Buttiamo
a mare le basi NATO
del Collettivo di Cesena
dell'Associazione Progetto
comunista
L’aeroporto militare di
Pisignano-San Giorgio, sorto nel primo dopoguerra, si trova al confine tra i
comuni di Cervia (RA) e di Cesena (FC).
Alla chiusura della base NATO di
Rimini (marzo ’95), il 5° stormo è trasferito sulla base di Cervia nel ruolo
“caccia intercettori ognitempo” (23° gruppo), e il reparto di volo dell’8°
stormo, che aveva operato in precedenza a Pisignano, è soppresso. La base di
Cervia viene in quell’occasione potenziata ed ammodernata per le nuove
funzioni, e per accogliere gli aerei F 104, divenendo così, anche a detta dei
vertici militari, una delle basi NATO strategiche più importanti del Nord
Italia.
Con la fine della Guerra Fredda
e lo scioglimento del Patto di Varsavia, la ristrutturazione delle basi
militari, prevista nelle regioni adriatiche, ha ricevuto un preciso impulso
nell’evidente prospettiva di trasformare il nostro territorio in una base
avanzata della strategia USA e NATO verso est, avamposto strategico per il
controllo dei Balcani e del Mediterraneo.
In effetti, durante
l’aggressione NATO contro la Serbia, la base è stata pesantemente coinvolta
in azioni di guerra e il 5° stormo è stato utilizzato in criminali missioni
belliche. Da Pisignano sono decollati anche i caccia bombardieri Mirage francesi
per bombardare le strutture civili in Bosnia, e gli F15 USA per la “guerra
umanitaria” in Kosovo e in Serbia, e sempre nella base si svolgevano le
esercitazioni congiunte con i Phamton turchi, gli stessi che sganciavano bombe
sui villaggi curdi.
L’aggressione alla Jugoslavia,
pur nella sua orrenda specificità, non è stata né un inizio né una fine: la
ristrutturazione dell’aeroporto militare, conclusa appena qualche mese fa, che
ha comportato l’allargamento della pista da 30 a 45 metri e l’installazione
del sistema elettronico che permetterà gli atterraggi automatici in caso di
bassa visibilità, (al fine di dare piena operatività ai “nuovi” aerei da
combattimento F16, in imminente arrivo), lascia supporre che questi lavori siano
finalizzati ad intensificare l’utilizzo della base stessa per operazioni di
guerra nei prossimi scenari. Per inciso con i 12 lockheed F16 arriveranno a
Pisignano anche una quarantina di militari USA, e da quel momento “inizierà
un serrato lavoro per ottenere la capacità operativa e il 23° gruppo diventerà
uno dei reparti Nato” (professionale e operativo come i top gun del Cermis?).
Anche all’indomani dell’11
settembre, la strategia politico-militare dell’imperialismo a guida USA, pur
nel complesso processo di adeguamento alle mutate esigenze, ha mantenuto, anzi
rafforzato, alcuni punti fermi tra i quali l’impianto organizzativo della
NATO.
Ma la cosa non deve stupire,
sappiamo che l’Italia è occupata militarmente da 104 siti militarizzati USA e
NATO, tra basi, poligoni, porti, presidi e comandi militari di cui non è dato
conoscere con esattezza la funzione strategica nel nuovo contesto
internazionale, né l’attività operativa, né lo stoccaggio di materiale
bellico, né la natura di tali materiali; non è chiara la catena di comando
come non è chiara tutta la materia concernente la "sovranità
nazionale" delle basi. Ciò che è chiara è invece la funzione delle Forze
Armate Italiane, che è quella di essere, di fatto, un gendarme della
globalizzazione.
Lo scorso 18 aprile, in
occasione di un’ispezione all’interno della base di parlamentari dei Verdi e
di Rifondazione Comunista, l’allora comandante dell’aeroporto, Azzolin, non
ha negato l’esistenza di un deposito-munizioni per missili e proiettili ad
uranio impoverito per l’armamento degli F-16, che saranno presto dislocati
presso la base stessa. L’aeroporto di Pisignano è collocato in prossimità di
un centro abitato e a poche centinaia di metri da una scuola elementare (la
tragedia di Casalecchio di Reno non insegna nulla?).
Per chi vive in prossimità
della base, ai disagi dell’inquinamento acustico, elettromagnetico e
idrogeologico (carburanti nelle falde), si aggiungono così i pericoli dovuti
alla presenza di queste munizioni. Negli ultimi anni si è parlato anche della
possibile presenza di ordigni nucleari provenienti da Rimini. Ma anche ammesso
che questi ordigni non ci siano, o siano solamente “transitati” per un breve
periodo nella base, le munizioni ad uranio impoverito, dal punto di vista
dell’uso ormai “ordinario” fatto dai paesi della NATO in operazioni di
guerra e in esercitazioni, sono pericolosissime e sono incompatibili con le
stesse leggi e convenzioni internazionali.
La progressiva militarizzazione
del territorio espone le popolazioni a rischi di vario ordine, tuttavia nessuna
misura è stata adottata per garantire la sicurezza. Le amministrazioni comunali
di centro sinistra da una parte lamentano di non essere esaurientemente
informate delle problematiche connesse alla presenza dei siti militari,
dall’altra, supportando ideologicamente i bombardamenti compiuti dagli aerei
partiti dalle base stessa, si assumono oggettivamente la responsabilità morale
e politica di avallare la presenza e l’operato di una base coinvolta in azioni
di aggressione. D’altra parte non siamo di fronte ad una scelta contingente o
localistica ma ad una linea che riflette fedelmente la vera anima politica dei
Ds, perfettamente allineati nella difesa degli interessi della borghesia
capitalistica, e così abili nell’uso della triste mistificazione linguistica
della “guerra umanitaria”, la “menzogna etica” con cui si tenta di
indebolire il movimento reale contro la guerra (ricordiamo che gli F16 sono
stati acquistati dal “pacifista” D’Alema quando era Presidente del
Consiglio).
Così, in un silenzio politico
da parte delle amministrazioni locali che si potrebbe ingenuamente definire
"sconcertante", le uniche voci di protesta antagonista contro la base
di Pisignano sono state quelle del Coordinamento Romagnolo Contro la Guerra e la
Nato e, a Cesena, quelle dell’Assemblea Cittadina Contro la Guerra, alla quale
aderiscono anche i compagni di Progetto Comunista, che alla progressiva
militarizzazione cercano di contrapporre una tenace lotta costruendo una ferma
opposizione nel territorio.
Essere contro la guerra
significa per noi praticare azione diretta per sostenere la legittimità dei
popoli aggrediti dall’imperialismo a difendersi, significa denuncia e lotta
concreta contro il riarmo delle basi militari da cui partono gli aerei della
morte.
L’obiettivo immediato è il
raggiungimento del massimo consenso possibile su obiettivi specifici che
interessano più direttamente i cittadini che vivono in vicinanza della base
(inquinamento, pericolo di incidenti ecc.) fermo restando, più in generale, il
tentativo di aprire contraddizioni all’interno del movimento, perseguendo con
piena autonomia la nostra linea politica e pratica.
Le varie mobilitazioni ed azioni
politiche di lotta contro le istallazioni militari e contro la guerra, che sono
state organizzate con la collaborazione attiva dei compagni di Progetto
Comunista di Cesena (presidi in città e davanti la base Nato, assemblee e
dibattiti di controinformazione, manifestazioni cittadine contro la guerra,
l’ultima, in ordine di tempo, quella svolta il 28 giugno a Cervia in appoggio
alla resistenza irachena) sebbene nella difficoltà contingente di scuotere le
coscienze “dell’antagonismo e del pacifismo compatibili” che
caratterizzano la realtà attuale, hanno dunque lo scopo di impugnare ogni
rivendicazione (ambientalista, di pace, ecc.) contro il capitale per il suo
rovesciamento, far leva sui sentimenti progressivi che il movimento esprime e
sulla dinamica di lotta che li accompagna, per trasformare l’anticapitalismo
latente in coscienza politica anticapitalista.