Cofferati
vince
Rifondazione no
di Michele Terra
La giunta di centrodestra
guidata da Guazzaloca e la relativa maggioranza in consiglio comunale troppi
disastri avevano fatto per poter sperare di rinnovare l’inaspettato successo
del 1999. Dall’abbandono di ogni politica sui servizi pubblici ai rapporti fin
troppo amichevoli con l’estrema destra, fino alla disastrosa gestione del
traffico cittadino e conseguente inquinamento, l’opera di Guazzaloca si è
distinta per aver sensibilmente peggiorato la vivibilità della città.
La vittoria di Sergio
Cofferati era quindi prevedibile, considerati anche gli scontenti e delusi in
settori della borghesia che avevano in passato sostenuto Guazzaloca. Meno
prevedibile era l’annullamento completo di Rifondazione Comunista
all’interno della Grande Alleanza Democratica in salsa bolognese.
Rifondazione, gestita nelle fasi preelettorale ed elettorale da una segreteria
composta da 5 grassiani e 4 bertinottiani, ha scelto di sostenere fin
dall’inizio acriticamente la candidatura Cofferati, optando per la scelta
suicida di non distinguersi in nulla dal centrosinistra, anche quando il
candidato sindaco si spingeva a garantire direttamente i poteri forti della città:
Lega Coop, Assindustria, Collegio costruttori, Curia, Università ed Ente Fiera.
Il risultato delle urne per
il Prc è stato chiaro e inequivocabile: 4,6% al Comune e minimo storico del
partito in città, ben al di sotto del risultato ottenuto sulle schede per il
parlamento europeo e per le provinciali. Il bilancio di questo disastro è stato
completamente evitato dalle componenti di maggioranza del partito, convocando il
Cpf di discussione del dato elettorale oltre un mese dopo la consultazione e
autoassolvondesi vicendevolmente dalle proprie responsabilità politiche, quando
sia grassiani che bertinottiani hanno condiviso la linea politica alleantista e
gestito i cosiddetti accordi programmatici. Un gruppo dirigente che ha
dimostrato come il suo principale obiettivo politico fosse quello di riciclarsi
all’interno delle istituzioni disinteressandosi del partito: dei 4
bertinottiani della segreteria provinciale uno è diventato presidente di
circoscrizione, uno è capogruppo in Provincia, la terza si è piazzata come
assessore in un comune di 20mila abitanti, l’ultimo ha mancato il seggio in
consiglio comunale pur essendo in testa di lista; il segretario di federazione,
il grassiano Sconciaforni, capolista per il comune, è stato eletto per il rotto
della cuffia e attualmente ricopre anche l’incarico di capogruppo.
Oggi come prima Bologna è
ostaggio dei potentati economici, come avevamo previsto e denunciato a più
riprese in campagna elettorale noi di Progetto Comunista. La vera differenza
rispetto al precedente quinquennio è che oggi a gestire i processi politici ed
economici cittadini vi è l’esperto e “affidabile” ceto politico di
centrosinistra e non più la corte dei miracoli di Guazzaloca. Ed è proprio con
questa nuova giunta cofferatiana che a Bologna prendono il volo le nuove grandi
opere pubbliche richieste da Assindustria, Lega Coop, Autostrade Spa, e così
via: il passante autostradale a nord della città e la metropolitana. Progetti,
in gran parte inutili, che prevedono investimenti per centinaia di milioni di
euro, funzionali ai grandi gruppi e non certo ai cittadini. Tutto ciò avviene
con il silenzio assenso del Prc, che ufficialmente è contrario al passante nord
ma non fa nulla per impedirne la realizzazione, mentre incredibilmente non
esiste alcuna posizione di partito sul progetto di metropolitana, non fosse che
l’assessore ai trasporti è esponente del Prc.
Intanto i consigli di
circoscrizione, dove Rifondazione è in maggioranza ovunque, approvano (come
previsto) aumenti di finanziamenti alle scuole private, con i consiglieri del
Prc che a volte si astengono, altre votano contro e in altre ancora non è dato
sapere.
In definitiva del fatto che
Rifondazione Comunista sia al governo della città di Bologna non se ne è
accorto nessuno; così d'altronde come avviene in Regione, dove negli ultimi
quattro anni di governo Ulivo-Prc è passato di tutto: assunzioni interinali,
privatizzazione del trasporto pubblico locale, nomina di Montezemolo a
presidente della fiera di Bologna, regolamenti contro i commercianti ambulanti
extracomunitari, ecc.