Emilia
Romagna: l'attacco della Giunta regionale al diritto allo studio
No
alla nuova legge regionale sulla scuola varata dal Centrosinistra
Il 27 giugno 2003 è stata approvata dal Consiglio
regionale dell'Emilia Romagna (col voto favorevole del Prc, che fa parte della
coalizione di governo) una legge regionale sulla scuola che si pone in continuità
con le logiche classiste delle leggi nazionali di Parità
e Autonomia scolastica
volute dai ministri ulivisti Berlinguer e De Mauro e che, soprattutto, non si
discosta nella sostanza dai punti salienti della "riforma" Moratti.
Ponendosi in continuità con la legge precedente (già
votata dal Prc, nonostante prevedesse finanziamenti diretti e indiretti alle
scuole private), la nuova legge riconferma in toto il
principio del sistema integrato pubblico-privato, che ha inaugurato quei
processi di privatizzazione dell'istruzione pubblica oggi portati a compimento
dal Centrodestra. Appare evidente, infatti, che la "riforma" Moratti
non è che l'accentuazione di processi già delineati nei loro caratteri
essenziali dalla "riforma" Berlinguer, senza grossi salti qualitativi,
benché all'insegna dell'aggravamento dei processi di mercificazione e
aziendalizzazione. Così, la nuova legge regionale ("Legge Bastico",
dal nome dell'Assessore che l'ha proposta), proprio come le "riforme"
Berlinguer e Moratti, avalla l'idea che il sistema dell'istruzione pubblica
comprenda anche istituti privati e che questi
debbano ricevere finanziamenti diretti e indiretti dalla
Regione e dagli enti locali. Inoltre, la legge si vanta di potenziare il
"sistema integrato istruzione-formazione professionale", con tanto di
finanziamenti agli istituti adibiti a tale tipo di formazione (per più del 90%
istituti privati).
Altri gravi aspetti delle recenti destrutturazioni
filopadronali del sistema della scuola pubblica vengono riprodotte senza mezzi
termini: l'autonomia didattica e organizzativa delle istituzioni scolastiche,
con la connessa ingerenza di aziende private nella definizione dei contenuti
impartiti a lezione e nella valutazione dei percorsi fromativi; la cosiddetta
formazione continua, trasposizione sul piano formativo della precarizzazione del
lavoro sancita dal famigerato pacchetto Treu; l'alternanza scuola-lavoro, intesa
come offerta al padronato di manodopera a costo zero.
Evidentemente, la legge regionale delineata da
Centrosinistra si fonda sulle medesime coordinate classiste
e antiproletarie della "riforma" Moratti. Non solo: lo spirito
che informa la legge è lo stesso che sta alla base della devastante politica
dei buoni-scuola portata avanti dalle regioni governate dal Centrodestra, nelle
quali si arriva addirittura a finanziamenti rivolti quasi esclusivamente alle
private.
Riteniamo estremamente grave che il Prc si stia rendendo
complice di questo attacco padronale al diritto allo studio. A nostro avviso, è
la dimostrazione del fatto che ogni alleanza di governo, anche locale, con le
forze borghesi dell'Ulivo ci rende complici di devastanti politiche
antiproletarie e priva il nostro partito della possibilità di porsi come
referente anticapitalistico per le mobilitazioni studentesche. Considerazioni
tanto più valide oggi, nel momento in cui il Prc ha annunciato (e sancito
all'ultimo Comitato Politico Nazionale del 28-29 giugno) l'intenzione di
un'alleanza di governo con i liberali dell'Ulivo per la prossima legislatura. A
nostro avviso, occorre che i Giovani Comunisti si oppongano alla sciagurata
ipotesi di un governo liberale sostenuto da ministri del Prc (questo è
l'obiettivo che il gruppo dirigente ha esplicitato al CPN), anche sottoscrivendo
l'appello per un congresso straordinario nel partito (scaricabile dal sito www.progettocomunista.it).
L'abbandono di ogni prospettiva di avvicinamento tra Prc e
Ulivo è la condizione necessaria per opporsi alla mercificazione dei saperi,
allo smantellamento della scuola pubblica, all'ingerenza dei privati nell'ambito
formativo. Solo la costruzione di un polo autonomo di classe che ponga
nell'opposizione netta ai partiti della borghesia la propria discriminante, che
valorizzi i momenti di autorganizzazione studentesca (luogo centrale della
costruzione del conflitto), che contrasti in tutti i luoghi di studio gli
attacchi padronali può liberare la scuola e l'Università dalle logiche del
profitto.
Fabiana Stefanoni (Coordinamento nazionale Giovani
Comunisti/e; Coordinamento provinciale GC di Bologna); Lerec Liverani
(Coordinatore provinciale GC di Forlì); Roberto Civinelli (Coordinatore
provinciale GC di Cesena); Anna Grazia Scarnato (Coordinamento provinciale GC di
Parma).