Questo volantino è stato diffuso nel corso delle manifestazioni di Nizza del 6 e 7 dicembre 2000, in occasione del recente vertice dell'Unione europea.
 
CONTRO L’EUROPA DEL CAPITALE
Nessuna illusione nell’Europa “sociale” della “Tobin tax”
Per il potere dei lavoratori e delle lavoratrici
PER GLI STATI UNITI SOCIALISTI D’EUROPA
 

La “Carta dei diritti” che la Conferenza di Nizza è chiamata a varare è l’ipocrita paravento del polo imperialistico europeo, dei suoi interessi rapaci, delle sue politiche antioperaie.
Non siamo di fronte ad una costruzione europea in sé “progressiva”, ma viziata dall’impronta liberista e da un “deficit” di democrazia. Siamo di fronte al decollo di un blocco imperialistico di vecchie potenze che sullo sfondo del crollo dei regimi staliniani dall’Est Europeo e dalla restaurazione capitalistica che lì si sta realizzando, mira a contendere ad Usa e Giappone la spartizione delle zone d’influenza, entro il processo di ridefinizione degli equilibri capitalistici internazionali.
E’ un’Europa che converge con l’imperialismo Usa nel rapinare e colpire i paesi poveri del mondo, ma che concorre con l'imperialismo Usa per la spartizione del bottino rapinato.
E’ l’Europa dei briganti, che oggi vuole rafforzare ed estendere i poteri decisionali interni del suo comitato d’affari per potenziare la propria azione internazionale di brigantaggio ai danni delle grandi masse diseredate dell’Est Europeo, dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia.
 
Questa costruzione imperialistica europea non è né lineare né irreversibile, sotto il peso di numerose contraddizioni interne. Ogni potenza capitalistica che vi concorre vorrebbe affermare in essa l’egemonia dei propri specifici interessi nazionali, contrastando le ambizioni egemoniche rivali. Così la superiorità della produzione tedesca, il peso della finanza inglese, la forza del militarismo francese cercano fra loro un punto di equilibrio, non facile e non scontato. Gli accordi tra briganti non sono mai facili.
 
Ma la ricerca è comune e il cammino è da tempo avviato. Le stanze non sono ancora assegnate ma la casa comune è in costruzione entro un processo di espansione dell’ influenza europea su scala mondiale. L’offensiva per l’integrazione semicoloniale di larga parte dall’Est Europeo, a partire dai Balcani, è un fatto: l’estensione della Unione Europea ad Est ha il compito di formalizzarla e approfondirla. Così come è un fatto lo sviluppo del militarismo europeo: 120.000 uomini in armi, 400 aerei da combattimento, 100 navi da guerra sono il nuovo strumento che l’Europa si è dato per avviare la realizzazione di operazioni autonome dall’Alleanza atlantica. Peraltro la piena e interessata partecipazione all’aggressione criminale alla Serbia è un saggio eloquente del contributo di morte e distruzioni che l’imperialismo europeo sa offrire già oggi al mondo.
 
Le borghesie europee presentano questa “casa comune” imperialista come interesse generale dei popoli e dei  lavoratori del vecchio continente. Nulla di più falso.
Le sole fondamenta della casa imperialista – e cioè il varo della moneta unica – sono state finanziate dall’aggressione ai salari, alla sanità, alle pensioni, alla scuola. Le gigantesche operazioni di privatizzazioni, acquisizioni, fusioni, ristrutturazioni capitalistiche e finanziarie sospinte dalla moneta unica hanno distrutto e distruggono  milioni di posti di lavoro. I costi crescenti del militarismo europeo sono anch’essi pagati dalle masse popolari con la riduzione parallela della spesa sociale. Il continuo allargamento semicoloniale nell’Est europeo accentua e accentuerà sempre più la concorrenza dei salari miserabili dei lavoratori colonizzati di quei paesi con i salari dei lavoratori europei in una logica di ulteriore compressione del loro potere d’acquisto. Parallelamente le quote d’ingresso contro la immigrazione extracomunitaria riproducono un arbitrio odioso verso milioni di immigrati, la loro condanna alla clandestinità, l’umiliazione dei loro diritti e con essi la concorrenza rovinosa con lavoratori e disoccupati europei. Xenofobia e razzismo, brodo di cultura ed espressione di emergenti tendenze reazionarie e/o fasciste nel cuore stesso dell'Europa, sono il risvolto inevitabile di questo scenario sociale di regressione e di miseria che l'imperialismo oggi alimenta entro le sue stesse frontiere.
 
Si può chiedere allora a questa Europa imperialista di farsi "sociale" e "democratica"? Nessuna illusione è più infondata di questa. La crisi capitalistica, il crollo dell'Urss, la nuova selvaggia competizione mondiale tra blocchi imperialisti, da cui lo stesso polo europeo è nato hanno eroso i margini economici e politici del vecchio cosiddetto "compromesso riformatore" utilizzato nel dopoguerra dalle borghesie europee contro ogni insorgenza anticapitalistica. La stessa socialdemocrazia, oggi rappresentanza di governo dell'imperialismo in quasi tutto il vecchio continente, gestisce ovunque accanto a imprese di guerra, controriforme e restrizioni sociali. Ed anzi la funzione di governo cui è stata chiamata risponde esattamente all'esigenza di far inghiottire pacificamente alla propria base sociale sacrifici e rinunce che le forze di destra sono incapaci di imporre.
 
No, non si può chiedere a questa Europa di farsi "sociale" e democratica. Si tratta invece di impugnare ogni rivendicazione sociale di classe ed ogni rivendicazione democratica contro la Costituzione materiale dell'Europa capitalista e imperialista. Non si tratta di chiedere un altro statuto condominiale della casa comune. Si tratta di costruire un'altra casa: un'Europa socialista, gli Stati uniti socialisti d'Europa.
 
Per l'unità di lotta dei lavoratori e delle lavoratrici d'Europa attorno ad un polo di classe indipendente che travalichi i confini nazionali.
 
Per l'opposizione di classe del movimento operaio europeo alle istituzioni di governo dell'Europa imperialistica e ai governi borghesi nazionali, siano essi guidati dalla socialdemocrazia o dalle forze di centrodestra.
 
Contro ogni intervento di “polizia” imperialista, travestito da “ingerenza democratica” o “pacificazione”, non solo targato Usa e Nato, ma anche Onu o Unione Europea; in particolare oggi in Medio Oriente.
Abbasso l’imperialismo e il sionismo. Piena solidarietà all’Intifada e alla rivoluzione nazionale del popolo palestinese. Per una Palestina libera, democratica, laica e socialista.
 
Piena uguaglianza di diritti tra lavoratori europeo e immigrati. Via le leggi razziste. Abolire i trattati di Schengen. Libertà d'immigrazione in Europa. Unità di lotta tra lavoratori europei e immigrati attorno a comuni rivendicazioni sociali. Autodifesa dei lavoratori europei ed immigrati contro le bande xenofobe e fasciste.
 
No alla precarizzazione del lavoro. Abolizione delle leggi sulla flessibilità del lavoro. Riduzione dell'orario di lavoro senza regali ai profitti e concessioni ai padroni, sino al completo assorbimento della disoccupazione. Per un pieno salario sociale ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione.
 
Difesa o ripristino della previdenza pubblica. Giù le mani dalle pensioni. Sanità e istruzione debbono essere pubbliche e gratuite per tutti e tutte. Paghino i profitti, le grandi rendite, i grandi patrimoni! Paghi chi non ha mai pagato!
 
Via il segreto bancario! Si aprano i libri contabili delle aziende: per un controllo operaio sulla produzione e la finanza borghese contro evasioni fiscali, speculazioni, sperperi e truffe della borghesia ai danni dei lavoratori e della società.
 
Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle industrie che licenziano o che sfruttano lavoro nero: a difesa dell'occupazione e della dignità del lavoro.
Nazionalizzazione, sotto controllo operaio e sociale, delle industrie altamente inquinanti e dell'industria militare: condizione di una loro riconversione, a difesa del lavoro,  dell'ambiente e della pace.
Nazionalizzazione, sotto controllo operaio e sociale, dell'industria farmaceutica e dell'industria alimentare: condizione di una difesa vera della salute di tutte e di tutti dalle più ripugnanti speculazioni del profitto.
Esproprio della grande industria europea, delle multinazionali, delle banche e delle assicurazioni: per spezzare la spina dorsale dell'imperialismo europeo.
Per un'economia europea socialista democraticamente pianificata dai lavoratori e dalle lavoratrici: unica condizione di un'Europa sociale.
 
Abolire istituti, funzioni, trattati dell'Europa di Maastricht. Via la tecnocrazia di Bruxelles e le sue lobby borghesi. Soppressione della diplomazia segreta. Scioglimento della forza armata europea e dei corpi repressivi degli Stati nazionali. Per un'Europa liberata dalle frontiere capitaliste e rispettosa dei diritti di piena autodeterminazione dei popoli oppressi. Per il potere dei lavoratori e delle lavoratrici d'Europa attraverso propri consigli: unica condizione di un'Europa "democratica".
 
Ma la lotta contro l'imperialismo europeo per un'Europa socialista è parte di una lotta più generale per la rivoluzione socialista mondiale: l'unica alternativa vera a quella regressione sociale e di civiltà che la borghesia internazionale sta imponendo al mondo. E la lotta per la prospettiva rivoluzionaria, in Europa e nel mondo esige una nuova direzione internazionale del movimento operaio: una Quarta Internazionale rifondata capace di recuperare e attualizzare, contro il fallimento del riformismo e del centrismo, il programma di Lenin e di Trotsky. Il programma della rivoluzione russa.
Questa prospettiva è più attuale che mai.
La socialdemocrazia vive ogni giorno di più la sua deriva liberale in un'osmosi sempre più diretta col potere capitalistico. I vecchi partiti comunisti staliniani, orfani dell'Urss, combinano decomposizione politica e subordinazione alla socialdemocrazia: come dimostrano le burocrazie dirigenti del Pcf e della Pds tedesca. Le vecchie forze di estrema sinistra movimentista e centrista, colpite dal fallimento dei propri miti (v. maoismo) sono da tempo disgregate o in disgregazione. Diverse tendenze di provenienza “trotskista” hanno finito con l’assumere anch’esse un falso realismo minimalista, privo di basi e di sbocchi, giungendo, in alcuni casi, al ridicolo di sostituire a un programma classista di obbiettivi transitori in funzione anticapitalistica, un programma “democratico” per i “cittadini” centrato intorno ad una modesta riformetta borghese come la cosiddetta “Tobin Tax”.
La bancarotta delle vecchie direzioni e la crescente ribellione delle classi subalterne e dei giovani del mondo contro l'attuale ordine internazionale pongono allora tanto più oggi l'esigenza di un punto di riferimento rivoluzionario. Di una nuova direzione.
Attorno al programma della rivoluzione socialista internazionale, della dittatura mondiale della classe lavoratrice possono e debbono raccogliersi tutte le forze e tendenze del movimento operaio che, indipendentemente dalla loro provenienza o tradizione, vogliono oggi rompere coerentemente con il riformismo e lo stalinismo. Contro il capitale globale occorre raggruppare tutte le forze che, indipendentemente da dove oggi si collocano, siano  disposte a riprendere e rilanciare il cammino dell'Ottobre.
Al capitale globale si contrapponga il partito globale della classe operaia e della sua avanguardia.
 
VIVA GLI STATI UNITI SOCIALISTI D'EUROPA
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA INTERNAZIONALE
PER LA RIFONDAZIONE DELLA QUARTA INTERNAZIONALE
 
 
Associazione marxista rivoluzionaria Proposta (Amr-Oti, Italia)
Partito operaio rivoluzionario (Eek, Grece)
Lega operaia marxista (Turchia)
Opposizione trotskista ucraina (Otu-Oti, Ucraina)
Collettivo “En Defensa del Marxismo” (Spagna)
Militanti britannici dell’Opposizione trotskista internazionale (Br-Ito)
Movimento per la rifondazione della Quarta Internazionale*
 
* Comprende, oltre alle organizzazioni di ambito europeo sopra indicate, queste organizzazioni extraeuropee: Partido Obrero (Argentina), Partido de los Trabajadores (Uruguay), Oposición Trotskista (Bolivia), Partido da Causa Operaria (Brasile), Comité Constructor del Partido Obrero (Cile), Trotskyst League (TL-Ito, Usa), Militanti per la Quarta Internazionale (Palestina).