FIAT:
i regali dei governi borghesi al padrone
Un intervento da Arese
di Giovanni Laudicina (*)
L'attuale, devastante cosiddetta "crisi" della
FIAT non è frutto di errori ma è stata intenzionalmente perseguita e
costruita, da oltre un decennio, dalla famiglia Agnelli che ha incassato un
enorme flusso di finanziamenti pubblici per decine e decine di migliaia di
miliardi di lire utilizzati per raddoppiare la capacità produttiva (a fronte di
un mercato notoriamente saturo), aprire fabbriche da una parte per chiuderle
dall'altra, e licenziare dimezzando i livelli occupazionali, e speculare sulla
fame di lavoro del sud imponendo ai lavoratori meridionali delle condizioni
capestro (concordate con i sindacati confederali e fatte di sottosalario, ritmi
di montaggio intollerabili ed orario di lavoro a ciclo continuo, notturno e
festivo) che ne segnano drammaticamente la vita lavorativa e sociale, e la
salute.
La volontà aziendale di porre in cassa integrazione
speciale altri 8.100 lavoratori che si vanno ad aggiungere ai 2.100
licenziamenti già attivati solo pochi mesi fa, e di chiudere gli impianti di
Arese, Termini Imerese e Torino (con un effetto "indotto" pari a un
ulteriore taglio di circa 20 mila posti di lavoro nelle aziende collegate)
espone decine di migliaia di lavoratori al baratro della disoccupazione e a un
futuro di precarietà sociale insieme alle loro famiglie.
La stessa oscura svendita dell'Alfa Romeo, definita
all'epoca un vero e proprio regalo concesso alla FIAT da Craxi, allora
presidente del Consiglio, e da Prodi già presidente dell'IRI, è emblematica
delle "strategie da business" della FIAT e della sua capacità di
"persuasione" delle istituzioni: a fronte di un'offerta Ford di 3.300
miliardi di lire in contanti (nel 1986) si preferì la risibile offerta FIAT di
soli 1.092 miliardi, in cinque rate da pagare senza interessi a decorrere dal
1993 (un valore economico reale di non più di 400 miliardi di lire, importo
ancora non interamente versato nelle casse dello Stato).
Per il volume complessivo dei finanziamenti pubblici ad
oggi ottenuti, la FIAT è in Italia l'azienda privata che ha ricevuto più
agevolazioni e finanziamenti pubblici di qualsiasi altra azienda sia pubblica
che privata. Ciononostante la FIAT, ancora in questi giorni, richiede ulteriori
aiuti di Stato per ristrutturare, chiudere fabbriche e licenziare allo scopo di
scontare il massimo prezzo nella prossima vendita "chiavi in mano" -già
concordata- dell'azienda alla General Motors.
Se la FIAT, con la complicità dei governi e della
concertazione sindacale, è stata sempre "aiutata" a licenziare e a
garantirsi ricchezze private con finanziamenti pubblici, oggi come lavoratori
lottiamo e continueremo a farlo per mantenere l'integrità produttiva e
strategica del gruppo. E' necessario, nel quadro della nostra proposta
complessiva, rivendicare: la redistribuzione delle produzioni tra tutti gli
stabilimenti FIAT (e tra Pomigliano e Arese per l'Alfa Romeo); la riduzione a 32
ore dell'orario a parità di salario; l'eliminazione dei turni a
"scorrimento" (ciclo continuo" a Melfi, Pratola Serra e Termoli;
il blocco della cassa integrazione in ogni stabilimento del gruppo e della
chiusura degli stabilimenti di Arese, Termini Imerese e Torino; la parità
salariale e normativa in tutti gli stabilimenti; la ricomposizione del processo
produttivo polverizzato dalle esternalizzazioni.
(*) Flmu Alfa di Arese