Cacciare
Berlusconi, si':
ma
non a rimorchio dei liberali e dei banchieri
Per
l'unita' e l'autonomia delle nostre ragioni
e
delle nostre lotte
Un appello
pubblico a tutti i movimenti di lotta di questi anni
e alle loro
organizzazioni associative, politiche, sindacali
Come lavoratori e
lavoratrici, attivisti del movimento contro la globalizzazione neoliberista,
sostenitori del movimento contro la guerra e di tutti i movimenti di opposizione
al governo Berlusconi, vogliamo che la cacciata di questo governo abbia il segno
delle nostre lotte, della battaglia per un'alternativa vera che rompa con le
politiche dominanti di questi dieci anni. Per questo guardiamo con estrema
preoccupazione alla prospettiva di subordinazione dei movimenti a un ennesimo
schieramento di governo di centrosinistra, a rimorchio di forze liberali e di
centro, da sempre estranee e ostili alle nostre ragioni e ai contenuti di fondo
dell'opposizione di massa a Berlusconi. Proponiamo dunque a tutti i movimenti di
lotta di questi anni, a tutte le loro rappresentanze e organizzazioni, a tutte
le diverse forze politiche e sindacali che si sono schierate dalla parte del Sì
all'estensione dell'articolo 18, di respingere ogni subordinazione al
Centrosinistra, a livello nazionale come a livello locale, di unire le proprie
forze in un campo autonomo dai liberali, di rilanciare un'opposizione radicale a
Berlusconi su un proprio programma di lotta indipendente.
Appena tre anni fa si è
conclusa una lunga legislatura di centrosinistra che ha prodotto finanziarie di
"lacrime e sangue", ha gestito enormi privatizzazioni, ha introdotto
il lavoro interinale ("pacchetto Treu"), ha varato i campi di
detenzione per gli immigrati (legge Turco-Napolitano), ha avviato la
privatizzazione della scuola pubblica, ha diretto l'intervento di guerra nei
Balcani.
Lavoratori, giovani,
pacifisti hanno visto deluse e colpite tutte le proprie ragioni e aspettative.
Il padronato si è rafforzato e arricchito, protetto da una concertazione
sindacale che ha zittito scioperi e conflitti. Berlusconi è stato, alla fine,
il beneficiario politico di questo disastro.
Il governo reazionario di
Berlusconi, in questi tre anni, è entrato in tutti i varchi aperti dalla
legislatura precedente per ampliare e aggravare oltre ogni misura l'aggressione
ai lavoratori, ai giovani, alle protezioni sociali. E i colpi ai diritti del
lavoro, la nuova guerra e spedizione coloniale in Irak, l'ennesimo attacco alla
previdenza pubblica, si sono congiunti a un attacco intollerabile a spazi e
diritti democratici.
Questa aggressione ha
trovato una risposta non nei liberali dell'Ulivo ma nei nostri movimenti e nelle
nostre lotte.
La grande manifestazione di
Genova, nel luglio 2001, che registrò l'assassinio di Carlo Giuliani, ha visto
il centro dell'Ulivo ostile o estraneo. Le grandi mobilitazioni operaie contro
il governo, incluse le stesse manifestazioni indette dalla Cgil, così come le
lotte degli autoferrotranvieri, di Melfi, dei dipendenti Alitalia, hanno trovato
il centro dell'Ulivo imbarazzato e lontano: e tutto il centro liberale
dell'Ulivo, senza eccezioni, ha fatto blocco con Berlusconi e la Confindustria
contro il referendum per l'estensione dell'art. 18. Il grande movimento di massa
contro la guerra ha avuto il sostegno dei liberali per la sola assenza della
copertura Onu: ma la successiva spedizione militare italiana in Irak, come già
la spedizione di guerra in Afghanistan, ha visto uniti, ancora una volta, i
liberali dell'Ulivo e Berlusconi. La richiesta successiva e del tutto formale di
un ritiro dei militari italiani in Irak, proiettata in un futuro indefinito e
formulata in realtà nella prospettiva di un semplice cambiamento di insegna (da
truppe di occupazione a spedizione “di pace” sotto l’egida Onu) non ha
cambiato la sostanza neocolonialista della politica del Centro liberale
dell’Ulivo e si pone in esatta antitesi alla rivendicazione di un ritiro
immediato e senza condizioni avanzata dal movimento contro la guerra. Persino le
mobilitazioni democratiche contro Berlusconi di ispirazione "girotondina"
hanno visto spesso i dirigenti liberali dell'Ulivo spiazzati o apertamente
critici.
Così, oggi, su tutti i
terreni decisivi, le ragioni dei liberali dell'Ulivo e le ragioni dei
lavoratori, dei giovani, dei pacifisti coerenti, appaiono radicalmente opposte.
Sulle pensioni: noi
pensiamo che vadano salvaguardate; mentre i liberali dell'Ulivo sfidano
Berlusconi a "una vera riforma strutturale".
Sul lavoro: noi
pensiamo vadano abolite vecchie e nuove leggi di flessibilità e rilanciate le
lotte per il salario; i liberali dell'Ulivo propongono la "flessibilità
concertata" e la subordinazione del salario alla produttività, attraverso
il depotenziamento dei contratti nazionali.
Sulle privatizzazioni:
noi pensiamo debbano essere respinte (ed anzi annullate quelle già realizzate
dall'Ulivo); i liberali dell'Ulivo lamentano le insufficienti liberalizzazioni e
privatizzazioni di Berlusconi, come prova della sua "incapacità di
governo".
In politica estera:
noi contestiamo l'Europa di Maastricht, le sue politiche antipopolari,
il suo crescente militarismo, che trovano la loro perfetta sintesi nella
nuova Costituzione europea; i liberali dell'Ulivo si presentano, a partire da
Prodi, come i costruttori dell'Europa del capitale, delle sue ricette
antisociali, delle sue crescenti spese militari e come i paladini di quella
stessa Costituzione.
E' vero: siamo entrambi
"opposizione" a Berlusconi. Ma lo siamo da versanti opposti: noi dal
versante delle ragioni di questi anni di lotte di massa contro il governo; i
liberali dal versante degli interessi dei banchieri e delle grandi famiglie del
capitalismo italiano, rinvigorite dal ritorno di un “uomo Fiat” come Luca di
Montezemolo al vertice di Confindustria, contro quelle stesse ragioni.
Ci si dice che occorre
"coinvolgere i movimenti" nel "confronto programmatico tra Prc e
Ulivo" per "definire un comune programma di governo".
Ma il "confronto"
non è forse quello già fatto in tutti questi anni, pubblicamente, nello
scontro sociale e politico quotidiano? Non è stato un confronto quello
realizzato sul referendum estensivo dell'art. 18? Le risultanze di questi
confronti ci parlano non di "divergenze" tra movimenti e centro
ulivista ma di due versanti di classe tra loro alternativi. Chiedere oggi di
"aprire il confronto" per un "comune governo" significa
rimuovere - qui sì pregiudizialmente - il confronto pubblico già effettuato e
suoi risultati. E predisporsi a un accordo subalterno con i liberali e i loro
programmi, usando i movimenti come copertura e tappeto.
Ci si dice che la nascita di
una nuova coalizione, la Grande Alleanza Democratica, come patto tra il centro
liberale dell’Ulivo e le forze della sinistra d’alternativa, rappresenta
un’inversione di tendenza nel quadro politico e segna una “svolta a
sinistra” che sarebbe sbagliato non voler cogliere. Ma quel patto nasce sulla
base di un’assoluta continuità politico-programmatica con l’Ulivo, che un
mero cambiamento di sigla e la costruzione di alcune iniziative unitarie delle
opposizioni sul piano istituzionale e della mobilitazione non possono
mascherare.
Non siamo d'accordo.
Contrasteremo con tutte le nostre forze questo sbocco. Movimenti nati per un
altro mondo possibile non meritano la subordinazione ad un accordo di governo
con Treu e Mastella, D'Alema e Bersani, sotto la guida, già sperimentata, di
Romano Prodi. La giovane generazione emersa dalle lotte di questi anni non
merita una nuova, drammatica, sconfitta delle proprie ragioni e aspirazioni.
Cacciare Berlusconi è
necessario e possibile: ma con metodi, contenuti, prospettive radicalmente
diversi.
Come attivisti e sostenitori
dei movimenti di questi anni noi proponiamo alle nostre diverse organizzazioni,
sindacali, politiche, di movimento, di unire le proprie forze, sul piano
nazionale e locale, attorno a una piattaforma indipendente di mobilitazione
radicale contro il governo che unifichi e raggruppi tutte le ragioni di lotta.
Ci rivolgiamo alla Cgil,
all'intero campo del sindacalismo di base, alle organizzazioni no global
ma anche a tutte le forze e tendenze politiche della sinistra che hanno
sostenuto la battaglia per l'estensione dell'articolo 18 e hanno respinto ogni
sostegno alla spedizione italiana in Irak per dire loro una cosa molto semplice:
il nostro popolo non ha bisogno né di velleitarie “primarie sul programma”
né di "tavoli programmatici di governo" con forze liberali, estranee
ed ostili; ha bisogno di rilanciare una propria azione di lotta, unitaria e di
massa, attorno a un programma comune di proprie rivendicazioni: le sole che
possono fondare un'alternativa vera a Berlusconi.
Il rilancio della previdenza
pubblica, contro le leggi privatizzanti varate dal '95; la rivendicazione di
forti aumenti salariali unificanti per l'insieme del lavoro dipendente,
congiunti con forme di controllo operaio e popolare sui prezzi; la richiesta di
superamento di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro -dal "pacchetto
Treu" sino alla legge 30- assieme all'estensione a tutti dell'art. 18 e al
rifiuto di ogni privatizzazione; la rivendicazione della nazionalizzazione delle
aziende in crisi, da Parmalat a Cirio, da Alitalia al trasporto pubblico locale,
senza indennizzi (peraltro già pagati da lavoratori, utenti, piccoli
risparmiatori) e sotto il controllo dei lavoratori; l'obiettivo di un vero
salario garantito per i disoccupati, fuori da ogni scambio con forme di
precariato; la rivendicazione del ritiro immediato delle truppe italiane dall'Irak
assieme ad un abbattimento verticale delle spese militari; una lotta coerente
per la difesa di spazi e diritti democratici, contro leggi e istituti del
maggioritario e della Seconda Repubblica, per una legge elettorale coerentemente
proporzionale.
Sono obiettivi semplici ed
elementari, imposti dalla crisi sociale e dalla stessa sfida berlusconiana su
cui è necessario e possibile verificare la disponibilità unitaria tra tutte le
forze del movimento operaio e popolare. Nessuna di esse è accolta e accoglibile
dal centro liberale dell'Ulivo. Ognuna di esse riscuote nelle classi subalterne
e nel popolo vasto della sinistra un consenso potenzialmente larghissimo.
Questa è l'unità contro
Berlusconi che noi proponiamo. E' un'unità che può tradursi, a certe
condizioni, in accordi elettorali tra le forze contraenti per concorrere a
battere le destre anche sul piano istituzionale. Ma è soprattutto l'unica unità
che può sposarsi con la radicalità degli obiettivi e delle lotte.
In questo senso avanziamo la
proposta di costruzione di "un polo di classe anticapitalistico": di
un campo di forze operaie e popolari, di movimento, protagoniste di questi anni
di mobilitazione, che si candidi a dare la propria soluzione alternativa alla
crisi sociale e politica italiana, e che quindi si impegni -oggi e domani- ad
una piena opposizione a tutti i governi delle classi dominanti. Siano essi di
centrodestra o di centrosinistra.
promotori dell'appello:
Bruno Manganaro
- Segr. reg. Cgil Liguria, ex portavoce naz. Genova Social Forum
Piero Acquilino - Collegio
Garanzia naz. FIOM, Fincantieri Genova
Daniele Debetto - Dir. naz.
Filtea Cgil, IBM Torino
Enrico Baroni - Segr. naz. CUB
Chimici, RSA Amsa Milano
Roberto Spagnolo - Esecutivo
naz. Confed. COBAS, Torino
Pino Iaria - Esecutivo naz.
COBAS Scuola, Torino
Andrea Spadoni - CUB naz. Trasporti, Roma
Roberto Laudini - Coord. naz. COBAS Settore
Difesa, Messina
Luigi Sorge - coord. naz.
S.in.Cobas, FIAT Cassino
Romeo Tuosto - resp. Handicap
Cgil Bari
Camera Lavoro Precario, Genova
Camera Lavoro Precario, Pescara
Coordinamento autogestioni e assegnatari,
Firenze
Unione Inquilini, Pisa
Collettivo giovanile Scintilla,
Imperia
Network per i diritti globali, Bari
SKA (spazio creativo
autogestito), Trani
primi firmatari:
Alberto Airoldi - dir. reg.
SNUR Cgil Lombardia Francesco Anfossi - dir. prov. FISAC Cgil Pavia Osvaldo
Baccino - dir. prov. FP Cgil Savona Andrea Bono - dir. reg. FIOM
Liguria, Rsu Fincantieri Genova Sestri Ponente Alessandro Borghi -
delegato ILVA, dir. prov. Cgil Genova Gino Bortolozzo - Dir. reg. Filtea
Cgil Veneto Luigi Bozzato - RSU Lottomatica, direttivo prov. FIOM Cgil
Venezia Patrizio Cacciotti - coordinatore prov. RdB Latina Patrizia
Cammarata - RSU Comune di Vicenza, RdB-CUB Veneto Antonio Canavese -
RSU Plaspal Zanussi Stefano Castigliego - RSU Fincantieri, direttivo
prov. FIOM Cgil Venezia Gianfranco Coggi - dir. comprens. FISAC Cgil
Milano Taurino Costantini - dir. prov. SPI Cgil Terni Giacomo Di Leo
- RSU Cobas Messina Francesco Doro - RSU Parpas SPA, Direttivo reg. FIOM
Cgil Veneto Nicoletta Dosio - Comitato popolare Val di Susa contro l'alta
velocità Pino Durante - Esec. CdF Fincantieri Genova Sestri Ponente
Antonino Episcopo - dir. prov. FIOM Cgil Savona Maurizio Freschi -
RSU Plaspal Zanussi, Dir. prov. FIOM Cgil Treviso Massimiliano Ghione -
RSU Ferrania Savona Patrizia Granchelli - resp. lav. precari Cobas PT-CUB
Milano Francesco Lombardi - coord. Comitato popolare per l'acqua
pubblica, Viterbo Antonino Marceca - direttivo aziendale Cgil Asl 12
Venezia Roberto Massari, editore Guido Misi - dir. prov. Fiom Cgil
Genova, Rsu Fincantieri Genova Sestri Ponente Alfonsina Palumbo - dir.
reg. FISAC Cgil Campania Enrico Pellegrini - direttivo reg. FILCAMS Cgil
Venezia Enrico Rubiu - coord. reg. RdB Sardegna Simone Solari -
dir. prov. FILCAMS Cgil Genova, deleg. Ristopiù Liguria Fausto Torri -
dir. prov. Cgil La Spezia Luciano Zangoli - delegato FILLEA G.E.D. Cesena
per
informazioni e adesioni:
Marco
Veruggio, posta elettronica:
ma.ver31@libero.it