercarono di convincere la DC a votare in parlamento per Alessandri, impedendo a Allende di arrivare alla presidenza. Di fronte all’impraticabilità di questa strada, si rivolsero ai militari perché un golpe preventivo sospendesse il voto del congresso, scontrandosi però con l’opposizione del comandante in capo dell’esercito, il generale René Schneider, che temeva che ciò potesse provocare l’immediata guerra civile. A questo punto Nixon e Kissinger non escludevano neppure di assassinare Allende.

La mattina del 22 ottobre un comando fascista diretto dal generale Roberto Viaux tentò di attuare l’“operación Alfa”, ossia il sequestro del generale Schneider, comandante in capo dell’esercito, allo scopo di farne ricadere la colpa sulla sinistra e provocare l’intervento dei militari; gli autori di questo fallito complotto erano legati alla CIA.

Non avendo potuto impedire l’elezione di Allende, cominciò allora la guerra per rovesciarlo. Si trattò, come lo descrisse in seguito William Colby, un altro direttore della CIA, di un vero e proprio “esperimento di laboratorio per collaudare le tecniche di intervento economico finalizzate a squalificare e a rovesciare un governo”.

L’ambasciatore a Santiago avvertì: “Non sarà permesso che arrivi in Cile né una vite né un dado, sotto Allende”. Cominciò in effetti immediatamente una vasta operazione per destabilizzrae l’economia cilena, fortemente dipendente da quella statunitense. Furono tagliati tutti i programmi di assistenza economica e tecnica. Gli USA esercitarono pressioni di ogni tipo per indurre anche gli organismi internazionali come la Banca Mondiale e La Banca Interamericana per lo sviluppo a tagliare i crediti al Cile. Anche gli investimenti privati di imprese nordamericane in Cile vennero annullati, così come i contratti di assistenza e fornitura. Era il blocco economico, anche se non dichiarato ufficialmente. Le imprese USA arrivarono a rifiutare le forniture di mezzi di ricambio e le attrezzature industriali, per le quali Allende era disposto a pagare in anticipo e in contanti. Fra le conseguenze del boicottaggio che colpirono maggiormente la popolazione cilena ci fu l’impossibilità di effettuare le riparazioni di taxi e autobus o di conservare in funzione molti impianti industriali.

Un memorandum della multinazionale ITT si augurava già nel 1970 che il crollo dell’economia provocasse un’ondata di violenze a cui avrebbe dovuto mettere fine un golpe militare rovesciando Allende. In un telex riservato al presidente della ITT Harold Geneen, il vicepresidente E. J. Gerrity così spiega il da farsi:

1 - Le banche non devono rinnovare i crediti o devono aspettare a farlo.

2 - Le società devono ritardare i pagamenti, le riparazioni, la manutenzione, ecc.

3 - Qui sono in difficoltà le casse di deposito e prestito. Se si esercita una pressione, falliranno, creando altra pressione.

4 - Dobbiamo ritirare ogni aiuto tecnico e non promettere assistenza tecnica per il futuro. Le società in condizione di farlo, dovrebbero chiudere.

5 - Occorre preparare una lista delle società e suggerisco che noi le contattiamo, come indicato. Mi è stato segnalato che fra tutte le società interpellate, solo la nostra ha risposto e ha compreso il problema. L’ospite [evidentemente William Broe de la CIA] ci ha assicurato che il denato non costituisce un problema. Ha spiegato che si stanno adottando alcuni mezzi ma che non cercava altri aiuti con l’obiettivo di provocare un collasso economico” (Jack Anderson, ITT Pledged Millions to Stop Allende, “Washington Post” del 22-03-1972).

Dopo la nazionalizzazione del rame, a danno delle multinazionali americane, Nixon ordinò la vendita del rame delle riserve strategiche degli Stati Uniti per indurre un ribasso del prezzo sul mercato mondiale e infliggere in questo modo un colpo alle entrate del Cile e alla sua economia.

Mentre boicottavano l’economia, gli Usa aumentarono invece nel 1972-73 la propria assistenza militare alle forze armate del Cile. Il governo Allende non osò rifiutare questi aiuti per non crearsi nemici nelle forze armate...

Fra gli interventi di maggiore efficacia promossi dalla CIA ci fu l’istigazione e il sostegno alle azioni di “sciopero” come quelle dei camionisti del 1972-73.

Fu ampiamente utilizzata la ITT sia come canale per finanziare la destra e i fascisti cileni, sia per coprire l’organizzazione diretta di azioni di sabotaggio (un vicepresidente della multinazionale era stato dirigente della CIA).

E’ stato ampiamente appurato inoltre che la CIA pagò una rete di giornalisti, fra cui il direttore del maggior quotidiano cileno “El Mercurio”, per fare disinformazione e per condizionare l’opinione pubblica, non solo cilena; finanziò le organizzazioni sociali della destra, addestrò e armò vari gruppi di estrema destra (non solo cileni) per compiere azioni di provocazione politica, eliminare personalità scomode, compiere azioni di sabotaggio delle infrastrutture (distruggere linee elettriche, strade, ponti, ecc.) e provocare il caos nel paese.

Si è saputo anche che già nel 1967 gli USA avevano promosso una ricerca sociologica (attraverso la Rand Corporation) sul tema “Cultura militare e declino organizzativo”, con lo scopo di sondare le reazioni della casta militare cilena di fronte all’ipotesi di un intervento militare contro un eventuale governo di sinistra!