Comunicato di Progetto Comunista-Sinistra del Partito della Rifondazione Comunista.   ( 9  Marzo  2006  )

La presa di posizione di Mieli segnala ulteriormente la natura sociale dell'Unione e le dichiarazioni di Bertinotti la sua deriva moderata senza fine.

La presa di posizione a favore dell'Ulivo di Paolo Mieli non può intendersi come un atto individuale. Come è stato sottolineato dalla stampa, in particolare quella indipendente di sinistra come "il manifesto", è evidente che essa esprime la scelta di campo della grande borghesia, dalla Confindustria di Montezemolo alle grandi banche; cioè di quelli che erano e restano gli antagonisti dei lavoratori, e anche dei consumatori e dei piccoli risparmiatori (si veda il caso Parmalat). Che questa scelta di campo sia logica non vi è alcun dubbio; chi meglio del centro sinistra di Prodi-D'alema- Fassino,Rutelli-Mastella potrebbe rappresentare al meglio gli interessi della borghesia con il proprio programma di liberalizzazioni e finanziamenti alle imprese a vantaggio dei profitti? Non certo l'inaffidabile parvenu Berlusconi delle leggi ad personam o i populisti reazionari della Lega . Il problema è invece per il movimento operaio e la sinistra che, nella gabbia dell'Unione, si subordinano agli interessi sociali del grande capitale.

E' triste, anche se certo ormai non sorprende, l'atteggiamento di Bertinotti che, in particolare nella sua partecipazione a Matrix, ha esaltato la presa di posizione di Mieli e ha in modo quasi aperto dichiarato la propria soddisfazione per il suo significato di riconoscimento, in particolare verso di lui, da parte della grande borghesia. Il riconoscimento di Mieli a Bertinotti si lega apertamente al suo comportamento anche nell'esclusione di Marco Ferrando dalle liste del PRC. Esclusione che fu proprio Mieli a richiedere lanciando contro di noi una campagna di stampo maccartista, rilanciata dai principali dirigenti sia della destra che del centrosinistra. Bertinotti ha risposto "obbedisco" all'ingiunzione di Mieli e delle forze che egli rappresenta e ne ha avuto il beneficio del pubblico riconoscimento di politico affidabile per i "poteri forti" della borghesia italiana.

Quanto a noi, come sinistra del partito, di fronte a questa deriva senza fine, lotteremo per la ricomposizione della sinistra e del movimento operaio su un nuovo asse, un asse anticapitalistico. Lo faremo, come già annunciato, sviluppando in questa campagna elettorale , come area e anche con i nostri candidati nelle liste del PRC, un programma autonomo e alternativo, perché la imprescindibile cacciata di Berlusconi e del suo governo reazionario avvenga dal versante degli interessi dei lavoratori e non da quello di Confindustria e dei banchieri.