Marxismo rivoluzionario n. 2 - speciale
STORIA
E RUOLO DEL MIR
La
vicenda generosa e tragica del Movimiento de Izquierda Revolucionaria, la
maggiore organizzazione rivoluzionaria latinoamericana degli anni
sessanta-settanta
di Tiziano
Bagarolo
Alla fine degli anni sessanta esiste in Cile
un’organizzazione rivoluzionaria che non ha eguali nel Cono sud dell’America
latina per consistenza militante e radicamento sociale, il Movimiento de
Izquierda Revolucionaria (Mir), forte di circa 2500 militanti, con una forte
presenza negli ambienti studenteschi universitari, un significativo impianto in
alcuni settori della classe operaia e nella Cut, capace di esercitare una
influenza di massa in settori di pobladores (abitanti dei quartieri
poveri, delle periferie), in particolare a Santiago. Questa organizzazione avrà
in seguito un ruolo importante negli anni dell’Unidad Popular, senza arrivare
tuttavia a intaccare l’egemonia riformista sulla maggioranza del proletariato
e delle masse cilene. Inoltre sarà l’unica forza organizzata a mettere in
atto un tentativo di resistenza armata nei primi tempi della dittatura, pagando
a questo sforzo generoso un prezzo altissimo di sangue. La sconfitta e gli
errori di questi rivoluzionari non ci impediscono di riconoscere i loro meriti e
il valore del loro sacrificio, emblematici degli errori e del sacrificio di
una intera generazione di rivoluzionari latinoamericani.
Il Mir
sorge nel 1965 – nel contesto creato dalla vittoria della rivoluzione cubana
in tutta l’America latina e dall’ascesa del movimento delle masse in Cile
– dalla confluenza di diverse organizzazioni preesistenti, come sbocco di un
processo di raggruppamento rivoluzionario promosso da Clotario Blest, dirigente
sindacale di grande prestigio, già presidente della Cut. In questo processo di
raggruppamento, sono coinvolte in momenti successivi varie componenti di diversa
origine e provenienza (trotskista, socialista, comunista, castrista, radicale e
anarchica (1). Nei documenti programmatici di fondazione, il Mir proclama il
carattere “socialista, permanente e ininterrotto” della rivoluzione
cilena, in aperta contrapposizione alla teoria staliniana della rivoluzione a
tappe condivisa dal PC cileno. Il Mir si dichiara inoltre per la via insurrezionale
e la lotta armata per la conquista del potere (2). Primo segretario viene
eletto Enrique Sepulveda, già fondatore del trotskismo in Cile. Segue un
periodo di strutturazione che vede crescere rapidamente e il numero dei
militanti (inizialmente meno di 600) e l’influenza in diversi ambienti
sociali.
I
trotskisti nella formazione del Mir
I
trotskisti cileni hanno svolto un ruolo importante, e controverso, nella nascita
e nella storia del Mir. E’ perciò utile spendere qualche parola anche sulla
storia del trotskismo cileno. Storia che inizia con la formazione di Izquierda
Comunista nel 1933, che subito si collega con l’Opposizione di sinistra
internazionale di Trotsky, e da cui sorge più tardi il Partido Obrero
Revolucionario (Por). Il Por, che ha un buon radicamento operaio, conquista
una significativa influenza nell’avanguardia del movimento operaio cileno in
connessione alle crisi che il PS e il PC attraversano in seguito alla
partecipazione o all’appoggio ai fronti popolari di Aguirre Cerda (alla fine
degli anni trenta) e di Gonzalez Videla (alla fine degli anni quaranta), alla
fondazione della Cut nel 1953 e all’ascesa delle lotte operaie a metà degli
anni cinquanta, in cui il Por gioca un ruolo significativo (3). Proprio nel
momento in cui il Por sta raccogliendo i primi frutti della sua battaglia, la
scelta “entrista” della direzione mondiale della Quarta Internazionale
(rappresentata in America latina da Posadas) porta nel 1954 alla decisione di
confluire nel Partito socialista popolare. Ma il Por non scompare, grazie
all’opposizione a questa politica liquidazionista da parte di un piccolo
nucleo costituito da Humberto Valenzuela, il suo leader più prestigioso, e
da sei operai, nucleo che nei due anni successivi ricostruisce
un’organizzazione di circa 150 militanti conquistando un settore della Gioventù
comunista in rottura col partito.
Nel
frattempo, tuttavia, con la formazione, per iniziativa del PC, del Frente de
Accion Popular (Frap), alleanza elettorale di sinistra in una logica di
fronte popolare, si riconsolida l’egemonia del PC e del PS sul movimento
operaio. Il Por partecipa in modo indipendente ai comitati del Frap e nel 1958
sostiene “criticamente” la candidatura alle presidenziali di Allende.
Una
nuova fase si apre in America latina con la vittoria della rivoluzione cubana,
il cui esempio influenza la nascita di una nuova generazione di rivoluzionari,
che crede di trovare nella guerra di guerriglia un’alternativa strategica allo
stalinismo, particolarmente compromesso in America latina. Nel quadro della
svolta “estremista” del Segretariato unificato (a cui il Por aderisce nel
1963), anche i trotskisti cileni si orientano verso le nascenti formazioni influenzate
dal castrismo e partecipano dal 1962 al processo di raggruppamento che nel 1965
sfocia nella costituzione del Mir. In effetti, i trotskisti avranno
un’influenza determinante nella formulazioni politico-programmatiche contenute
nei documenti costitutivi del Mir, e diversi trotskisti occuperanno incarichi di
primo piano nell’organizzazione. Di fatto, però, questa influenza si rivelerà
più formale che reale nel forgiare gli orientamenti e l’agire effettivi del
movimento.
La
scelta “fochista”
Un
cambio al vertice, che avrà un peso significativo nell’evoluzione successiva
del Mir, avviene in occasione del terzo congresso (dicembre 1967). L’episodio
merita di essere raccontato. Durante la discussione per l’elezione degli
organismi dirigenti il “trotskista” Valenzuela propone come segretario
generale Miguel Enriquez in nome del rinnovamento e dell’apertura alla
giovane generazione. Un dirigente non trotskista, il “pelao” Zapata, propone
invece Luis Vitale in nome delle ragioni dell’esperienza. Ma Valenzuela fa
pervenire a Vitale un biglietto con questo messaggio: “Se accetti,
probabilmente sarai eletto, ma sarebbe far mettere sul Mir l’etichetta di
trotskista, e non conviene”. Vitale declina dunque la candidatura (4).
Viene eletto segretario Miguel Enriquez, che ha allora 23 anni. Il giovane
segretario, stimato unanimemente ma poco sperimentato, è espressione della
componente influenzata dal guevarismo che vede la lotta armata come un compito
d’avanguardia. Il rifiuto della teoria della rivoluzione a tappe e della
via pacifica al socialismo, viene tradotto dal nuovo segretario come
astensionismo elettorale e avvio della lotta armata sotto forma di guerriglia
rurale, a cui viene attribuita la funzione di accelerare lo sviluppo delle
condizioni della presa del potere (5).
Il Mir
non rinuncia comunque al lavoro di massa, in particolare nelle città; si
orienta anzi alla costruzione di “fronti di massa” fra i contadini poveri, i
pobladores e gli studenti e al lavoro nella Cut. Nel contempo attua
delle azioni armate sia per autofinanziamento sia di natura propagandistica le
quali, tuttavia, nel contesto dato, risultano poco comprensibili alle masse ed
estranee alla loro esperienza e danno al governo più di un pretesto per
scatenare e giustificare la repressione. Già nel 1967 il governo democristiano
aveva sospeso il giornale del Mir e scatenato una campagna “antiterrorismo”
che aveva condotto all’arresto di molti militanti. Nel maggio del 1969, in
seguito al sequestro dimostrativo di un giornalista reazionario da parte di un
commando del Mir (azione per altro sconfessata dalla direzione), il governo Frei
scatena la caccia ai militanti rivoluzionari costringendo i dirigenti del Mir
alla clandestinità.
E’ in
tale difficile contesto che a metà del 1969 si verifica la resa dei conti fra
le due anime del movimento. La prima è quella del segretario e di molti
“giovani” ed è sintetizzabile con lo slogan: “No alle elezioni,
l’unica prospettiva è la lotta armata”. Enriquez esclude in effetti la
possibilità di una vittoria elettorale della sinistra e pone il passaggio alla
lotta armata come compito prioritario. La seconda è rappresentata da molti dei
“vecchi”, che danno un giudizio diverso del momento politico: l’ascesa
delle masse ha cambiato il quadro ed è necessario subordinare l’azione armata
al lavoro di radicamento nei movimenti che si sviluppano. In quest’ambito è
necessario relazionarsi con le masse che seguono i partiti dell’Unidad
Popular con una indicazione di voto “critico” e inserendosi nei comitati dell’UP
che vanno formandosi in tutto il paese. Alla vigilia del quarto congresso (che
non avrà mai luogo), nella riunione del comitato centrale che si tiene a fine
luglio, questa differenziazione porta a una drammatica crisi che si conclude
con l’esclusione dal movimento di una consistente minoranza (6 membri su 15
del comitato centrale) identificata come “trotskista” (6). Miguel
Enriquez chiede l’epurazione dei dirigenti che dissentono, affermando la
necessità di un’accelerazione nella costruzione di un’organizzazione adatta
alla lotta armata, ossia un partito rivoluzionario disciplinato e omogeneo ideologicamente
(nel quale non sono più ammesse le tendenze) e capace di unire azione politica
e pratica militare (i militanti devono essere pronti alla più rigorosa
clandestinità).
Con la
scissione, provocata a freddo dal vertice, il Mir perde in un sol colpo un pezzo
del suo gruppo dirigente più sperimentato e radicato nel movimento sindacale. A
ciò fa seguito la diaspora del 30% dei militanti. E, quel che è peggio, si
trova con una linea sbagliata – la strategia “fochista” – che lo
estrania dalle masse e lo porta del tutto impreparato all’appuntamento con la
vittoria elettorale dell’Unidad Popular e con i relativi compiti, in primis
la battaglia per strappare le larghe masse all’egemonia riformista. La
pratiche armate sostitutiste, non comprese dalle masse, squalificano oltre
tutto le questioni dell’armamento e dell’autodifesa proprio nel momento in
cui diventa di importanza vitale contrastare le illusioni sulla “via pacifica
al socialismo” diffuse dai riformisti e dalla vittoria elettorale.
I
dirigenti e i quadri esclusi – che hanno dimostrato certamente una maggiore
capacità di lettura della nuova situazione e dei compiti che essa pone ai
rivoluzionari –, dati i modi e i tempi in cui la rottura si verifica, non
hanno il tempo e il modo di costituire una forza organizzata appena credibile
per poter esercitare un’influenza sui grandi eventi degli anni successivi.
Alcuni, fra cui Humberto Valenzuela e Luis Vitale, costituiscono il Frente
Revolucionario; altri danno vita alla Tendencia Revolucionaria Octobre.
Alla fine del 1972 gli uni e gli altri si riuniscono nel Partido Socialista
Revolucionario (7).
Il
Mir e il governo Allende
“La
vittoria di Allende non entrava nei nostri calcoli” ammetteranno
successivamente i dirigenti del Mir (8). Ciò costringe il movimento a un
aggiustamento di linea che lo porta a dare la priorità all’inserimento nelle
organizzazioni di massa. Sconterà tuttavia la scissione e i precedenti errori
di orientamento con una presenza marginale nella classe operaia. Nelle elezioni
per la direzione della Cut del giugno 1972, malgrado il prestigio di Clotario
Blest, il Mir non ottiene che il 2% dei voti.
Subito
dopo la vittoria di Allende il 4 settembre 1973, ancor prima della sua
assunzione effettiva della carica il 4 novembre successivo, il Mir mette a
disposizione del compañero presidente alcuni dei sui uomini più
preparati per costituire la sicurezza personale del presidente della Repubblica.
Alcuni dei massimi dirigenti del Mir, per altro, conservano buoni rapporti
personali con Allende, anche per preesistenti legami familiari (fra l’altro,
il padre di Miguel Enriquez è nominato da Allende ministro dell’educazione).
Più in generale il Mir finisce per adottare una posizione di fiancheggiamento,
neppure tanto critico, della sinistra del Partito socialista (tendenza
Altamirano), che appoggia alle elezioni del 1972, e i suoi dirigenti hanno
frequenti incontri con i dirigenti della sinistra del partito di Allende (9). Di
fatto, il Mir rinuncia a condurre una coerente e chiara battaglia fra le masse
per l’egemonia, per costruire una direzione alternativa a quella che sta
conducendo il proletariato alla disfatta. Nonostante il suo rifiuto del
riformismo, il Mir non critica mai il governo Allende per quello che esso
rappresenta: un fronte popolare, ossia una strategia di collaborazione di classe
che, assumendo l’orizzonte della “costituzionalità” borghese, rinuncia in
ultima analisi alla lotta per la conquista del potere. Il Mir critica
soprattutto gli aspetti “tecnocratici” e “moderati” della politica
dell’UP, allorché i suoi ministri insistono sulla disciplina del lavoro o
sulla necessità di stabilizzare l’economia. Cerca sicuramente di assecondare
e indirizzare la spinta delle masse verso la creazione dei cordones industriales
e di propri strumenti di potere. Attua inoltre un lavoro di agitazione e penetrazione
nella base delle forze armate, in vista della lotta contro la controrivoluzione,
giudicata giustamente incombente.
Resta il
fatto che, complessivamente, il Mir agisce essenzialmente come pungolo critico
dei riformisti, come se la “critica marxista” e la pressione delle masse
potessero indurre l’Unidad Popular a correggere e a superare i propri
“errori” (che non sono in verità inadeguatezze tattiche, ma il portato di
una strategia). Così facendo, si tira addosso l’odio del PC che arriva ad
accusare il Mir di fare il gioco della reazione (10).
Le
relazioni con Cuba
Sul
piano internazionale il Mir intrattiene rapporti con vari movimenti di
guerriglia in America latina. Nel 1966 un settore del movimento ha contatti con
un fiduciario del Che (in quel momento in Bolivia). All’epoca dell’Unidad
Popular mantiene strette relazioni con Cuba. Secondo dichiarazioni di suoi
dirigenti, Fidel Castro ha promesso loro che “al momento opportuno manderà
le armi per tutti i rivoluzionari”. Ma quel momento tarda ad arrivare.
Secondo il racconto di un testimone, il giorno del golpe “andammo
all’ambasciata (di Cuba) ... ma il funzionario responsabile si negò.”
Una volta sconfitta la resistenza operaia, “dopo il golpe, le armi
arrivarono più di quelle di cui avevamo bisogno... più di quelle che potevano
custodire.” (11).
Dopo il
colpo di Stato di Pinochet, il Mir cerca di organizzare la resistenza armata
alla dittatura, pagando un prezzo altissimo, con centinaia di caduti e
scomparsi, a questo sforzo generoso. Nell’autunno del 1974 cadono combattendo
anche Miguel Enriquez e Bautista van Schowen.
Indebolito
da questi colpi, il Mir comunque continua la lotta. Nel 1981 tenta di aprire un
fronte guerrigliero nella regione mapuche. Ma isolati e inesperti, i
guerriglieri sono decimati dalla repressione; gli ultimi si rifugiano in
Argentina nel 1983. Il dibattito sull’insuccesso della strategia della lotta
armata porta a metà degli anni ottanta alla divisione in tre tronconi.
Note
(1) Il Mir
nacque nell’agosto 1965 dalla fusione del Partido Socialista Popular (Psp,
segretario Humberto Valenzula) e del movimento Vanguardia Revolucionaria
Marxista (Vrm, segretario Enrique Sepulveda), che a loro volta, erano il
risultato di precedenti processi di confluenza di tendenze e organizzazioni
preesistenti. In particolare il Partido Socialista Popular (Psp) era
nato nel 1963 dalla confluenza del Movimiento 3 de Noviembre (M3N)
promosso nel 1961 da Clotario Blest; del Movimiento Social Progresista,
nato da una scissione della Gioventù radicale; dal Partido Obrero
Revolucionario (Por), trotskista, i cui dirigenti più rappresentativi erano
Humberto Valenzuela, dirigente sindacale, già candidato operaio alla
presidenza della Repubblica nel 1942, e Luis Vitale, docente universitario a
Santiago; da vari spezzoni della sinistra socialista come l’Opposición
Socialista de Izquierda (Osi). Il gruppo Vanguardia Revolucionaria
Marxista (Vrm) era nato dall’unificazione fra Vanguardia Nacional del
Pueblo, guidata da Enrique Sepulveda e il Movimiento de
Resistencia Antiimperialista, guidato da Luis Reinoso, già dirigente
del PC, espulso dal partito per “deviazioni militariste” a cui si unirono
nel 1963 il Partido Revolucionario Trotskista e nel 1964 il Movimiento
Revolucionario Comunista, una scissione della gioventù comunista, e l’Ejercito
Revolucionario de Trabajadores y Estudiantes (Erte), formazione sorta in
ambiente studentesco a Concepcion, influenzata dall’esperienza cubana e
dall’esempio del Che, fra i cui dirigenti si distinguevano Luciano Cruz,
Miguel Enriquez e Bautista van Schowen, poco più che ventenni. Cfr. Luis
Vitale, Contribucion a la Historia del Mir (1965-1970).
(2) “Il
Mir rigetta la teoria della “via pacifica” perché disarma il proletariato
ed è inapplicabile, dal momento che la borghesia resisterà, anche con la
dittatura totalitaria e la guerra civile, prima di rinunciare pacificamente al
potere.” Cfr. Luis Vitale, op. cit.
(3) Per
queste e le altre informazioni sul trotskismo cileno si rimanda a Nicolas
Miranda, Contribucion para una historia del trotskysmo chileno, e agli
scritti di Luis Vitale.
(4)
Riferito da Luis Vitale, op. cit.
(5) “L’apertura
di alcuni primi focos armados ... creeranno gradualmente le condizioni
rivoluzionarie dette “oggettive“, vale a dire permetteranno di conquistare
progressivamente la popolazione per integrarla alla lotta armata. Si costituirà
così l’esercito rivoluzionario, in pieno regime borghese, e potremo così
conquistare il potere politico...” Da un documento interno del Mir citato
da Carlos Sandoval Ambiado, Mir (una historia); in www.chilevive.cl.
(6)
Secondo Luis Vitale, nel dibattito alla base del movimento la seconda posizone
stava conquistando consensi al punto che era prevedibile che la posizione del
segretario potesse essere sconfitta oppure potesse vincere di stretta misura.
(7) Il Psr
viene riconosciuto come sezione cilena del Segretariato unificato della Quarta
Internazionale (“Quarta Internazionale”, n 10-11, novembre 1973).
(8) Si
Veda la dichiarazione della direzione del 14 settembre 1970, riportata in
appendice al libro di Regis Debray, La via cilena.
(9) Sulla
sinistra del PS va detto che essa si distingueva per una verbosità
rivoluzionaria a cui non corrispondeva però la capacità di proporre e di
attuare una strategia rivoluzionaria conseguente fra i lavoratori. Sulla natura
“centrista” di questa “sinistra” basti riferire le critiche che essa
rivolse proprio al Mir: arrivò a rimproverare all’“alleato” di “indebolire
l’autorità del governo, incentivare l’indisciplina, provocare rotture a
sinistra e contribuire a confondere la classe operaia e i contadini” in
quanto cercava di trasformare il poder popular “in un doppio potere,
contrapposto alle istituzioni borghesi, senza tener conto che in organi
importanti di queste (erano) istallate le forze popolari”! (citato
da M. Novello, vedi indicazioni bibliositografiche).
(10) Non
mancò molto che il PC arrivasse ad attuare contro il Mir la politica di aperta
repressione praticata negli anni trenta in Spagna dagli stalinisti; la Ley de
armas andava in tale direzione.
(11)
Dichiarazioni di Roberto Moreno in un’intervista alla TV cilena nel 1998.