Intervento di Franco Grisolia alla Conferenza Programmatica della Sezione Italiana del Partito della Sinistra Europea (18-19 marzo ’06)

 

Oggi a livello europeo c’è un vuoto rispetto alla domanda, ancora debole e confusa, che nasce dai lavoratori e dai movimenti di un a risposta di alternativa di società, di una risposta socialista.

Non dà certo questa risposta il progetto di Partito della sinistra europea che si va configurando.

Non si venga a parlare di “socialismo del XXI° secolo”. Dal punto di vista ideologico quello che qui viene presentato come tale non è che una vecchissima minestra riscaldata. E’ quel tipo di “socialismo”, ovviamente “non violento”, che Marx ed Engels stroncavano nel Manifesto 160 anni fa, definendolo “socialismo borghese”. Solo che c’è una differenza. Quello ottocentesco era solo un’utopia moderata, in fondo inoffensiva. Quello di oggi si incarna nella accettazione della governabilità borghese (Chissà perché tutti coloro che si dichiarano con indignazione contro ogni prospettiva di “potere”- del proletariato ovviamente- sono poi prontissimi a gestire il governo – e quindi il potere, della borghesia contro il proletariato-, la domanda è chiaramente retorica). Si passa così dal “Partito del Socialismo  borghese” al (per usare le parole di Engels, riprese poi da Lenin) “Partito borghese della classe operaia”.

Un partito pronto a porsi sul terreno della collaborazione di classe, quindi al servizio degli interessi del capitale. Così come fu in passato quando una nostra prima scelta governista ci portò ad appoggiare dalla flessibilità selvaggia al taglio dello stato sociale, dall’istituzione dei CPT alla riduzione delle tasse per i ricchi e conseguente aumento per i poveri. Collaborazione di classe che ci apprestiamo a ripetere, questa volta in forma compiuta con  l’ingresso al governo, sul puro programma dell’Unione. Questa è la vera realtà programmatica della sezione italiana del Partito della Sinistra Europea, il resto non è che copertura ideologica. E’ in questo quadro che si inserisce il cosiddetto “caso Ferrando” L’’insieme del fronte  borghese si è rivolto pubblicamente al compagno Bertinotti per chiedere la cancellazione del “trotskista” dalle liste. E la segreteria del nostro partito per garantire la tranquillità dell’inserimento nel nuovo probabile governo ha obbedito.  Naturalmente la questione specifica su cui tale esclusione è avvenuta ha la sua rilevanza. Sarebbe però un errore pensare che si tratti solo di questo .Dal fondo di Mieli alle esternazioni di Prodi e Rutelli quello che si è domandato è l’esclusione dei candidati “inaffidabili” e cioè non pronti ad accettare ogni politica del centrosinistra su ogni terreno, politico, internazionale, sociale. Rispondendo “obbedisco”  il compagno Bertinotti ha dato  la prova (e per questo viene apertamente lodato da tutto il fronte borghese) di essere pronto  a ripetere ,come nel ‘96-98, ma questa volta senza possibili marce indietro, l’appoggio a politiche antioperaie e antipopolari. E’ a questo reale progetto programmatico che si tratta di controppare la riacquisizione di un progetto anticapitalista e socialista. Di contrappore cioè una finalmente vera rifondazione del comunismo alla “rifondazione socialdemocratica” aclassista  della proposta bertinottiana.