LA MOBILITAZIONE DEI PRECARI CONTRO IL DDL MORATTI

 

Potete leggere qui sotto un comunicato relativo alle mobilitazioni in atto nelle università italiane contro il ddl Moratti.

Inoltre, qui disponibile, un volantino prodotto dal Circolo universitario di Milano per sostenere le lotte dei precari e tentare di creare un'analoga mobilitazione in ambito studentesco (il testo può essere riprodotto e utilizzato, soprattutto in quegli atenei come Milano dove la protesta stenta a decollare).

Fabiana Stefanoni

 


SOSTENIAMO LA LOTTA DEI PRECARI DELL'UNIVERSITA'

PER IL BLOCCO AD OLTRANZA DELL'ATTIVITA' DIDATTICA FINO AL RITIRO DEL "DDL MORATTI"

PER L'UNITA' DI LOTTA TRA STUDENTI, RICERCATORI, LAVORATORI DELL'UNIVERSITA'

PER LA CACCIATA DEL GOVERNO BERLUSCONI

 

In 28 atenei italiani è in corso una protesta che vede uniti studenti, docenti, precari e ricercatori: in molte facoltà è in atto il blocco delle attività didattiche. Dalla Basilicata alla Sapienza di Roma, da Bari a Torino: studenti e precari dell'università dicono no al ddl Moratti, che prevede l'ulteriore precarizzazione della ricerca in Italia. Non solo: negli atenei nei quali non vi è ancora una vera e propria protesta, comunque si sta dando vita a momenti di conflittualità -assemblee autorganizzate, incontri pubblici, conferenze stampa ecc- che hanno come obiettivo la messa in discussione del progetto morattiano, che prevede la destrutturazione dell'università italiana.

Nel quadro di processo che, con la controriforma Moratti nel suo complesso, vuole portare allo smantellamento dell’istruzione pubblica in Italia –processo avviato dai governi di centrosinistra e completato oggi in maniera devastante dal governo Berlusconi- si inserisce il pesante attacco nei confronti della ricerca universitaria. Il ddl Moratti sancisce l’ulteriore drastica precarizzazione del personale universitario. Questo decreto colpisce anzitutto chi fino ad oggi ha svolto ricerca (dottorati, contrattisti ecc) in condizioni durissime, usufruendo di borse di studio estremamente basse (di media 600 euro al mese) spesso volte a camuffare effettive attività lavorative non riconosciute e non retribuite adeguatamente (ore e ore di bassa manovalanza nei laboratori delle facoltà scientifiche; attività di insegnamento, seminari, valutazione di prove scritte e orali; lavoro gratuito presso aziende o enti implicati o interessati all’attività di ricerca). Adesso si vogliono smantellare la figura del ricercatore di ruolo e quella del professore associato: i contratti dovranno essere rinnovabili ogni tre anni (o in taluni casi ogni anno), non ci saranno concorsi pubblici con possibilità di assunzione a tempo indeterminato, la figura del ricercatore sarà perennemente ricattabile e con lo spettro continuo della disoccupazione.

Oggi più che mai è importante creare un'unità di lotta tra studenti -costretti a subire l'aumento costante delle tasse, la disarticolazione dei percorsi universitari (V. l'ulteriore peggioramento del 3+2, con l'introduzione del cosiddetto "percorso a Y" ossia 1+2+2), lo smantellamento delle strutture universitarie (case dello studente, mense, sale studio ecc)- e lavoratori precari dell'università. Blocchi della didattica ad oltranza, occupazioni, momenti di autogestione sono l'unica risposta possibile agli attacchi al diritto allo studio.

Ciò che emerge con chiarezza, soprattutto dal dibattito parlamentare, è il fatto che le componenti liberali dell'Ulivo non attuano alcuna vera opposizione: il ddl Moratti non è messo in discussione nelle sua caratteristiche di fondo da parte del centrosinistra. Al contrario, la posizione di D'Alema e degli altri esponenti del centro liberale dell'Ulivo è esplicita: un futuro governo di centrosinistra non metterà in discussione i caratteri portanti della "riforma Moratti".

Serve una vertenza generale in grado di unire tutto il mondo del lavoro, gli studenti, i precari, i movimenti e che miri alla cacciata del governo Berlusconi per una reale alternativa di sistema. Più che mai oggi occorre lanciare la parola d'ordine dello sciopero generale prolungato: lo chiedono i lavoratori dell'Alfa di Arese, di Melfi, dell'Alitalia e gli stessi precari dell'università. Lo sciopero generale della scuola del 15 novembre -cui pure è importante partecipare- non è una risposta adeguata: serve fin da subito una mobilitazione forte, che punti al blocco dell'Italia per arrestare l'attacco delle destre.

PER UNO SCIOPERO GENERALE PROLUNGATO FINO ALLA CACCIATA DEL GOVERNO BERLUSCONI

NO A UN NUOVO GOVERNO PRODI, SI' AD UNA REALE ALTERNATIVA DI SISTEMA