volantino di Progetto Comunista - collettivo di Napoli, gennaio 2006
Il lungo cammino dei privatizzatori
Da alcuni anni la regione Campania, insieme con le giunte provinciali
di Napoli e Caserta e il comune di Napoli sta realizzando il progetto di
privatizzare le risorse idriche – l’acqua, a partire dalla grande adduzione,
svenduta all’ENI, sino all’ ATO3 (sarnese-vesuviano), con la costituzione
del consorzio privato GORI, e all’ATO2 (Napoli e Caserta), la cui
privatizzazione è stata decisa con l’ormai famigerata delibera del
23/11/2004. Dietro queste politiche un accordo trasversale tra centrosinistra
e centrodestra, con DS e Margherita in prima linea, mentre i partiti della
cosiddetta sinistra hanno a lungo tempo taciuto.
Basso elettoralismo: la “svolta” della finta ripubblicizzazione
Dopo che la denuncia e la mobilitazione dei movimenti contro la privatizzazione
dell’acqua ha sollevato il coperchio sull’intera vicenda e di fronte al
diffuso malcontento popolare, recentemente esponenti del partito del governatore
Bassolino hanno annunciato prima un ripiegamento su una società
mista pubblico-privata; poi è stato lo stesso governatore, insieme
col sindaco di Napoli, a dichiararsi, improvvisamente e in pieno clima
preelettorale, contrario alla privatizzazione. Con raro tempismo, la giunta
regionale ha approvato l’istituzione della spa Campaniacqua, partecipata
totalmente dalla regione Campania, cui verrebbe affidato il controllo delle
infrastrutture, e che è stato spacciato dalla stampa borghese come
un atto di ripubblicizzazione. A ben vedere, però, la suddetta società
non mette in discussione la privatizzazione degli ATO (gli ambiti territoriali
ottimizzati); anzi, finisce col rappresentare l’ennesima società
per azioni, che subentra in competenze sinora proprie dell’amministrazione
pubblica (regionale). Come dire: la privatizzazione continua, mascherata
da ripubblicizzazione!
In realtà, le intenzioni del Governatore e della sua Giunta,
a partire dalle forze più rappresentative (DS e Margherita) sono
evidenti: fingere a fini unicamente elettorali un cambiamento di rotta,
rinviando a dopo le elezioni l’atto della privatizzazione, magari iniziando
con una soluzione mista. Del resto, lo stesso programma dell’Unione di
centrosinistra per le prossime elezioni politiche promette un’ulteriore
“liberalizzazione” dei servizi: la privatizzazione di quel poco di pubblico
che ancora rimane.
Giù le mani dei privatizzatori dai movimenti
Per queste ragioni sosteniamo le ragioni dei movimenti in lotta contro
la privatizzazione dell’acqua sorti nelle province di Napoli e Caserta,
e la loro scelta di continuare con la mobilitazione, senza cadere nella
trappola dei privatizzatori. Per le stesse ragioni appoggiamo la manifestazione
indetta dai comitati di lotta per il 31 gennaio. A questo proposito, riteniamo
improponibile qualunque apertura a quanti da sempre sono fautori delle
politiche di privatizzazione, a partire dallo stesso Bassolino, e che oggi
più che mai aspirano a fare la loro campagna elettorale sulla pelle
dei movimenti e dei cittadini.
Rivendichiamo pertanto:
- Le dimissioni dell’attuale Consiglio di amministrazione di ATO2,
nato ormai due anni fa proprio allo scopo di portare a compimento la privatizzazione
- La cancellazione della delibera di privatizzazione.
Il pubblico per cui lottare: il controllo diretto da parte dei lavoratori
e delle popolazioni
Al tempo stesso, l’accelerazione in corso impone a quanti rivendicano
il controllo pubblico dell’acqua e degli altri servizi essenziali la messa
in discussione delle forme in cui il pubblico da anni è praticato:
è più che mai necessario chiarire che le società alle
quali le amministrazioni locali ricorrono usualmente sono a tutti gli effetti
società per azioni, che, anche quando rimangono partecipate totalmente
da enti pubblici, costituiscono in realtà l’anticamera delle privatizzazioni,
e operano, comunque, già a tutti gli effetti come soggetti privati,
procedendo, per esempio, alle esternalizzazioni. Nel caso dei servizi idrici,
questo vale anche per le cosiddette soluzioni “in house”. Per questo riteniamo
essenziale che si inizi a discutere di forme di ripubblicizzazione basate
sul controllo diretto da parte dei lavoratori del settore e delle popolazioni
interessate. Perché ciò sia possibile, è necessario
che i movimenti conservino la loro piena autonomia da quanti (aree più
o meno ampie del centrosinistra) ne propongono una direzione tutta interna
alla gabbia dell’Unione e degli interessi padronali che essa rappresenta.
Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista – Napoli