Il successo dello sciopero dei metalmeccanici e delle loro manifestazioni,
così come l'espansione del movimento "antiglobalizzazione" in vista
delle manifestazioni di Genova contro il G8 rivelano il moltiplicarsi dei
sintomi del "disgelo" sociale, frutto della crisi di egemonia e di consenso
sul piano internazionale delle politiche liberiste. Dimostrano una volta
di più che, pure in una situazione difficile, esistono le condizioni
di sviluppo di un'opposizione sociale e di classe al padronato e al governo
delle destre: la sola opposizione reale, la sola opposizione capace in
prospettiva di determinarne la cacciata.
Ma la ripresa di dinamiche di movimento pone nuove responsabilità
politiche al nostro partito. Non possiamo limitarci a lodare i movimenti
e a rivendicarne la rappresentanza istituzionale. Dobbiamo assumerci la
responsabilità di una proposta politica e di indirizzo, entro una
battaglia aperta e leale al loro interno per un'egemonia alternativa.
Il pieno sostegno alla lotta dei metalmeccanici non deve indurci ad
un adattamento ai vertici della FIOM. Questa lotta mette al contrario in
evidenza la contraddizione profonda tra il suo potenziale di classe e la
totale inadeguatezza di una piattaforma subalterna e della logica concertativa
che l'ha ispirata. La proposta di una nuova piattaforma dei metalmeccanici
all'altezza del nuovo livello dello scontro può e deve intrecciarsi
con la proposta più generale di una piattaforma di lotta indipendente
per l'insieme del movimento operaio che rompa definitivamente con la concertazione:
una piattaforma per una vertenza generale unificante dei lavoratori e dei
disoccupati incentrata sul tema del forte recupero salariale per tutti,
dell'abolizione delle leggi sulle flessibilità, di un vero salario
sociale ai disoccupati, della piena difesa, ampliamento, qualificazione
dello "stato sociale", pagata da una tassazione dei grandi profitti, rendite,
patrimoni.
Il nostro investimento nel movimento antiglobalizzazione non può
risolversi in un fatto di immagine, né riguardare i soli Giovani
Comunisti. E' necessario un impegno reale dell'intero partito nell'inserimento
profondo all'interno del movimento e nella sua costruzione unitaria. La
Direzione nazionale si appella pertanto a tutte le strutture regionali
e provinciali del partito, a tutti i suoi circoli territoriali e di azienda,
per una piena partecipazione organizzata alle imminenti manifestazioni
anti-G8. Al tempo stesso, la piena ed attiva partecipazione al movimento
e alla sua costruzione deve combinarsi con una proposta politica caratterizzata
sul terreno di classe anticapitalistico. In primo luogo va rivendicata
la piena autonomia del movimento da ogni forza della borghesia lungo una
linea di rifiuto di ogni profferta di scambio politico e di dialogo politico
più volte avanzata dallo stesso governo; la linea di boicottaggio
attivo dei vertici imperialisti, in continuità con Seattle non può
essere oggetto di negoziato. In secondo luogo, e soprattutto, va sviluppata
nel movimento un'aperta battaglia programmatica che contrasti gli orientamenti
neoriformistici maggioritari della sua attuale dirigenza politico-culturale
e che ponga al centro la questione della proprietà e della prospettiva
socialista. L'unica prospettiva, certo difficile ma non utopistica, che
possa indicare una soluzione reale alle istanze profonde che il movimento
solleva (istanze sociali, ambientaliste, di pace). Alla proposta centrale
della Tobin Tax, con la sua ipotesi di razionalizzazione dei mercati finanziari
nel quadro della società capitalistica, va contrapposta l'elaborazione
di una proposta anticapitalistica che parta dagli obiettivi immediati per
andare al cuore del problema: la proprietà privata e il potere dello
Stato. La costituzione di una tendenza anticapitalistica e rivoluzionaria
nel movimento antiglobalizzazione impegnata a lottare per l'egemonia
va posta apertamente all'ordine del giorno dell'iniziativa del partito.
Ma la svolta politica qui richiamata necessita di un'altra prospettiva
politica. La lettera aperta ai Democratici di Sinistra ha rappresentato
un errore clamoroso. Chiedere a D'Alema, Fassino, Bersani (o all'insieme
del centrosinistra) un confronto programmatico per l'opposizione sociale
al governo è privo di ogni fondamento classista. L'orizzonte della
sinistra plurale si rivela già oggi, una volta di più, in
contraddizione con le ragioni di classe del nostro partito. E' necessario
cambiare prospettiva: sviluppando il PRC come riferimento autonomo e alternativo
per i lavoratori e i giovani che rialzano la testa.