VERSO IL VI CONGRESSO DEL PRC

 

Potete leggere di seguito:

a) l'intervento del compagno Marco Ferrando pubblicato da Liberazione di oggi nell'ambito della tribuna precongressuale;
b) il volantino dell'assemblea che si terrà a Roma domenica prossima (24 ottobre) di presentazione della proposta congressuale alternativa avanzata da Progetto Comunista.
 
Francesco Ricci
 

 UNIRE LE FORZE CONTRO LA SVOLTA

 

 

di Marco Ferrando

La tesi 1 di Fausto Bertinotti dichiara che l'alternativa oggi è tra "socialismo o barbarie". Bene. Proprio per questo, poiché è difficile pensare che un governo con Prodi e Rutelli sia una tappa verso il socialismo, è fondato ritenere che sia di fatto un'adattamento alla barbarie quotidiana del capitale. Lo dico senza ironia, ma per amore della logica e dei fatti. Che, nella storia del movimento operaio, contano sempre di più dell'altisonanza delle parole.

Care compagne e compagni, a un anno e mezzo dal varo della svolta di governo del nostro partito, l'unica cosa chiara è l'approdo concreto dell'operazione: un paio di ministri del Prc (e qualche sottosegretario) in un secondo governo Prodi, a braccetto di Rutelli, D'Alema, Mastella. Per il resto tutti gli argomenti a sostegno della svolta sono stati smentiti dai fatti nel modo più clamoroso. E in tutto il partito si diffondono disorientamento e passivizzazione, come la stessa manifestazione del 25 settembre ha purtroppo dimostrato.

La coalizione col centro rafforza Berlusconi
Si era detto che la coalizione democratica con Prodi è funzionale a cacciare Berlusconi. Sta accadendo l'opposto. Il governo Berlusconi a giugno-luglio era sull'orlo del crollo. Ma nessuna indicazione di mobilitazione è stata avanzata. La direzione Cgil era tutta protesa a rispondere ai segnali concertativi di Montezemolo, connessi alla prospettiva ulivista. La "sinistra di alternativa" era tutta concentrata sulle future primarie con Prodi. Prodi augurava ed augura a Berlusconi di concludere la legislatura (e il lavoro sporco su pensioni e sanità). Rutelli difendeva le controriforme di Berlusconi. Infine, alla coda di Fassino, tutte le opposizioni accoglievano l'invito di Berlusconi all'unità umanitaria per le due Simone, dando credenziali umanitarie a un governo di guerra e consentendogli di fatto un'insperata campagna propagandistica. Il risultato di tutto questo è uno solo: un governo che due mesi fa era decotto si è stabilizzato, recupera tra i suoi elettori, rilancia la propria offensiva. La sola prospettiva del governo Prodi, tutta basata sul recupero della concertazione e sulla rassicurazione dei poteri forti, ha paralizzato l'opposizione sociale a vantaggio di Berlusconi. Si può non vederlo?

Un compromesso grave sull'Iraq
Si era detto che l'alleanza democratica si sarebbe basata su un programma, e che il programma sarebbe stato piegato a sinistra dalla pressione dei movimenti. Nulla di ciò è accaduto. L'accordo di governo ha preceduto ogni intesa programmatica. E l'intesa programmatica col centro dell'Ulivo resta, su ogni terreno, una casella vuota: non per l'insufficienza del confronto, ma per le opposte ragioni sociali. Non a caso, peraltro, laddove l'intesa abbozza i suoi primi passi, non disloca a sinistra l'Ulivo, ma disloca a "destra" Rifondazione. L'accordo sull'Iraq è emblematico. Il segretario ha accettato la proposta di Prodi-Fassino di una conferenza internazionale, comprensiva delle potenze occupanti, che legittimi le elezioni farsa di gennaio e prepari una presenza multinazionale in Iraq. Subordinare a tutto questo il ritiro delle truppe significa rinunciare all'obiettivo del ritiro immediato e incondizionato. E' gravissimo. Che tutta la stampa del Polo gridi, interessatamente, alla capitolazione dell'Ulivo a Bertinotti, non meraviglia: lo faceva anche quando il Prc votava il pacchetto Treu. Che Liberazione l'avalli (come allora) fa invece, sinceramente, impressione.

La crisi del rapporto tra Prc e movimenti
Si è detto, come già nel 96, che la svolta di governo è funzionale alla crescita dei movimenti (tesi 11). Ma, paradossalmente, proprio sul versante dei movimenti si sono moltiplicati e aggravati i segnali di insofferenza verso la svolta del Prc. Nella sinistra sindacale, extraconfederale e non; nell'area più radicale del movimento contro la globalizzazione liberista; in ampi settori del movimento contro la guerra e per il ritiro delle truppe. E' un fatto: la connessione sentimentale tra Prc e movimenti è incrinata. Tutto l'insediamento sociale di movimento del Prc è oggi, in forme diverse, in rotta di collisione o in aperto scollamento con la svolta intrapresa dal partito. Una svolta invece salutata con entusiasmo dalla grande stampa liberale e dal centro dell'Ulivo, tutti riconoscenti verso "la nuova maturità di governo" del Prc e del suo segretario. E' un caso?

Una proposta congressuale alternativa e unitaria
Il corpo del nostro partito può e deve reagire, al di là di ogni vecchia divisione di mozione. Nel sesto congresso del partito non è in gioco l'interesse di questa o quella componente. E' in gioco l'esistenza o meno, in prospettiva, di una opposizione comunista in Italia. Per questo i compagni di Progetto comunista avanzano a tutti i compagni del Prc al di là di ogni vecchia collocazione congressuale, una proposta congressuale alternativa e unitaria. Una proposta che per essere alternativa, a nostro avviso, deve rivendicare con chiarezza il carattere irrinunciabile dell'opposizione comunista e la prospettiva di un polo autonomo di classe anticapitalistico. E' una proposta non isolazionista ma rivolta all'intero movimento operaio e a tutti i movimenti. A tutti i movimenti di lotta di questi anni, a tutte le loro rappresentanze, il Prc deve proporre la comune rottura col centro liberale dell'Ulivo ( Margherita, maggioranza Ds, Sdi, Udeur) e col blocco di interessi capitalistici che lo sorregge; la comune definizione di un autonomo piano di lotta per la cacciata di Berlusconi dal versante dei lavoratori e non dei banchieri; la comune definizione di un programma generale di vera alternativa che è incompatibile con le classi dirigenti. E' una proposta che risponde alla domanda di unità contro il governo (e infatti contempla la possibilità di accordi elettorali, puramente tecnici, per la sconfitta di Berlusconi). Ma rifiuta di trasformare l'unità dei lavoratori e dei movimenti nell'unità di governo con gli avversari dei lavoratori e dei movimenti.

Su questo a tutti è richiesta la massima chiarezza. Riesumare l'accordo politico elettorale del '96 - come fanno Ernesto ed Erre - con il conseguente sostegno esterno ad un secondo governo Prodi, è improponibile. O si sta con i lavoratori di Melfi o si sta con un governo benedetto da Luca Di Montezemolo. O di qua o di là. Non c'è spazio per equivoci e "terze vie".

Salvare la ragione sociale del nostro partito
Su questa discriminante chiara siamo aperti, lo ribadiamo, ad una convergenza unitaria con tutti i soggetti e i compagni disponibili, senza pregiudiziali. L'unica pregiudiziale è la chiarezza. Questo partito nacque più di dieci anni fa come cuore dell'opposizione. Non può perdersi nell'abbraccio dei ministeri, senza distruggere la sua ragione sociale. Abbiamo tutti investito tante energie in questo partito, l'abbiamo tutti difeso dai suoi avversari ulivisti. Non possiamo rassegnarci al plauso festoso di Prodi e D'Alema che oggi salutano il ritorno del figliol prodigo. Soprattutto non possiamo rassegnarci al fatto che una giovane generazione in movimento sia privata di un'opposizione comunista. Magari nel nome… di un nuovo mondo possibile.

 

DOMENICA 24 0TTOBRE alle ore 10

presso la federazione romana del PRC

in via Squarcialupo, 58

MARCO FERRANDO

(Direzione Nazionale PRC)


introdurrà l'assemblea:

UNA PROPOSTA CONGRESSUALE ALTERNATIVA RIVOLTA A TUTTI I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI RIFONDAZIONE AL DI LA’ DI OGNI VECCHIA DIVISIONE DI MOZIONE

Il VI Congresso del Prc non sarà un Congresso ordinario. La svolta impressa dal gruppo dirigente in direzione di un governo con l’Ulivo mette di fatto in discussione la stessa ragione sociale del nostro partito, l’esistenza di un’opposizione comunista in Italia.

Non può esistere alcun programma comune tra lavoratori e padroni, tra i giovani noglobal e i banchieri di Maastricht, tra i pacifisti conseguenti e i sostenitori ulivisti dell’Europa in armi.

Lo stesso cosiddetto "compromesso" sull'Irak raggiunto nella riunione costitutiva della "Grande Alleanza Democratica" dimostra come a essere "influenzate" non sono le posizioni del centro liberale borghese ma quelle del Prc: tanto che sull'altare dell'accordo si sacrifica persino la rivendicazione del ritiro immediato delle truppe dall'Irak e della fine dei bombardamenti, sostituita dalla vaga prospettiva di una "Conferenza internazionale" che dovrebbe portare al ricambio delle truppe occupanti con truppe di altri Paesi imperialisti.

La realtà è che non si può stare, allo stesso tempo, dalla parte degli operai di Melfi e in un futuro governo Prodi benedetto dalla Fiat e da Montezemolo.

Di fronte a questa deriva governista non sono credibili le posizioni dei gruppi dirigenti di aree "critiche" del partito (l'Ernesto, Erre) che, in forme diverse, sono disponibili a accordi politico-elettorali coi liberali (come nel '96) come preludio di un sostegno esterno del partito a un governo dei banchieri (un'esperienza disastrosa già sperimentata con l'appoggio del Prc al primo governo Prodi). Si tratta di posizioni che paiono interessate più che a salvaguardare il progetto della rifondazione comunista a rinegoziare gli equilibri della vecchia maggioranza congressuale.

Non è tempo di tatticismi: è tempo di fare una battaglia chiara e unitaria. Per questo proponiamo a tutti i compagni e le compagne del partito -al di là di ogni vecchia divisione di mozione- di promuovere e sostenere una proposta realmente alternativa attorno ad alcuni assi chiari: l'autonomia del movimento operaio e dei movimenti di lotta e delle loro organizzazioni dalla borghesia italiana e dalla sua rappresentanza (maggioranza Ds, Margherita): per cacciare Berlusconi in una prospettiva di alternativa anticapitalistica, non per l'alternanza con Prodi e D'Alema. E dunque la difesa intransigente dell'opposizione comunista come presupposto della costruzione di un polo autonomo di classe.

Per presentare questa proposta a tutti i compagni e le compagne del Prc, in un confronto aperto che abbatta vecchi steccati, per raccogliere contributi nella preparazione di una mozione congressuale coerentemente alternativa, in preparazione di un'Assemblea nazionale per delegati (il 13-14 novembre) che vari il testo congressuale, terremo anche nella nostra Federazione un'assemblea: domenica 24 ottobre alle ore 10, presso i locali della Federazione.

info: 347-8509212 (Roberto)