SCUOLA E LAVORO
Negli ultimi quindici anni abbiamo assistito ad un
radicale e sistematico attacco al diritto allo studio ed all’idea di
un’università laica, gratuita e di massa. I passati governi, di centro sinistra
o centrodestra che siano, hanno sostenuto un progetto di trasformazione
modulato su interessi privatistici e corporativi. Tale indirizzo si è
incentrato sul concetto di autonomia finanziaria, il principio secondo cui la
ricerca e la didattica non sarebbero più state sostenute dalla fiscalità generale
(che serviva a scopi ben meno nobili, come quelli militari), ma ogni ateneo
avrebbe dovuto provvedere autonomamente al sostentamento delle proprie
attività, ricercando finanziamenti da imprese private che le sponsorizzassero e
aumentando la pressione fiscale sui suoi studenti. La riforma che ha intrapreso
per prima questo nuovo corso è stata la Ruberti del 1990, ma solo con la
Riforma Zecchino del 99 e l’attuale riforma Moratti si sono rivelate le reali
finalità dell’autonomia e tutti i risvolti che da esse derivano. Le imprese
infatti hanno contribuito solo nell’ordine dello 0.1% al finanziamento delle
università, smentendo chiaramente quanti sostenevano un risparmio per gli
studenti e le loro famiglie ed un incremento dei finanziamenti per la didattica
e la ricerca. Già con l’entrata in vigore della Zecchino le tasse pagate dagli
studenti sono raddoppiate, ma tutto questo non è evidentemente bastato: si è
assistito quindi ad un drastico ridimensionamento del numero e della qualità
dei servizi, nonché alla scomparsa della ricerca e alla deriva della
didattica…insomma un attacco mortale all’istruzione pubblica e più in generale
alla Cultura. Le mense, le case dello studente, le borse di studio stanno
assistendo ad un restringimento pauroso dei propri beneficiari e utenti. La
loro gestione viene inoltre appaltata ai privati che speculano sui servizi aumentandone i costi e sfruttando i
lavoratori, con ulteriore taglio di posti pubblici e una schiera di nuovi
precari. Invece di aiutare gli studenti che provengono dalle classi meno
abbienti, che oggi vivono in una condizione sempre più difficile con gli
attacchi economici a loro ed alle loro famiglie (il caro-vita, il caro-libri,
il caro-affitti), lo stato preclude l’istruzione universitaria ad un numero sempre
maggiore di studenti. Come se non bastassero gli enormi ostacoli economici, si
inseriscono nel percorso universitario una serie di scogli didattici e di
valutazione che risultano classisti e per alcune categorie, in particolare gli
studenti lavoratori, risultano insormontabili. Il quadro risulta ulteriormente
aggravato dall’attuale crisi economica provocata dal taglio dei fondi attuato
da questo governo e da quello precedente (spesso a favore di Atenei privati
direttamente riconducibili al Vaticano o a Confindustria). La finanziaria 2004
e la riforma Moratti prevedono inoltre, una volta attuata l’autonomia
finanziaria degli atenei, attraverso convenzioni-quadro con aziende private e
ministeri, che nel caso in cui essi risultino in deficit, debbano trasformarsi in ‘Fondazioni Private’. Si sta
compiendo, insomma, non solo una collaborazione, ma una vera e propria
‘speculazione privata’ a danno della collettività.
Sarebbe sbagliato, però, vedere la dequalificazione della
didattica solo come conseguenza di
problemi finanziari. In realtà si nasconde anche qui un progetto lungimirante
che lo stato e le organizzazioni padronali hanno elaborato avvalendosi di
intellettuali, economisti ed “esperti” da sempre al loro servizio. Non è un
caso che Confindustria sotto il vessillo dell’innovazione tecnologica, della
modernizzazione e della competitività abbia accolto con calore le ultime
riforme. Il 3+2 di Zecchino (esasperato dalla “Y” della Moratti) per esempio
altro non è che un escamotage per creare laureati di serie B, dunque lavoratori
con competenze sufficienti a mansioni specialistiche, ma con salari e diritti
più modesti di un laureato di serie A.
Per queste ed altre ragioni noi lottiamo per
un’università pubblica, sostenuta dalla fiscalità generale e tendenzialmente
gratuita: tutti debbono potervi accedere liberamente. Anche i servizi per gli
studenti vanno liberati completamente dalla logica privatistica che per sua
stessa natura sta entrando in contrasto con gli interessi collettivi. I
contratti a tempo determinato vanno immediatamente convertiti in contratti
nazionali a tempo indeterminato, anche per limitare il potere di ricatto dei
cosiddetti ‘baroni’. Il sistema didattico che si sta inserendo va poi cambiato
profondamente. Esso toglie tempi e spazi adeguati all’apprendimento dello
studente, crea corsi di laurea alcuni troppo specifici, altri quasi inutili,
liceizza l’università e aborrisce uno studio critico a vantaggio di quello
puramente nozionale. Anche la ricerca è ormai subordinata, grazie al sistema delle
fondazioni e alla sua dipendenza economica dal privato, al “brevetto” ed
alla precarizzazione del ricercatore, ad obiettivi che nulla hanno a che
fare con il reale progresso culturale e scientifico, bensì al semplice accumulo
di capitale.
E
suul versante, del lavoro non è andata e non va meglio. La linea dei gli
ultimi governi è stata quello di ridurre, in maniera vergognosa, i diritti a
tutti i lavoratori e le loro relative retribuzioni al modo di rigettare e di porli sullo
stesso livello dei lavoratori con nessun
diritto.
Le leggi, reazionarie sul lavoro, che dal pacchetto
Treu(centro sinistra) alla legge Biagi ( centro destra) sono state e sono
finalizzate a cancellare i diritti contrattuali e individuali per diminuire il
costo del lavoro e accrescere il
guadagno dei grande capitalismo italiano.
I diritti hanno dei costi, come sappiamo, per i
padroni, una parte dei salari sono stati eliminati al fine di conservare i
profitti.
Se i lavoratori a tempo indeterminato, a tempo determinato,
interinali ,apprendisti godessero degli stessi diritti , anche
indipendentemente dalla loro etnia e provenienza, tutti i lavoratori sarebbero
più forti e potrebbero portare avanti le lotte sociali con maggior speranza di vittoria. Perché è
nell’interesse della borghesia dividere la classe operaia, per sterilizzare la
lotta dei lavoratori.
Dunque il problema politico, non può ridursi ad una
biega pressione a Prodi, come è nell’intenzione del Prc, bensì le leggi sul precariato vanno
cancellate. Rifondazione comunista, come ha gia fatto sapere per bocca del loro
gruppo dirigente parlamentare non muoverà un dito per cancellare il pacchetto
Treu, ma si accontenterà di una semplice modifica “umana” della legge 30
(Biagi).
Noi compagni di Progetto comunista, ci opponiamo
alla deriva socialdemocratica del Prc, e
proponiamo l’abrogazione immediata del paccheto treu e della legge biagi.
Occupazione a tempo indeterminato per tutti!
L’unica
alternativa, dunque, che ci si pone , per noi comunisti ,è quella di costruire
un nuova opposizione politica ai poteri dominanti, l’opposizione di classe che
in passato appartenne al PRC, e che ora con la sua mutazione socialdemocratica
governista non gli appartiene più. Progetto comunista , non si limiterà ad una
mera testimonianza copmunitsa, all’ interno del Prc, ma si impegnerà ad
occupare quello spazio di opposizione politica , ormai lasciato libero da
Bertinotti. Unisciti a noi per nuovo
partito comunista!
TIZIANO LATINI
EUGENIO GEMMO
Maggio 2006