Il nuovo governo D’Alema rappresenta la totale continuità di
classe, politica e programmatica, degli indirizzi organici del Centrosinistra.
Parallelamente l’orientamento emergente dal vertice DS in occasione
del Congresso conferma a sua volta l’indirizzo liberale della socialdemocrazia
italiana, in profondo contrasto con le esigenze obiettive di larga parte
della sua base di massa e con la stessa necessità di fronteggiare
da un versante di classe l’offensiva reazionaria dei referendum.
E’ necessario pertanto combinare, tanto più in questa fase, la ricerca di dialogo e convergenza di lotta con i più ampi settori di classe subalterne con la netta autonomia e opposizione di classe al governo e al padronato.
In questo quadro la DN chiede all’intero partito una mobilitazione straordinaria
contro i referendum radicali, superando al riguardo ritardi ed errori.
Sarebbe stato importante a suo tempo un’iniziativa di diretto contrasto
della raccolta firme dei Radicali e una proposta di aperto boicottaggio
dei referendum rivolta all’insieme del movimento operaio.
Oggi, a scontro ormai aperto, a fronte della dislocazione delle maggiori
forze a sostegno del NO e del crescente interesse e coinvolgimento pubblico
nello scontro, occorre che il PRC promuova la più ampia mobilitazione
per il NO. Occorre costituire ovunque comitati del NO nei luoghi di lavoro,
sul territorio, nelle organizzazioni di massa, capace di operare concretamente
sul terreno della campagna di massa e di coinvolgere unitariamente energie
disponibili e forze reali, non solo sigle o personalità. Parallelamente
è necessario che, all’interno del fronte unitario, i comunisti lottino
per affermare l’egemonia di posizioni di classe: sia denunciando le responsabilità
delle politiche liberiste del governo, sia avanzando concrete e precise
proposte di mobilitazione e di lotta contro il padronato.
In particolare l’appoggio confindustriale ai referendum liberisti attualizza
la necessità di una vertenza generale, a partire dal salario, che
segni la rottura definitiva della concertazione e la fine della politica
ventennale dei sacrifici, basata sulla richiesta di forti aumenti salariali
unificanti, le 35 ore senza concessioni di flessibilità, l’abolizione
dei contratti precari e atipici, il salario minimo garantito intercategoriale
per tutti i lavoratori, il salario sociale per i disoccupati e i giovani
in cerca di prima occupazione. Così il PRC avanza la proposta di
una grande manifestazione nazionale di massa contro il fronte referendario
confindustriale e, sin d’ora, la richiesta di una promozione unitaria di
sciopero generale nel caso di vittoria referendaria di Radicali e confindustria:
una proposta che indica la necessità di recuperare sul terreno della
lotta conquiste fondamentali eventualmente abrogate.
Queste esigenze dell’azione di massa e dell’opposizione comunista sono in profonda contraddizione con la ricerca di ricomposizione, ai vari livelli, col Centrosinistra.
La DN esprime innanzitutto contrarietà e preoccupazione per la
natura e l’estensione degli accordi col CS per le elezioni regionali: accordi
privi di base di classe che collocano il PRC, in larga parte d’Italia,
come costola sinistra del Centrosinistra.
La DN esprime altresì la più netta contrarietà
all’annunciata ricerca di un’apertura di dialogo col governo D’Alema lungo
l’itinerario che porta alle elezioni politiche nazionali. Tale ricerca
è infatti priva di ogni fondamento politico e sociale, a fronte
di un governo che il PRC ha denunciato per un anno come “liberista” e “di
guerra”, che ha annunciato un programma anti-operaio per la fine legislatura,
che è all’apice del suo trasformismo e discredito pubblico.
La DN rettifica pertanto la posizione assunta dalla segreteria del
partito ed esprime un orientamento chiaro sulla prospettiva del PRC. Non
è sufficiente ribadire una formale collocazione all’opposizione
in questa legislatura. E’ necessario affermare con nettezza, liberando
il campo da ogni ambiguità, la scelta di presentazione indipendente
alle prossime elezioni politiche nazionali come forza alternativa sia al
Centrodestra sia al Centrosinistra.
Da qui la netta risposta contraria alla proposta di “accordi programmatici
di legislatura” avanzata da Walter Veltroni.
Questa scelta di prospettiva, chiara e definitiva, può liberare
l’opposizione del PRC da insostenibili contraddizioni favorendo il dispiegamento
della battaglia di egemonia a livello di massa.