Un’alternativa vera per il Meridione che lotta

Repressione del dissenso e peggioramento quotidiano della condizione materiale delle popolazioni: è questa la ricetta offerta ai lavoratori e giovani del sud dai governi nazionali, con la complicità di quelli locali, tanto di centrodestra che di centrosinistra.

Le grandi mobilitazioni del “Sud ribelle” (chi scrive ne è anche un militante), da Napoli a Genova, passando per Melfi e per Scanzano, sono la dimostrazione che si vuol cambiare decisamente registro; chiudere la stagione della supina accettazione dei dettami delle classi dominanti, e opporvi l’alternativa anticapitalista degli studenti calabresi, del movimento no-global, dei pacifisti, dei precari e degli operai di Melfi, alla sopraffazione sempre più evidente del proletariato meridionale. I tanti militanti meridionali del nostro partito, che hanno partecipato con convinzione alle lotte di questo grande movimento, potranno mai fare un passo indietro, accettando l’entrata in un prossimo governo Prodi del PRC, garante della concertazione con Montezemolo e con tutti quei poteri “forti”, che hanno da sempre anteposto lo sfruttamento e l’arricchimento della loro classe, allo sviluppo del meridione?

Tutti i finanziamenti a fondo perduto, per creare “cattedrali nel deserto”, così come le agevolazioni contributive e fiscali che il padronato ha ottenuto e riotterrà da Prodi e Mastella, Montezemolo, Epifani , sono o no incompatibili con le lotte sociali del Sud che si ribella?

Le bombe scaricate dal centrosinistra in Jugoslavia (gli stessi personaggi con cui si vuole costruire “l’alternativa di governo”) sono o no incompatibili con le mobilitazioni pacifiste ed antimperialiste del movimento meridionale?

La devolution e il taglio dei fondi nazionali alle periferie del governo Berlusconi, sono o no il peggioramento del federalismo fiscale dell’Ulivo che ha, nei fatti, già ha penalizzato il Mezzogiorno, aumentando la perpetuazione dello sviluppo del suo sottosviluppo?

Non si può certamente dimenticare il decreto legislativo 56 del 2000 sul federalismo fiscale dell’ultimo governo di centrosinistra, una pesante mannaia che si abbatte sulle regioni, con tagli pesantissimi (la Puglia perderà fino a 600 milioni nel 2013), facendo sparire il fondo perequativo alimentato dalle Regioni cosiddette più ricche.

Tale decreto sul federalismo fiscale, emanato dal governo D’Alema e attuato da Berlusconi, non stabilisce forse un chiaro nesso tra le politiche liberiste ed antimeridionaliste dell’uno e dell’altro schieramento?

E la giunta ulivista di Bassolino non sta forse privatizzando l’acqua in Campania?

E l’elezione di D’Antoni alle suppletive a Napoli e quella di Divella alla Provincia di Bari  rappresentano forse un’inversione di tendenza antiliberista ed anticapitalista?

Queste politiche liberiste, sono forse compatibili con le lotte sociali del movimento meridionale?

A questo grande e magnifico movimento meridionale che ha rialzato la testa perché chiede a gran voce “un altro sud possibile”, con compagni che rischiano anche il carcere, cosa risponde la maggioranza dell’ultimo congresso? Che un altro Prodi è possibile! Che altri Treu e D’Alema sono possibili! Che la collaborazione di classe con la borghesia delle banche e della finanza è possibile! Che la costruzione del PRC quale partito di opposizione di classe e alle politiche liberiste non è più possibile?

Progetto comunista continuerà a dare battaglia al Congresso contro l’accordo tra PRC e Ulivo, contro lo scioglimento dell’opposizione comunista in Italia, contro “i criticismi” fini a se stessi delle altre componenti (Ernesto ed Erre), perché il popolo meridionale merita un’alternativa vera, cioè  anticapitalista che può concretizzarsi solo nella prospettiva di un Polo autonomo di classe, attorno alla rifondazione comunista, con tutti i protagonisti di questa splendida stagione meridionale di lotte. E’ la strategia che spesso fa la differenza. Scusate se è poco.

Michele Rizzi

Comitato Politico Nazionale