Intervista a Marco Ferrando, pubblicata sul "Corriere della sera", 13 febbraio 2006

Ecco l'intervista a Marco Ferrando pubblicata dal Corriere della sera del 13 febbraio. Facciamo presente che il titolo "Sparare ai nostri soldati? Un diritto degli iracheni", presentato dal quotidiano milanese come una dichiarazione di Ferrando, sia un'affermazione assolutamente assente nel testo reale dell'intervista, ma una forzatura e strumentalizzazione giornalistica.

"Sparare ai nostri soldati? Un diritto degli iracheni"
Ferrando: Nassiriya fu un caso di resistenza armata

(Corriere della Sera, lunedì 13 febbr., p. 8)

Allora, si candida?

"Con Bertinotti c'è stato un chiarimento"

Nel senso che ha fatto marcia indietro sul Medio Oriente? Bertinotti l'ha avvertita: ci sono limiti insuperabili. E Fassino dice che se non rettifica, lei potrebbe anche saltare...

"La situazione non è cambiata. Io rispetto la posizione della maggioranza di Rifondazione. Ma continuerò a dare battaglia nel partito, perché le mie convinzioni rimangono".

Quali? Quelle su Israele-creatura-artificiale e su Prodi-maggiordomo-dalle-banche?

"Sono quindici anni che dico queste cose. Ho scritto valanghe di documenti. Leggetevi quelli". Basta cliccare. Enciclopedia Wikipedia , vedi alla voce "Marco Ferrando (Genova, 1955), dirigente politico".

Ex bordighista, già bolscevico-leninista, poi demoproletario. Trotzkista: "... Nel Prc ha come capisaldi programmatici la critica alla maggioranza di Bertinotti e alla non-violenza (assunta dalla maggioranza stessa come metodo di lotta)...".

Critica alla non-violenza? Una volta se l'è presa perfino col povero Gandhi, servo degli imperialisti contro gli zulu...

"Il 41% di Rifondazione, non solo io, critica il metodo non-violento. I popoli oppressi devono esercitare la lotta per l'emancipazione con strumenti adatti e non possono costruire il futuro in base a un astratto pregiudizio filosofico. Anche perché dall'altra parte ci sono sempre grandi poteri che usano la violenza. Però sia chiaro: noi siamo contro forme di lotta come il terrorismo".

Intifada sì, kamikaze no?

"Sta scherzando? Noi sosteniamo tutte le intifade, le grandi sollevazioni dal Medio Oriente all'America Latina. Intifade che naturalmente non sono dei pranzi di gala".

E la resistenza irachena?

"Questione più complessa. C'è un diritto sacrosanto all'autodeterminazione e a resistere a forze d'occupazione militare che stanno lì per interessi colonialistici. Poi ci sono diverse concezioni, tra movimenti di resistenza popolare e fondamentalisti. E la resistenza popolare armata è cosa diversa dal terrorismo contro la popolazione civile".

Il terrorismo contro i civili. Ma contro i militari?

"La lotta armata contro l'occupazione militare è giusta. Noi siamo per la fusione della rivolta contro l'occupazione straniera imperialistica e le lotte sociali dei lavoratori iracheni".

Quindi è giusto sparare anche sui soldati italiani?

"Noi siamo per la rivendicazione del diritto alla sollevazione popolare irachena contro le nostre truppe. Tutti gli episodi in cui ci sono stati nostri caduti, rientrano in tutto e per tutto nelle responsabilità d'una missione militare al servizio dell'Eni".

Lei sta dicendo che i nostri soldati morti a Nassiriya erano servi dell'Eni

"Questo l'ha detto un documento riservato prodotto dal ministero delle Autorità produttive di Antonio Marzano, sei mesi prima della guerra, in cui si sosteneva un interesse attivo dell'Eni ad andare a Nassiriya perché lì c'era la partita del petrolio. E questa è la posizione del 41% di Rifondazione, che non è soddisfatto del programma dell'Unione: dall'Iraq ci si deve ritirare e basta, senza condizioni. Io sono contro qualsiasi missione militare all'estero, nei Balcani come in Afghanistan, con o senza Onu".

Ma a Gaza o in Bosnia, i nostri vigilano su accordi di pace...

"Non esistono interventi militari umanitari o sopra le parti. Sono sempre funzionali a interessi di parte".

Su Israele, non teme d'essere paragonato a uno come l'iraniano Ahmadinejad?

"Ma che cosa dice? Io sto agli antipodi! Non civetto con posizioni antisemite. La rivolta del Ghetto di Varsavia fu fatta anche da trotzkisti. In Israele ci sono amici ebrei che sostengono le nostre posizioni. Molti compagni hanno subìto in Iran galera e torture. Io difendo il diritto degli ebrei all'autodeterminazione.

E Hamas è una seria ragione di preoccupazione per i palestinesi. Questo però non toglie che Israele sia uno Stato artificiale. E le mie critiche sono alla sua forma profondamente confessionale, al primato aggressivo del suo apparato militare, al fattore propulsivo del suo espansionismo, alla negazione dei diritti di ritorno e perfino di voto della maggioranza araba".

Lei definisce Prodi amico della Fiat e delle banche. Attacca il centrosinistra di Illy e di Soru. Ma perché si candida con loro?

"I 5 punti di cuneo fiscale citati da Prodi sono la stessa cosa che vuole Montezemolo. E i meriti di Soru, quando gli Usa hanno lasciato le basi in Sardegna, sono solo il sottoprodotto di una lunga lotta di popolo".

Vendola le piace, almeno?

"È bravissimo. In Puglia ha fatto una battaglia con Fitto sulla sanità. Ma ora gestisce un piano sanitario stretto da logiche di centrodestra".

Ma ci sarà almeno una cosa che l'accomuna a Prodi, ai Ds, all'Unione...

"Sì: ci siamo impegnati a cacciare Berlusconi. Ma questa cacciata deve avvenire sulle ragioni dei movimenti popolari, non nell'interesse delle grandi imprese".

Sarà mica vero, come dice il Cav., che a unirvi è solo l'odio contro di lui?

"Berlusconi vede comunisti ovunque. Purtroppo, non siamo ovunque".

Francesco Battistini